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Crisi. Spiragli di ripresa, "tra maggio e giugno aperti 7.500 negozi"

I negozi nelle gallerie. (foto) ndr.

di Redazione

ROMA, 28 LUG. (AGI) - Primi timidi segnali di ripresa nel commercio al dettaglio: tra maggio e giugno hanno aperto 7.546 nuove imprese, 3.532 in piu' rispetto al numero di iscrizioni registrato tra marzo e aprile. Un piccolo boom di aperture (+88% rispetto al periodo marzo-aprile) che permette, per la prima volta dal 2012, quando e' iniziata l'emorragia di imprese del commercio al dettaglio, un'inversione di tendenza, portando a chiudere il terzo bimestre del 2013 con un saldo positivo, sebbene esiguo, di 1.422 imprese. E' questo il dato che emerge dalle rilevazioni condotte dall'Osservatorio Confesercenti nel terzo bimestre 2013. All'incremento di aperture - sottolinea l'Osservatorio - non corrisponde pero' un'inversione di tendenza delle chiusure della stessa intensita'. Nel terzo bimestre, infatti, le cessazioni del commercio al dettaglio sono state 6.124, solo il 12% rispetto al periodo marzo-aprile. Non si arresta dunque l'emorragia di imprese: dall'inizio dell'anno, anche considerando il risultato positivo registrato a maggio e giugno, hanno chiuso senza essere sostituite 11.328 imprese del settore. Un "deficit pesante e difficile" da recuperare, osserva Confesercenti: se il buon risultato del terzo bimestre dovesse essere confermato nelle prossime rilevazioni, ci vorrebbero 16 mesi per far tornare in attivo il saldo. Nell'ambito del no-food e' pero' da segnalare la mancata inversione di tendenza del settore moda, uno dei piu' colpiti dalla crisi dei consumi, che a maggio e giugno segna ancora un saldo negativo, anche se minimo, di 132 unita', portando il saldo totale dall'inizio dell'anno ad un 'rosso' di quasi 4mila negozi. - La piccola ripresa del terzo bimestre e' da addebitarsi soprattutto alle Regioni del nord Italia, che registrano un saldo positivo di 1.044 aziende, il 73% del saldo complessivo. Ancora al palo Centro e Sud: nonostante anche in queste aree il saldo tra iscrizioni e cessazioni dei imprese nel commercio al dettaglio sia positivo, la variazione e' ancora molto esigua: +218 per il centro, appena 160 aziende in piu' per le regioni del mezzogiorno. A determinare il ritardo di queste due aree dell'Italia e' il persistere dell'emorragia delle imprese: le cessazioni del centro sud sono state 4.908 (1.991 al centro, 2.997 nel sud Italia), circa l'80% delle cancellazioni totali registrate in Italia nei due mesi di maggio e giugno. "La ripresa delle aperture nel terzo bimestre - sottolinea Confesercenti - non basta a compensare la catastrofe vissuta nei primi mesi dell'anno, che ha visto la scomparsa dal mercato di tante imprese consolidate. Ma e' un dato senz'altro positivo, che conferma il ruolo di shock absorber della disoccupazione svolto dal lavoro autonomo e la tenacia della vocazione imprenditoriale degli italiani, che non si e' fatta soffocare dalla continua crisi dei consumi e dai segnali di incertezza che provengono dalla politica".





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