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Monti: la crisi ha messo in luce un certo deficit democratico

Il presidente del Consiglio intervistato da le Figaro: in un'Europa a 27 un ruolo di leadership è inevitabile e desiderabile 


di Redazione

ROMA, 13 Nov. (TMNEWS) - "La crisi ha messo in luce un certo deficit democratico": lo ha affermato il presidente del Consiglio Mario Monti, intervistato dal quotidiano francese Le Figaro in occasione della pubblicazione de "La democrazia in Europa", scritto con Sylvie Goulard, che uscirà domani. "L'Italia per esempio ha dovuto effettuare una profonda riforma della sua economia, che impone dei sacrifici dolorosi: in questo contesto è importante che i cittadini siano sicuri che le decisione adottate su scala europea siano una proiezione della democrazia a livello nazionale, se no si dà l'impressione che i sistemi democratici nazionali non decidano più nulla", ha proseguito Monti. Quanto alla leadership europea tedesca, il premier ha sottolineato come "in un'Europa a 27 un ruolo di leadership sia inevitabile e desiderabile": "Occorre che i Paesi che più hanno bisogno di riforme non utilizzino Bruxelles e l'Europa come capro espiatorio, ma è anche opportuno che i paesi più solidi come la Germania facciano uno sforzo per apprezzare maggiormente i vantaggi della moneta unica e del mercato unico. Vorrei un'Europa in cui i Paesi meno forti economicamente avessero meno bisogno di invocare il concetto di solidarietà perché i più forti hanno preso coscienza spontaneamente del fatto che questa è nel loro interesse". Una maggiore democrazia tuttavia non implica necessariamente una riforma dei Trattati, sebbene questa sia inevitabile a lungo termine dato che "le istituzioni europee devono evolversi con il tempo": "Si può già fare molto con i trattati in vigore, per esempio il patto di bilancio: bisogna risparmiarsi gli psicodrammi delle ratifiche e dei referendum. Quanto al calendario, non dev'essere dettato da considerazioni di politica interna, va discusso e dopo un anno passato al Consiglio europeo trovo che vi siano state troppe discussioni tecniche sulla crisi finanziaria e non si sia parlato abbastanza di politica"; quanto agli Eurobond, per Monti "non si tratta di uno strumento da adottare con urgenza, ma non va neanche escluso dalle discussioni europee". Infine le riforme: "In generale è meglio concentrare gli sforzi per le riforme strutturali all'inizio di una legislatura perché ci si può permettere l'impopolarità: nella loro fase iniziale hanno un elevato costo sociale e politico, ma dopo un certo tempo i benefici diventano visibili. In Italia l'opinione pubblica è pronta ad accettare la necessità delle riforme". "Tuttavia non deve passare l'idea che per fare le riforme serva uno spread elevato: una certa pressione dei mercati è salutare, anzi è una sfortuna che i mercato abbiano dormito per un decennio, ma se i tassi aumentano oltre ogni proporzione, com'è stato il caso per l'Italia nel giugno scorso, si ha l'effetto contrario. Io vedevo montare la ribellione contro la nostra politica di rigore, eravamo vicini alla crisi e a un cambio di governo che avrebbe avuto un orientamento euroscettico", ha concluso Monti.



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