A Bitonto (Ba). “Un colorismo d(‘)istinto”, la mostra libera di Italo Rucci
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La locandina dell'evento. (foto) ndr. |
di Redazione
BITONTO (BA), 16 MAG. - In occasione dell’evento organizzato dal Ministero per i beni e le attività
culturali “La notte dei musei”, il 18 maggio le porte del museo archeologico
della fondazione De Palo – Ungaro (Bitonto, via G. Mazzini, 44) saranno
eccezionalmente aperte dalle 18.30 alle 21.00.
Oltre al consueto percorso - sono previste visite guidate gratuite - in cui i
visitatori potranno ammirare reperti archeologici databili fra il VI e il III
sec. a.C, sarà visibile la mostra antologica “Un colorismo d(‘)istinto” dell’
artista Italo Rucci.
«Rucci, nato a Bari nel settembre del 1939, nasce alla scuola dei pittori
pugliesi, i grandi Spizzico, Stifano, De Robertis, Speranza, pittori che nella
ricerca cromatica hanno preferito lasciarsi guidare dal calore dei sentimenti e
dall’empito poetico della rappresentazione della natura.
Dalla familiarità con questa scuola discende il lirismo di Italo Rucci (l’
ondulare di fiori variopinti, le vele bianche che scorrono sull’azzurro mare,
lo spandersi del profumo delle ortensie e delle ginestre, il tripudio dei
colori sotto un sole nascosto, ma pur percettibile nella inondazione della luce
che riempie il quadro).
La sua pittura è, dunque, un’altra espressione di quel manipolo di testardi
idealisti silenziosi e coraggiosi, che nell’ultimo quarantennio del Novecento
sono rimasti nella propria terra ad esprimere coraggiosamente gli alterni stati
d’animo in mezzo all’inseguirsi cangiante di stupori, tra equinozi e
solstizi.
Non mancano echi dei grandi maestri della pittura, ma è indubitabile che il
suo dipingere nasca dalla sua spontaneità immediata e dalla sua natura,
dinamicamente ribelle, eppur sempre pronta a ricercare quell'armonia, che si
concretizza nella visione estatica di un paesaggio o si fa canto dell'anima che
risuona nell'isola dei suoi sogni o si effonde in un Eden vitale pieno di
colori puri. La pittura di Rucci tende a nascondere il senso dell'essenziale
oggettività delle cose semplici, mentre una diffusa luce acquista maggiore
vigore tramite pennellate calde e nitide.
L'ispirazione fresca e ingenua si risolve così in una serie di visioni
paradisiache a cielo aperto e limpido o in immagini fantastiche, talvolta
disarticolate nelle forme, ma determinate da una manualità che si compiace di
una colorata rappresentazione narrata, ricca di un movimento, ondeggiante tra
peso e leggerezza, tra segno e materia. Lo spazio cede il passo al campo,
l'inconscio si riflette nei colori.
Si definisce un ardito e luminescente linguaggio pittorico, mentre l'immagine
del visibile si frantuma e si ricompone.
All'io lacerato e scisso Italo Rucci preferisce l'io nel rapporto con l'altro.
In lui lo sdoppiamento della figura e la ricomposizione della diversità
maschio/femmina propongono un tentativo di superamento della disgregazione o
della frantumazione dell'io e invitano a ricercare nuovi orizzonti comunicativi
e costruttivi. La pittura così si accende con i colori della solarità
mediterranea e si carica di plastiche emozioni, nella armonia compositiva o
nella simmetrica semplicità della realtà fisica, nella estrema scarnificazione
o nel reiterarsi dei soggetti, nelle suggestioni metafisiche o nelle
ambientazioni di esistenziale sospensione.
Le figure e lo spazio diventano forme magmatiche, che si espandono in volumi
cromatici limpidi, con una luce tagliente e con vivaci contrasti tra linee
quiete e grandi.
Nell'ultima sua produzione Rucci sembra preferire la Pop Art
all'intellettualismo esagerato dell'espressionismo astratto e si lascia perciò
coinvolgere dagli stimoli visivi del folclore urbano dei nostri tempi. Alla fin
fine si tratta di un "figurativo nuovo", che nasce dalle radici della crisi
dell'informale e assume la realtà come un giocattolo, risolvendosi in una serie
di immagini delineate con disincanto e leggerezza, con ironia e senso del
giocoso. Ma senza che il rapporto dialettico tra segno e colore rinunzi a far
cogliere vari livelli di significato: c'è una trama, c'è il personaggio con il
suo conflitto, c'è una costruzione compositiva e una tecnica coloristica, c'è
un ritmo, c'è un significato che si rivela in modo graduale, c'è soprattutto
una sinfonia di colori carichi di forti bagliori di luce.» [Prof. Nicola Pice -
Presidente fondazione De Palo - Ungaro].
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