Birra Morena - Birra Winner

Ultim'Ora

Foggia. Jacob&Soci.Si all’apertura di spazi come contenitori culturali

Chiesa degi Morti foggia-Jacob&Soci, (foto)

di Redazione

FOGGIA, 17 Mar. - Non solo proteste da parte dei cittadini e di associazioni unite tra loro per ridare un volto migliore alla città di Foggia. Oggi anche la politica, quella partecipata di un gruppo, seppur schierato, è al fianco di chi desidera la sua città più vivibile. Il gruppo Jacob&Soci di Foggia, dopo la protesta per l’abbandono della Scuola Francesco De Sanctis, della chiesa di Sant’Eligio, del Teatro Meditteraneo, del Palazzo Trifiletti, di Piazza Mercato e il suo contenitore di ferro arrugginito “il Treno”, ritorna all’attacco per l’apertura di spazi da utilizzare come contenitori culturali. Questa volta prende di mira la Chiesa dei Morti, al secolo del Purgatorio, abbandonata dalla Curia e dal Comune di Foggia da anni, chiusa e in balia del degrado, dei ladri e del vandalismo che prolifica ogni giorno. Un anno fa mi occupai della vicenda con servizi fotografici e filmati, denunciando l’abbandono della chiesa chiusa e dei fondi che dovevano essere erogati. Vi pubblico la lettera che Jacob&Soci hanno inviato alla Redazione. «Nel Duemilanove il restauro. Oggi, a quattro anni di distanza e con quasi due milioni di euro in meno nelle casse pubbliche, il deserto. Della Chiesa del Purgatorio (o dei Morti) non resta che il nudo contenitore. L’idea di bellezza che trasmette solo come ipotesi, giacché degli interni, sconosciuti ai più, dobbiamo fidarci di quel che ci dicono le guide: i marmi, i dipinti, addirittura un Guido Reni. Ma null’altro. Di quella che potrebbe essere una delle chiese seicentesche più belle di Foggia in una delle zone più ricche di storia della nostra città. L’esempio negativo. Quando parliamo di negligenza, di incapacità, del non avere a cuore le sorti della città e della comunità, intendiamo esattamente questo. Il disinteresse quasi sfacciato, spudorato, impunito di chi amministra e di chi possiede beni che altrove sarebbero trasformati in un valore aggiunto. Per il turismo, certo. Ma principalmente per la cittadinanza. Che ha il diritto di vivere a pieno i segni del passato. E renderli vivi a sua volta. Ora, non ci interessa entrare nella polemica relativa alle finalità d’uso della struttura: luogo di culto o di cultura, poco importa, adesso. (La Curia è proprietaria, ma quando c’è da bussare a denari…). Quel che non possiamo più sopportare è lo spreco. Di denaro, di tempo, di prospettive. Perché questa terra ha fretta. E non merita l’avvenire anonimo che chi governa, chi detiene, chi “investe” assistito dallo Stato, ha deciso di destinargli. Noi non siamo fantasmi. E non siamo intenzionati a chiedere elemosine o favori. Pretendiamo ciò che ci spetta: una città dove la gente possa usufruire di ciò che è suo. Non siamo intenzionati a tollerare gli sprechi, le speculazioni, le partite di giro. E quella miriade di finestre vuote, di palazzi sigillati dai lucchetti, isolati da un contesto a cui – chi sovrintende all’ordine – viene semplicemente imposto di non prenderne possesso. Oggi siamo qui – come ieri siamo stati alla “De Sanctis”, a Sant’Eligio, al Teatro Meditteraneo, a Palazzo Trifiletti, a Piazza Mercato – per dare voce a chi è stanco di una città intoccabile, chiusa e blindata. Per rappresentare chi ancora non si rassegna ad un futuro da fantasmi. Le città sono di chi le ama. Contro degrado, incuria, abbandono, Apriamo spazi di libertà». Jacob&Soci




Nessun commento