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Marchionne. "Regole certe o basta investimenti in Italia"

L'A.D. di FIAT Sergio Marchionne. (foto) ndr.

di Redazione

ROMA, 9 LUG. (AGI) - La Fiat chiede regole certe oppure non investira' piu' in Italia. A chiarirlo lo stesso amministratore delegato Sergio Marchionne, nel corso della cerimonia allo stabilimento Sevel di Atessa. Marchionne ricorda che finora il Lingotto ha investito 23,5 miliardi contro circa 742 milioni di euro di agevolazioni e dice anche si' all'incontro con la Fiom ma gli accordi non si toccano perche' di soli diritti si muore. Intanto oggi a Torino l'assemblea degli azionisti di Fiat Industrial ha approvato, con il 97,83% voti favorevoli, la fusione con Cnh Global. Si tratta per Marchionne di "un passo epocale e del "punto di arrivo naturale di un lungo processo iniziato anni fa". "Prima di avviare qualunque altra iniziativa in Italia, abbiamo bisogno di poter contare sulla certezza di gestione e su un quadro normativo chiaro ed affidabile", ha detto il numero uno del Lingotto ad Atessa. Riferendosi al duello giudiziario con la Fiom, il manager ha osservato: "Abbiamo bisogno di sapere che gli accordi vengano rispettati, che vengano riconosciute e tutelate la liberta' di contrattazione e la liberta' di fare impresa, come avviene nei Paesi di normale democrazia. Sarei un ingenuo se non sapessi che, come industriale, appartengo ad una categoria cui spesso e' stato fatto carico di aver determinato lacerazioni e contrasti nel tessuto sociale del Paese. Ma gli atti della Fiat, il coraggio che stiamo dimostrando, scommettendo e investendo sull'Italia, sono una prova tangibile del nostro impegno e della nostra forza unificatrice che l'industria puo' rappresentare per il Paese". La Fiat inoltre ha intenzione di accettare la richiesta di incontro avanzata dalla Fiom dopo la pronuncia della Corte Costituzionale sulla rappresentanza sindacale in fabbrica, ma non intende rimettere in discussione gli accordi gia' siglati. "Siamo piu' che disposti ad incontrarli - ha detto Marchionne - tenendo come dato acquisito che non possiamo assolutamente mettere in discussione accordi gia' presi dalla maggioranza. Accordi che peraltro sono stati cruciali nel dare vita a realta' produttive d'eccellenza a livello europeo. Li incontreremo con la speranza che anche loro riconoscano che adesso, in gioco, c'e' la possibilita' di far rinascere un sistema industriale nel Paese. Spero di cuore che questa nuova situazione sia la prima mossa per cambiare quell'immagine che finora abbiamo dato dell'Italia". Secondo l'ad del Lingotto comunque la pronuncia della Corte costituzionale "aggiunge elementi di incertezza. Con questa decisione la Consulta ha ribaltato l'indirizzo che aveva espresso in numerose altre occasioni, sullo stesso tema, durante gli ultimi 17 anni nei quali e' in vigore la presente forma dell'articolo 19 dello statuto dei lavoratori". "Se continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo", ha proseguito l'ad. "I diritti di tutti, a prescindere dalla categoria sociale di appartenenza, costituiscono la base di una societa' civile. Ma oggi viviamo in un'epoca in cui si parla sempre e solo di diritti".





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