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Maxi truffa del cemento a Foggia: fidejussorie false per 73 milioni di euro


di Alba Subrizio
FOGGIA - Triste pagina, quella conclusasi oggi a Foggia. Ancora una volta il capoluogo dauno fa parlare di sé in campo edilizio, questa volta si tratta di una vera e propria truffa da parte di società edili e di fidejussioni false per un ammontare di 73 milioni di euro. La Guardia di Finanza di Foggia (coordinata dal sostituto procuratore Antonio Laronga) ha provveduto a sequestrare i terreni su cui erano state stipulate le polizze (un totale di 717.000 m/q distribuiti tra rione Croci Nord, centro residenziale Le Perle, Campo degli Ulivi e località Pantano-Ordona sud). Coinvolti nel maxi sequestro il barese Felice Di Gennaro, responsabile della società finanziaria “Vikay Financial Services”, i costruttori foggiani Pasquale Galano, Michele Perrone, Giovanni Trisciuoglio, Massimo Zammarano e Domenico De Luca, i due broker Pierluigi Chieffi e Anna Maria Altamura, e il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Foggia Francesco Paolo Affatato, che dovranno rispondere del reato di truffa. Ad insospettire le Fiamme gialle il fatto che a fronte di una fidejussoria di 73 milioni di euro, da parte del Comune, la Vikay aveva posto un capitale sociale esiguo e le società edili avevano versato solo un contributo pari all’1% di tutto il capitale garantito. I permessi erano stati elargiti, nell'ambito dei Pruust (programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio) e dei Pirp (programmi integrati di riqualificazione delle periferie), in merito alla costruzioni di rioni residenziali con servizi annessi, ovvero parchi, strade ed impianti fognari, case per i meno abbienti, centri commerciali, strade, reti idriche e del gas (a ciò servivano le fidejussioni) ma che in realtà sarebbero diventati soltanto agglomerati di appartamenti, ossia rioni 'dormitorio', che in nulla avrebbero riqualificato l'assetto urbano della città, né tanto meno i servizi pubblici elencati su carta. A ciò si aggiunge che la Vikay è una società di Latina, già nota per simili brogli; difatti la società non risulta iscritta negli albi appositi, inoltre sul sito della Banca d'Italia è specificato che la Vikay non può svolgere alcuna attività finanziaria nel nostro Paese.




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