Lavoro. Il Gruppo Natuzzi smentisce lo spostamento di produzioni all'estero
I capanoni della Natuzzi. (foto) ndr. |
di Redazione
BARI, 14 GIU. (ADNKRONOS) - Il gruppo Natuzzi di Santeramo in Colle, in provincia di Bari, tra le maggiori aziende italiane nel settore della produzione e della vendita di poltrone, divani e mobili, a proposito di alcune notizie diffuse negli ultimi giorni, ''smentisce lo spostamento delle produzioni del marchio Natuzzi Italia dagli stabilimenti italiani a quelli esteri (in Cina, Brasile, Romania) e conferma che continuera' a battersi per rafforzare il proprio ruolo di protagonista del 'Made in Italy' e ambasciatore dell'eccellenza italiana nel mondo''.''Tutto questo - continua la nota - sara' possibile a condizione che le Istituzioni, le parti sociali e l'azienda collaborino nel trovare soluzioni efficaci per aumentare la competitivita' e rispondere efficacemente alle richieste dei mercati internazionali, soprattutto in un momento di difficile crisi ciclica''.
In questi giorni e' stato proclamato lo sciopero ad oltranza negli stabilimenti di Laterza e Ginosa, in provincia di Taranto, per alcune decisioni annunciate dall'azienda circa la riduzione delle giornate lavorative o di alcune settimane di stop della produzione nei mesi estivi. Il piano di esuberi previsto dalla societa' e' di circa 1900 unita'.
Il Gruppo, sottolinea che ''da diversi anni denuncia un problema di esuberi e conferma che e' allo studio un programma di riorganizzazione del proprio assetto in Italia, che ha come obiettivo prioritario la salvaguardia dell'azienda. A cio' si aggiunge il contesto di grave crisi che ha colpito il Distretto del Mobile Imbottito in Puglia e Basilicata, che ha visto passare le aziende - si ricorda nel comunicato - da 520 a circa 100, i propri addetti da 14.000 dei primi anni del 2000 a 6.000 nel 2012. A rendere piu' difficile la situazione del Distretto emerge, gia' dal 2010, il fenomeno della concorrenza sleale e del ricorso al lavoro nero. Per di piu', il comparto e' 'impattato' dalla crescente pressione sui prezzi esercitata dai produttori dei Paesi Emergenti e dalle difficolta' del settore immobiliare e della filiera dell'arredo''.
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