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Napolitano stoppa la lista Monti, il premier può contribuire dopo il voto

Senatore incandidabile. Incarichi dopo risultati e consultazioni

di Redazione

PARIGI, 22 Nov. (TMNEWS) - Dopo giorni di dibattiti e ipotetici scenari elettorali sul ruolo della lista Monti per un nuovo governo del 'professore' - lanciata dalla convention di Luca di Montezemolo e Andrea Riccardi, alla quale il candidato in pectore del Pd per palazzo Chigi, Pier Luigi Bersani, ha replicato invitando il presidente del Consiglio a "restare fuori dalla mischia" - Giorgio Napolitano interviene e mette un punto fermo: il premier è già senatore a vita e non si può candidare al Parlamento. Una semplice constatazione che però serve a fare chiarezza, come lo stesso presidente della Repubblica spiega ai giornalisti che lo interrogano proprio su questo punto durante la sua visita di Stato a Parigi: "Un senatore a vita non si può candidare in Parlamento perché è già parlamentare, non è un particolare da poco ma qualche volta si dimentica", osserva Napolitano, che però aggiunge: "Non può essere candidato di nessun partito ma poiché è senatore a vita e ha uno studio a Palazzo Giustiniani potrà ricevere chiunque volesse chiedergli, dopo le elezioni, un contributo, un parere, un impegno". Il capo dello Stato fa capire insomma a chi volesse "legittimamente" chiedere a Monti di avere ancora un ruolo sulla scena politica italiana che deve farlo a tempo debito e non adesso, anche perché "sicuramente in campagna elettorale" è meglio che il premier mantenga un profilo di terzietà, ossia che rimanga super partes, che non si faccia coinvolgere dalla competizione. "Poi bisogna vedere che specie di governo si farà, quali saranno le condizioni risultanti dal voto - aggiunge Napolitano -, altrimenti facciamo tutte ipotesi campate in aria". Insomma è prematuro adesso indicare cariche e ruoli prima di aver visto come andranno le elezioni. "E' verissimo - ammette il capo dello Stato - che ci sono movimenti e forze politiche che pensano che Monti potrebbe continuare a fare il presidente del Consiglio in un governo politico e non più tecnico. Questo è un diritto e una facoltà che ha qualsiasi partito" ma se ne parlerà "dopo le elezioni, quando il mio successore farà le consultazioni, quella è la sede in cui ognuno può fare la sua proposta sul conferimento dell'incarico per formare il governo". Dunque il Presidente conferma anche che non sarà protagonista della formazione del prossimo governo, fedele al principio che non spetta al capo dello Stato uscente guidare la nascita dell'esecutivo espressione del nuovo Parlamento. Un Parlamento che, nota ancora Napolitano, all'indomani del voto presenterà nuovi rapporti di forza tra i partiti senza i quali è impossibile prefigurare chi siederà a palazzo Chigi, perciò interpellato sulla lista Monti risponde: "Non vedo una lista per Monti e non so che senso avrebbe, ma comunque è pur sempre una lista che deve avere suoi candidati in Parlamento", perciò "bisogna vedere quale sarà il peso di questa ipotetica lista che concorrerà come tutti gli altri partiti alle consultazioni per l'incarico del nuovo governo. Avrà già un nome in testa? Benissimo - ha detto Napolitano riferendosi alla candidatura a Palazzo Chigi -. Vedremo quali altri nomi proporranno gli altri partiti sulla base dei risultati elettorali. Poi il presidente della Repubblica deciderà". Le parole di Napolitano come sempre sono oggetto di interpretazioni diverse. C'è chi come Francesco Boccia le legge in sintonia con la linea del Pd, ossia "coinvolgere Monti dopo il voto come il centrosinistra ha sempre fatto con le personalità della Repubblica" e dunque per il Colle più alto, lo propone anche Bersani, ma "intanto il premier deve completare questa fase facendo l'arbitro e non il giocatore", osserva l'economista dei Democratici. Ma c'è anche chi vede in questa frenata sulla lista Monti da parte del presidente della Repubblica la volontà di preservare il professore dalla competizione elettorale. Se davvero qualcuno mira ad un possibile reincarico non è utile per Monti correre a capo di una lista elettorale che, stando ai sondaggi più ottimistici, non supererebbe il 15% dei voti. Se il professore dovesse tornare a guidare l'esecutivo, è il ragionamento di alcuni, lo potrebbe fare eventualmente a capo di una coalizione, con dentro il Pd, l'Udc, che da tempo fa il tifo per Monti, e magari anche la lista di Montezemolo. Dal Colle comunque viene negata ogni possibile dietrologia sulle parole di Napolitano: "A quanto si apprende, il Presidente della Repubblica non sponsorizza alcuna soluzione di governo per il dopo elezioni. Ha solo richiamato in modo inconfutabile i termini obbiettivi in cui il problema della formazione del nuovo governo si porrà una volta concluso il confronto elettorale nel rapporto tra le forze politiche e il nuovo Capo dello Stato", chiarisce una nota.



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