"Quirico e' vivo, in Siria" Telefonata alla moglie dopo 58 giorni di "silenzio"
Domenico Quirico. (foto) ndr. |
di Redazione
ROMA, 7 GIU. - Domenico Quirico e' vivo. Dopo cinquantotto giorni la telefonata piu' attesa dalla famiglia dell'inviato della Stampa dato per scomparso in Siria e' arrivata. "Oggi ha parlato con la moglie. E' ancora in Siria, speriamo di riabbracciarlo presto", ha raccontato in un tweet il direttore della Stampa, Mario Calabresi. Il giornalista "sta bene". "Confidiamo - ha aggiunto Calabresi - nel lavoro delle nostre autorita' per riportarlo a casa. La situazione resta molto delicata". Tutto lascia intendere che sia in corso un negoziato per il suo rilascio. Fonti della Farnesina fanno sapere all'Agi che questa e' una fase "delicatissima, in cui chi deve muoversi si sta muovendo". Non e' la prima volta che Quirico si trova nelle mani di sequestratori: accadde anche il 24 agosto 2011 insieme ad altri tre colleghi Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera e Claudio Monaci di avvenire. Vennero liberati due giorni dopo.
La notizia della sua scomparsa era stata data il 29 aprile scorso dallo stesso Calabresi, ma di Quirico si erano perse le tracce il 9 dello stesso mese, quando si sapeva che era a Homs, roccaforte ribelle nella Siria centrale, per un reportage.
Quirico, scriveva Calabresi, "e' entrato nel paese il 6 aprile dal Libano, per raccontare per la quarta volta il dramma della guerra civile". Tre giorni dopo c'e' stato "l'ultimo contatto". Si erano succeduti giorni in cui si era temuto per la sua sorte e le prospettive non erano affatto buone. Era stato il ministro degli Esteri, Emma Bonino, fresca di nomina, ad affermare il 7 maggio scorso che i segnali provenienti dalla Siria erano "non positivi" e poi lo stesso Bahar Assad, presidente della Siria, aveva fatto sapere di non avere alcuna notizia sulla sorte del giornalista. (AGI) Poi, due giorni fa e' arrivato l'appello pubblico delle due figlie di Quirico in un video postato sul sito de La Stampa: "Nostro padre e' nel vostro Paese per raccontare all'Italia il dramma della Siria e del popolo siriano. Chiediamo a chiunque abbia informazioni di aiutarci a ritrovarlo e a riabbracciarlo presto. Se qualcuno ha notizie, si rivolga alle autorita' italiane. Ciao, papa'. Con mamma ti aspettiamo presto". La Siria resta un posto pericolosissimo non solo per i civili, ma anche per i giornalisti che tentano di raccontare il conflitto, scoppiato nel marzo 2011. Almeno 6 i giornalisti che mancano all'appello, e tra loro un reporter americano, James Foley, sparito a novembre. Secondo la sua famiglia, il 39enne freelance e' in mano all'intelligence siriana in un centro di detenzione vicino Damasco. Le autorita' siriane non hanno mai ammesso di avere notizie sulla sua sorte. Si erano succeduti giorni in cui si era temuto per la sua sorte e le prospettive non erano affatto buone. Era stato il ministro degli Esteri, Emma Bonino, fresca di nomina, ad affermare il 7 maggio scorso che i segnali provenienti dalla Siria erano "non positivi" e poi lo stesso Bahar Assad, presidente della Siria, aveva fatto sapere di non avere alcuna notizia sulla sorte del giornalista. (AGI) Poi, due giorni fa e' arrivato l'appello pubblico delle due figlie di Quirico in un video postato sul sito de La Stampa: "Nostro padre e' nel vostro Paese per raccontare all'Italia il dramma della Siria e del popolo siriano. Chiediamo a chiunque abbia informazioni di aiutarci a ritrovarlo e a riabbracciarlo presto. Se qualcuno ha notizie, si rivolga alle autorita' italiane. Ciao, papa'. Con mamma ti aspettiamo presto". La Siria resta un posto pericolosissimo non solo per i civili, ma anche per i giornalisti che tentano di raccontare il conflitto, scoppiato nel marzo 2011. Almeno 6 i giornalisti che mancano all'appello, e tra loro un reporter americano, James Foley, sparito a novembre. Secondo la sua famiglia, il 39enne freelance e' in mano all'intelligence siriana in un centro di detenzione vicino Damasco. Le autorita' siriane non hanno mai ammesso di avere notizie sulla sua sorte.
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