Siria. Opposizione in Italia, "strage Hatla falso creato ad arte"
Soldati siriani ad Halta. (foto) ndr. |
di Redazione
ROMA, 16 GIU. - Il "massacro di Hatla", con cui fu indicata la strage di 60 sciiti nella Siria orientale, e' "un falso creato a tavolino". E a elaborarlo sarebbe stata una delle fonti di informazioni piu' accreditate dai media occidentali: l'Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr, nell'acronimo inglese), basato a Londra, e curato da Rami Abdul Rahman. E' un altro l'Osservatorio, quello italo-siriano, a rilanciare i dubbi sull'attendibilita' di AbdulRahman -che in realta' sarebbe Osama Suleiman, al centro un anno fa di una diffida pubblica da parte di altri ex membri dell'Osservatorio- e lo fa partendo dal modo in cui il 12 giugno scorso fu data la notizia della strage in una versione in arabo e poi inglese.
Nella prima versione -scrive Paola Pisi per l'Osservatorio italo-siriano- "non c'e' alcuna traccia del massacro settario" benche' si usi "il consueto linguaggio atto a far credere che la rivoluzione siriana sia in realta' una guerra fra sette".
"Un'ora dopo la pubblicazione della notizia in arabo -continua Pisi- il Sohr posta una versione inglese dei fatti completamente diversa da quella araba e in cui "i 60 morti che nel testo arabo erano 'nella grande maggioranza' membri di milizie pro-Assad improvvisamente diventano 'civili e combattenti'". "Nel testo inglese scompare ogni traccia del fatto che i morti 'sciiti' siano in realta' membri di una milizia armata dal regime, la quale gia' nei giorni precedenti avevano attaccato e ucciso combattenti dell'opposizione".
Dodici ore dopo, il Sohr rincara la dose e per la prima volta parla esplicitamente di un atroce massacro su base settaria: pubblica infatti due video trovati su Youtube fra i tanti relativi alla presa di Hatla e su cui appone il propro logo (primo video e secondo video) e scrive : "Riprese di combattenti ribelli provenienti da diverse fazioni mentre assaltano e bruciano case di civili nel villaggio di Hatla nei pressi di Deir Izzor. I ribelli inoltre hanno ucciso anche diversi abitanti (civili e combattenti) del villaggio di Hatla". "Quando tre ore dopo l'annuncio della carneficina settaria degli abitanti di Hatla, il Sohr pubblica il computo dei morti dell'11 giugno , il massacro pero' non c'e' piu': rimangono i 60 morti negli scontri, che tornano ad essere, come nella versione araba, 'uomini del posto armati dal regime', anche se sarebbero stati uccisi pure alcuni civili". A questo punto "sorge il fondato sospetto che la strage settaria di Hatla non sia mai avvenuta e sia stata molto maldestramente costruita a tavolino dallo stesso Sohr, allo scopo di diffamare l'opposizione armata".
Gia' agli inizi del 2012 su Osama Ali Suleiman erano nate diverse perplessita', poi cresciute nel gioco di specchi che si mette in moto in ogni crisi mediorientale. In una lettera alla stampa diversi co-fondatori e membri dell'Osservatorio affermarono che Suleiman, che scrive da Coventry, "aveva legami con Rifaat Al Assad, zio del presidente siriano, Bashar Assad".
Entrato come volontario nel 2010 nl Sohr, Suleiman, secondo la lettera, riferiva nei propri post di attacchi ai militari siriani ma senza che nessuno degli altri membri dell'Osservatorio potesse verificare tali notizie. Quando il board del Sohr gli chiese di andarsene, lui "modifico' username e password del sito syriahr.net, i cui continuo' a pubblicare materiale e nomino' se stesso presidente dell'Osservatorio".
Inoltre, continuo' a utilizzare l'alias AbdulRahman, in realta' un nome collettivo abbandonato dagli altri "nel segno della trasparenza, poiche' dall'inizio della rivolta' i membri del board hanno utilizzato i propri veri nomi nelle comunicazioni con la stampa". La lettera si chiudeva affermando che Osama e' un affiliato del Partito dei lavoratori del Kurdistan.
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