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Papa Francesco. 'Non fatevi rubare la speranza' e condanna avidita' e sporcizia

Papa Francesco tra la folla. (foto)

di Redazione

CdV, 24 Mar. (AGI) - "Per favore non lasciatevi rubare la speranza!". E' stato questo il grido di Papa Francesco che nell'omelia della messa delle Domenica delle Palme ha aggiunto a braccio una forte denuncia del rischio che nel mondo di oggi si ceda allo scoraggiamento e nella Chiesa si rafforzin carrierismo, affarismo e omerta'. "In questo momento - ha detto ai 250 mila fedeli presenti - viene il diavolo mascherato da angelo e tante volte insidiosamente ci dice la sua parola. Non ascoltiamolo, seguiamo Gesu'". "Penso - ha confidato il nuovo Papa - a quello che Benedetto XVI diceva ai cardinali: voi siete principi ma di un Re crocifisso quello e' il trono di Gesu'". "Il denaro - ha aggiunto citando poi le parole che gli aveva detto sua nonna quando era piccolo - nessuno puo' portarlo con se', deve lasciarlo, perche' il sudario non ha tasche". Ed e' poi risuonata oggi in piazza San Pietro nuovamente la parola "sporcizia" che Joseph Ratzinger aveva usato nel 2005 per descrivere i mali della Chiesa nell'ultima "Via Crucis" presieduta dal beato Giovanni Paolo II. "Gesu' - ha detto il nuovo Pontefice - sulla Croce sente tutto il peso del male e con la forza dell'amore di Dio lo vince, lo sconfigge nella sua risurrezione". Infatti, "prende su di se' il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la misericordia, con l'amore di Dio". Dunque, ha ripetuto poi soprattutto ai giovani che partecipavano alla celebrazione diocesana della Giornata Mondiale della Gioventu', "non siate mai uomini, donne tristi: un cristiano non puo' mai esserlo. Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento". "La nostra - ha spiegato Francesco - non e' una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma dall'aver incontrato una Persona: Gesu', dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti". "Guardiamoci intorno: quante ferite il male infligge all'umanita'!", ha esemplifcato il Santo Padre, che ha definito cosi'"guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi e' piu' debole, sete di denaro, di potere, corruzione, divisioni, crimini contro la vita umana e contro il creato". "Non dobbiamo credere al Maligno che ci dice: non puoi fare nulla contro la violenza, la corruzione, l'ingiustizia, contro i tuoi peccati! Non dobbiamo mai abituarci al male!", ha esortato. Nell'omelia, la seconda pronunciata in piazza San Pietro dopo l'elezione dello scorso 13 marzo, il nuovo Pontefice ha ricordato il legame che esiste tra il male che ferisce la societa', e in particolare i piu' deboli, e "i nostri peccati personali: le mancanze di amore e di rispetto verso Dio, verso il prossimo e verso l'intera creazione". "Cari amici - ha scandito - "noi tutti possiamo vincere il male che c'e' in noi e nel mondo: con Cristo, con il Bene!". "Ci sentiamo deboli, inadeguati, incapaci?", ha chiesto ai fedeli. "Ma Dio - ha assicurato - non cerca mezzi potenti: e' con la croce che ha vinto il male!". "Con Cristo - ha spiegato - possiamo trasformare noi stessi e il mondo". L'esortazione di Papa Francesco e' stata dunque a "portare la vittoria della Croce di Cristo a tutti e dappertutto; portare questo amore grande di Dio". "E questo - ha detto - chiede a tutti noi di non avere paura di uscire da noi stessi, di andare verso gli altri". Il nuovo Pontefice ha ricordato in proposito l'ingresso di Gesu' a Gerusalemme con la folla che lo acclama come Re, mentre "non si oppone, non la fa tacere". "Ma - si e' chiesto Bergoglio - che tipo di Re e' Gesu'?". "E' una scena bella: piena di luce, di gioia, di festa. Questo e' Gesu: e' Dio ma si e' abbassato a camminare con noi". "Guardiamolo - ha suggerito - cavalca un puledro, non ha una corte che lo segue, non e' circondato da un esercito simbolo di forza. Chi lo accoglie e' gente umile, semplice". "Gesu' - ha osservato Bergoglio - non entra nella Citta' Santa per ricevere gli onori riservati ai re terreni, a chi ha potere, a chi domina; entra per essere flagellato, insultato e oltraggiato, come preannuncia Isaia nella Prima Lettura, entra per ricevere una corona di spine, un bastone, un mantello di porpora, la sua regalita' sara' oggetto di derisione; entra per salire il Calvario carico di un legno". "Gesu' - ha rilevato il Papa - entra a Gerusalemme per morire sulla Croce. Ed e' proprio qui che splende il suo essere Re secondo Dio: il suo trono regale e' il legno della Croce! Ricordiamo la scelta del re Davide: Dio non sceglie il piu' forte, il piu' valoroso, sceglie l'ultimo, il piu' giovane, colui che nessuno aveva considerato. Cio' che conta non e' la potenza terrena. Davanti a Pilato Gesu' dice: Io sono Re; ma la sua e' la potenza di Dio, che affronta il male del mondo, il peccato che sfigura il volto dell'uomo". All'inizio della celebrazione, con un piviale rosso sulle spalle e una semplice mitria sul capo, Papa Francesco aveva seguito in Piazza San Pietro, dall'obelisco al sagrato della Basilica, la solenne processione liturgica della Domenica delle Palme, nel corso della quale aveva benedetto le palme e gli ulivi. All'Angelus, poi, si e' rivolto in particolalare alle migliaia di giovani che partecipavano oggi alla celebrazione diocesana della Giornata Mondiale della Gioventu', e ha dato loro appuntamento a Rio de Janeiro utilizzando per la prima volta ben 5 lingue: "A luglio a Rio. Preparatevi spiritualmente il cuore. Buon cammino a tutti", ha detto in tedesco, polacco, spagnolo, francese e inglese. E alla fine ha concluso con un italianissimo "Cosi' sia" invece del previsto "Amen" in latino. Infine, Papa Francesco, che ha celebrato con al dito un anello di colore argento e non con quello in argento dorato che aveva ricevuto lo scorso 19 marzo, giorno della messa d'inizio Pontificato, ha compiuto un lungo giro in jeep scoperta tra la folla di piazza San Pietro (lo stesso mezzo che usava Benedetto XVI), durante il quale ha fatto fermare la jeep quando ha visto un gruppo di ragazzi di Buenos Aires. Ed e' sceso per andare ad abbracciarli. I giovani, che hanno evidentemente grande confidenza con il loro ormai ex arcivescovo, lo hanno potuto abbracciare e baciare sotto lo sguardo non piu' cosi' preoccupato del generale Domenico Giani e dei suoi uomini della Gendarmeria Vaticana. Lo stesso Giani, anzi, poco dopo ha poi aiutato un giovane a parlare con il Papa (che si e' chinato fino a lui dalla jeep) e ha sollevato un disabile perche' il Pontefice potesse baciarlo, come ha fatto anche con tanti bambini piccoli.



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