'La Buona Politica' - Jean Paul Sartre, "L'Orgoglio della ragione pura"
Jan Paul Sartre. (foto com.) ndr. |
di Cosimo Imbimbo
BARI, 5 FEB. - Dedichiamo per doveroso omaggio ad uno dei padri nobili dell'esistenzialismo,
qualche riga letta in chiave opportunamente politica; Jean-Paul Sartre. Nato a
Parigi nel 1905, perse a 15 mesi la figura paterna militare di carriera per poi
affidarsi alle amorevoli cure di suo nonno. Dal 1907 al 1917 il piccolo
«Poulou», come era soprannominato in casa, visse quindi con sua madre a casa
dei nonni materni.
Furono dieci anni felici, in cui fu adorato, coccolato e premiato tutti i giorni, cosa che contribuì a far nascere in lui un certo narcisismo. Nella grande biblioteca di casa Schweitzer scoprì molto presto la letteratura, e preferiva leggere piuttosto che frequentare gli altri bambini. L'infanzia fu narrata da Sartre stesso nella sua "autobiografia" Le parole. Dopo l'esperienza (1948-49) nel Rassemblement démocratique révolutionnaire, critico verso il gaullismo come verso lo stalinismo, si avvicinò alle posizioni della sinistra marxista, accentuando negli anni successivi il suo impegno politico, che, apparso oscillante tra marxismo democratico e comunismo sovietico, gli procurò sia le critiche dei comunisti sia quelle degli anticomunisti (clamorosa la rottura, nel 1952, con A. Camus, e quella, nel 1953, con M. Merleau-Ponty). Intervenne in difesa dell'Indocina (1953), contro la repressione sovietica in Ungheria (1956), a sostegno della libertà algerina (1960), contro i crimini di guerra statunitensi nel Vietnam (nel 1967 fu presidente del Tribunale Russell), contro l'invasione della Cecoslovacchia (1968). Allineatosi durante il "maggio francese" con le posizioni della sinistra extraparlamentare, fu direttore de La cause du peuple (dal 1970), di Révolution (dal 1971) e di Libération (dal 1973). Nel 1964 aveva ottenuto il premio Nobel per la letteratura, che tuttavia rifiutò. Di qui il tema esistenzialistico dell'assoluta libertà a cui l'uomo è condannato e dell'angoscia e dello scacco a cui la libertà conduce.
Il pessimismo radicale del primo periodo della speculazione sartriana sarebbe stato successivamente temperato in una prospettiva intesa a fare dell'esistenzialismo un "umanismo" in cui l'assoluta libertà , dapprima avvertita come fonte di angoscia, viene reinterpretata in termini di responsabilità etica e politica nei confronti della società e della storia. Si comprende così, almeno in parte, l'avvicinamento di S. al marxismo, anche se quello sartriano sarà sempre un marxismo non dogmatico. È soprattutto nella Critique de la raison dialectique che S., pur accettando il materialismo storico e il concetto di alienazione, elabora un'aspra critica del marxismo ufficiale e dell'ideologia dei partiti comunisti, caratterizzati da dogmatismo e sterilità euristica. In particolare, del marxismo ufficiale S. respinge l'economicismo e il materialismo dialettico, proponendo un'integrazione tra marxismo ed esistenzialismo, dalla quale emerga la centralità dell'uomo nella società e nella storia.Per molti Sartre è rimasto il filosofo esistenzialista à la mode del Café de Fleur, de la Coupole, de la rive gauche e di Juliette Gréco. Con il passare degli anni Sartre ha cambiato pelle, non è rimasto fermo alle posizioni dell'Essere e il Nulla, ma ha su più fronti rotto con se stesso. Consapevole della necessità di un continuo ripensamento del mondo ha prodotto opere di grande valore innovativo come La Critica della ragione dialettica o L'Idiota della famiglia che sono passate per lo più inosservate.
Se è vero che Sartre ha scritto per la sua epoca le due date - quella della morte e quella dell'anniversario - indicano innanzitutto una distanza: perché allora riprendere un pensatore del secolo scorso? Che cosa può offrire Sartre alla società contemporanea? Come si inserisce nelle società globalizzate a pensiero unico? Michel Contat scriveva, tempo fa su Le Monde che quel morto dava ancora fastidio. Questo proliferare di articoli che si sforzano di mettere Sartre nell'angolo degli errori e degli orrori del Ventesimo secolo dimostrano anche quanto timore continui a suscitare il suo pensiero. La banalizzazione della figura di Sartre arriva perfino alla stessa polemica intorno alla locandina che annuncia la mostra dedicata a Sartre che si svolge alla Bibliotheque National de France, in cui alla foto di Sartre, perenne fumatore, è stata tolta la sigaretta, forse per paura che continuasse a diseducare, a corrompere i giovani con il suo cattivo esempio. Sartre aveva però un modo molto diverso di intendere l'educazione. Secondo Gérard Wormser per Sartre educare non è apprendere le regole, ma creare le premesse per l'assunzione del rischio. Chiudiamo queste umilissime righe su Sartre ricordando un passaggio di un testo universalmente celebrato: E’ l’uomo che dà senso al mondo, mentre il mondo, di per sè, non ha alcun senso.
Quest’ultima tesi viene rielaborata in forma letteraria nel famoso romanzo La nausea (1938), in cui si narrano le vicende di un certo Antoine Roquentin, il quale, riflettendo sulle ragioni della propria esistenza e del mondo che lo circonda, ha l’esperienza rivelatrice della nausea. La nausea è il sentimento che ci invade quando si scopre l’essenziale assurdità e contingenza della realtà . Aggiungerei: "Si caro Jean Paul l'indifferenza delle ultime generazione da tale prospettiva dovrebbero trarre maggiore linfa analitica".
Furono dieci anni felici, in cui fu adorato, coccolato e premiato tutti i giorni, cosa che contribuì a far nascere in lui un certo narcisismo. Nella grande biblioteca di casa Schweitzer scoprì molto presto la letteratura, e preferiva leggere piuttosto che frequentare gli altri bambini. L'infanzia fu narrata da Sartre stesso nella sua "autobiografia" Le parole. Dopo l'esperienza (1948-49) nel Rassemblement démocratique révolutionnaire, critico verso il gaullismo come verso lo stalinismo, si avvicinò alle posizioni della sinistra marxista, accentuando negli anni successivi il suo impegno politico, che, apparso oscillante tra marxismo democratico e comunismo sovietico, gli procurò sia le critiche dei comunisti sia quelle degli anticomunisti (clamorosa la rottura, nel 1952, con A. Camus, e quella, nel 1953, con M. Merleau-Ponty). Intervenne in difesa dell'Indocina (1953), contro la repressione sovietica in Ungheria (1956), a sostegno della libertà algerina (1960), contro i crimini di guerra statunitensi nel Vietnam (nel 1967 fu presidente del Tribunale Russell), contro l'invasione della Cecoslovacchia (1968). Allineatosi durante il "maggio francese" con le posizioni della sinistra extraparlamentare, fu direttore de La cause du peuple (dal 1970), di Révolution (dal 1971) e di Libération (dal 1973). Nel 1964 aveva ottenuto il premio Nobel per la letteratura, che tuttavia rifiutò. Di qui il tema esistenzialistico dell'assoluta libertà a cui l'uomo è condannato e dell'angoscia e dello scacco a cui la libertà conduce.
Il pessimismo radicale del primo periodo della speculazione sartriana sarebbe stato successivamente temperato in una prospettiva intesa a fare dell'esistenzialismo un "umanismo" in cui l'assoluta libertà , dapprima avvertita come fonte di angoscia, viene reinterpretata in termini di responsabilità etica e politica nei confronti della società e della storia. Si comprende così, almeno in parte, l'avvicinamento di S. al marxismo, anche se quello sartriano sarà sempre un marxismo non dogmatico. È soprattutto nella Critique de la raison dialectique che S., pur accettando il materialismo storico e il concetto di alienazione, elabora un'aspra critica del marxismo ufficiale e dell'ideologia dei partiti comunisti, caratterizzati da dogmatismo e sterilità euristica. In particolare, del marxismo ufficiale S. respinge l'economicismo e il materialismo dialettico, proponendo un'integrazione tra marxismo ed esistenzialismo, dalla quale emerga la centralità dell'uomo nella società e nella storia.Per molti Sartre è rimasto il filosofo esistenzialista à la mode del Café de Fleur, de la Coupole, de la rive gauche e di Juliette Gréco. Con il passare degli anni Sartre ha cambiato pelle, non è rimasto fermo alle posizioni dell'Essere e il Nulla, ma ha su più fronti rotto con se stesso. Consapevole della necessità di un continuo ripensamento del mondo ha prodotto opere di grande valore innovativo come La Critica della ragione dialettica o L'Idiota della famiglia che sono passate per lo più inosservate.
Se è vero che Sartre ha scritto per la sua epoca le due date - quella della morte e quella dell'anniversario - indicano innanzitutto una distanza: perché allora riprendere un pensatore del secolo scorso? Che cosa può offrire Sartre alla società contemporanea? Come si inserisce nelle società globalizzate a pensiero unico? Michel Contat scriveva, tempo fa su Le Monde che quel morto dava ancora fastidio. Questo proliferare di articoli che si sforzano di mettere Sartre nell'angolo degli errori e degli orrori del Ventesimo secolo dimostrano anche quanto timore continui a suscitare il suo pensiero. La banalizzazione della figura di Sartre arriva perfino alla stessa polemica intorno alla locandina che annuncia la mostra dedicata a Sartre che si svolge alla Bibliotheque National de France, in cui alla foto di Sartre, perenne fumatore, è stata tolta la sigaretta, forse per paura che continuasse a diseducare, a corrompere i giovani con il suo cattivo esempio. Sartre aveva però un modo molto diverso di intendere l'educazione. Secondo Gérard Wormser per Sartre educare non è apprendere le regole, ma creare le premesse per l'assunzione del rischio. Chiudiamo queste umilissime righe su Sartre ricordando un passaggio di un testo universalmente celebrato: E’ l’uomo che dà senso al mondo, mentre il mondo, di per sè, non ha alcun senso.
Quest’ultima tesi viene rielaborata in forma letteraria nel famoso romanzo La nausea (1938), in cui si narrano le vicende di un certo Antoine Roquentin, il quale, riflettendo sulle ragioni della propria esistenza e del mondo che lo circonda, ha l’esperienza rivelatrice della nausea. La nausea è il sentimento che ci invade quando si scopre l’essenziale assurdità e contingenza della realtà . Aggiungerei: "Si caro Jean Paul l'indifferenza delle ultime generazione da tale prospettiva dovrebbero trarre maggiore linfa analitica".
Nessun commento