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Siria: consegnati aiuti per 300mila persone

di Redazione

BARI - A seguito dei recenti combattimenti a Goma e nell'area circostante, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) è estremamente preoccupato per la situazione delle persone sfollate - in particolare dei bambini e delle altre categorie vulnerabili - all'interno della provincia congolese del Nord Kivu. Generalmente l'Agenzia supervisiona nella provincia 31 campi per sfollati - che ospitano complessivamente 108mila persone - ma gli scontri hanno impedito l'accesso dell'UNHCR e delle agenzie partner alla maggior parte di essi. Attualmente è possibile visitare solo Mugunga III, a ovest della capitale provinciale Goma. L'escalation dei combattimenti tra le forze governative e i membri del gruppo ribelle M23 nella città di Sake - 20 chilometri a ovest di Goma - sta provocando la fuga di migliaia di civili dall'area. Gli operatori dell'UNHCR incaricati di monitorare la situazione della protezione, riferiscono di molti episodi di violenza nei confronti della popolazione civile. Più di 60 sono i casi di aggressioni ai civili registrati dalle agenzie partner. Il bilancio è di 8 vittime, oltre ad abitazioni e negozi saccheggiati. Sono inoltre 16 i bambini rimasti feriti da colpi di arma da fuoco durante i combattimenti tra gli M23 e le forze armate congolesi, come riferisce il Rappresentante Speciale del Segretario Generale per i minori e i conflitti armati, Leila Zerrougui. Altri 500 minori non accompagnati - che prima della presa di Goma da parte degli M23 di martedì scorso ricevevano assistenza nella città - sono stati costretti nuovamente a fuggire in altre aree del paese o verso il Ruanda. L'UNHCR rivolge un nuovo appello a tutte le parti coinvolte nel conflitto affinché si astengano da azioni che possano mettere in pericolo la popolazione civile. In base alle stime dell'Ufficio ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari, nelle provincie del Nord e del Sud Kivu gli sfollati sono oltre 1,6 milioni. Di questi, 285mila lo sono diventati tra i mesi di luglio e settembre. MYANMAR: AL VIA IL PONTE AEREO UMANITARIO PER GLI SFOLLATI NELL'OVEST DEL PAESE È partito questa mattina da Dubai - ed è atteso a breve nel Myanmar - il primo volo con a bordo tende fornite dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e destinate alle vittime delle recenti violenze nello stato di Rakhine. L'operazione fa seguito a un appello lanciato questa settimana dall'Agenzia e dai suoi partner affinché fossero messi a disposizione ulteriori finanziamenti per far fronte alle necessità umanitarie nelle aree colpite. Si tratta del primo dei due voli in programma per questo fine settimana, che dalla base logistica dell'UNHCR a Dubai trasporteranno complessivamente 3.500 tende per famiglie di cui beneficeranno 17.500 sfollati. Dall'insorgere della tensione lo scorso giugno, l'UNHCR ha già distribuito oltre 500 tende che facevano parte delle scorte già presenti nel Myanmar, donate dall'Agenzia coreana per la cooperazione internazionale. Con la recrudescenza della violenza alla fine di ottobre - che ha portato a 115mila il numero di sfollati nello stato di Rakhine - la necessità di alloggi si è fatta ancora più ingente. I campi di assistenza sono sovraffollati, mentre le famiglie che accolgono sfollati fanno fatica anche a sostentare se stesse. Alcune persone sono rimaste dove cerano le loro abitazioni poi date alle fiamme, altre si sono sistemate su barche o isolotti. La popolazione di sfollati ha urgente necessità di un luogo sicuro dove stare. Nell'ambito dell'operazione inter-agenzie nello stato di Rakhine, l'UNHCR è agenzia capofila per i settori dell'alloggio, degli aiuti umanitari non alimentari, per il coordinamento e la gestione dei campi, oltre che per la protezione. Per far fronte a queste necessità l'Agenzia ha bisogno di 24,35 milioni di dollari USA fino al prossimo giugno. All'interno dello stato di Rakhine la necessità di alloggi non è uniforme. Nel distretto settentrionale di Maungdaw l'UNHCR e le agenzie partner stanno lavorando alla ricostruzione delle abitazioni per favorire il ritorno delle persone fuggite a seguito dei disordini dello scorso giugno. Nella capitale di stato Sittwe e nei suoi dintorni la priorità è invece quella di fornire alloggi temporanei a quegli sfollati che non possono ancora tornare a casa a causa delle tensioni locali ancora in atto. Il governo poi - in collaborazione con lo stesso UNHCR e con il Programma Alimentare Mondiale (PAM/WFP) ha costruito alloggi simili alle locali capanne collettive per oltre 4mila famiglie. Finora l'UNHCR ha distribuito a oltre 50mila sfollati aiuti umanitari come teli di plastica, coperte, zanzariere, taniche per l'acqua e utensili da cucina, oltre a vestiario e articoli per l'igiene. Servono tuttavia altri 25mila kit di aiuti di prima necessità e 25mila kit con beni per famiglie. Il governo del Myanmar è responsabile della gestione dei 24 campi per sfollati che si trovano nell'area di Sittwe e l'UNHCR fornisce il proprio sostegno nel coordinamento di servizi quali la fornitura d'acqua e l'assistenza medica, in conformità con gli standard umanitari di base e con i principi di protezione. L'Agenzia è inoltre impegnata per garantire un'equa distribuzione degli aiuti e condizioni di sicurezza di base per i residenti dei campi. Svolge poi formazione ai funzionari del governo per ciò che riguarda la gestione dei campi, i meccanismi di coinvolgimento degli sfollati, la mappatura delle tendenze dei flussi di fuga e il monitoraggio delle questioni di protezione nei campi sovraffollati. Mentre è impegnato nella consegna degli urgenti aiuti umanitari, le necessità di protezione della popolazione colpita restano per l'UNHCR una priorità. Dai disordini di giugno l'Agenzia ha infatti registrato maggiori restrizioni agli spostamenti che hanno un impatto negativo sul tenore di vita e sulla sicurezza alimentare delle persone. Anche l'accesso ai servizi di base è risultato difficile. Questi problemi, se non affrontati adeguatamente, potrebbero innescare ulteriori esodi. Le soluzioni a lungo termine individuate riguardano la promozione della riconciliazione tra le comunità e azioni per affrontare le cause alla base delle tensioni locali nello stato di Rakhine, in particolare la mancanza di cittadinanza che interessa un rilevante numero di abitanti dello stato. L'UNHCR è pronto a sostenere il governo, mettendo a disposizione le proprie competenze sulle questioni relative alla legislazione in materia di cittadinanza. SIRIA: CONSEGNATI AIUTI PER 300MILA PERSONE Sono 60.300 le famiglie in tutta la Repubblica Araba Siriana (Siria) - per un totale di oltre 300mila persone - cui finora l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha distribuito kit di aiuti di prima necessità. Obiettivo dell'Agenzia è quello di raggiungere complessivamente 100mila famiglie - 500mila persone - entro la fine di quest'anno. Finora questo mese le operazioni di consegna hanno avuto luogo nelle città di Hassakeh, Aleppo, Homs, Damasco e dintorni. I kit di assistenza per famiglie contengono 42 chili di aiuti che vanno dalle coperte agli utensili da cucina, dalle taniche per l'acqua agli articoli per l'igiene. Tali operazioni sono tuttavia accompagnate da una serie di problemi relativi alla sicurezza, tra cui il dirottamento - nell'ultima settimana di ottobre - di tre automezzi che trasportavano 1.500 materassi, nonché l'incendio ad un deposito di Aleppo - probabilmente causato da un bombardamento - nel quale sono andati distrutti 15.179 coperte, 1.492 kit di articoli per l'igiene, 4.232 kit da cucina, 9.600 taniche per l'acqua e 4.881 teloni di plastica. Nel frattempo il numero di rifugiati siriani nei paesi della regione è salito a quota 442.256, oltre 213mila dei quali dall'inizio di settembre. La cifra peraltro non comprende le centinaia di migliaia di siriani che non hanno richiesto di essere registrati. Fino alla giornata di ieri il numero di rifugiati siriani - registrati o in attesa di registrazione - era di 127.420 in Libano, 125.670 in Giordania, 123,747 in Turchia, 55.685 in Iraq e 9.734 nei paesi nordafricani. In Iraq dal 1° settembre il numero di coloro che si sono registrati - o che sono in attesa di farlo - si è triplicato, passando da 18.770 a oltre 56mila. Tre quarti di tutti i rifugiati siriani nel paese si trovano nella regione del Kurdistan, mentre quasi la metà dei rifugiati siriani registrati vive in campi. Il solo campo di Domiz - nella regione settentrionale del Kurdistan - accoglie circa 18.500 persone e negli ultimi due mesi ha ricevuto 500-600 nuovi arrivi ogni giorno. Il campo di Al Qaim invece - più a sud, nella provincia di Anbar - adesso ospita 7.500 rifugiati siriani. Negli ultimi 8 giorni, quasi 4.500 rifugiati siriani - in maggioranza donne e bambini - esausti e in condizioni disperate, hanno attraversato il confine per entrare in Giordania. Provengono soprattutto dai villaggi di Hrak, Sawra, Dael, e Qubeit Al Gazal, nel governatorato meridionale di Dara'a e riferiscono di un gran numero di persone che ha lasciato l'area e si sta dirigendo verso la Giordania o ha in programma di farlo a breve. Secondo gli operatori UNHCR attivi nell'area, le persone arrivate nell'ultima settimana erano tra le più spaventate viste finora, in particolare le donne. Nel frattempo nel campo giordano di Za'atri proseguono le attività di preparazione per l'inverno - le temperature continuano a diminuire in tutta le regione - con l'arrivo del primo lotto di alloggi prefabbricati, ognuno dei quali in grado di ospitare una famiglia. Le prime si trasferiranno dalle tende in questi nuovi alloggi all'inizio della prossima settimana, molto in anticipo sulle previsioni. Questo nuovo progetto abitativo migliorerà le condizioni di vita di circa 12.500 rifugiati siriani, che saranno selezionati tra i casi o le famiglie più vulnerabili, all'interno di coloro che si sono registrati presso l'UNHCR. L'Agenzia distribuirà poi assistenza finanziaria - fino alla fine dell'anno - a 9mila famiglie di rifugiati siriani che vivono nelle aree urbane della Giordania, nei governatorati di Irbid, Mafraq e Amman. Una su tre di queste famiglie ha a capo una donna. Secondo le stime, circa 50mila persone beneficeranno di tale assistenza, tra cui mille famiglie giordane che ospitano rifugiati.




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