UNHCR. Uganda. Preoccupazione per i rifugiati congolesi al confine
Il logo di UNHCR. (foto) ndr. |
di Redazione
ROMA, 16 LUG. - Una nuova emergenza esplode nella regione di North Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e le agenzie partner stanno ingaggiando una corsa contro il tempo per assistere le decine di migliaia di persone in fuga dalla violenza, che hanno trovato riparo nel distretto di Bundibugyo, nell'ovest dell'Uganda. I rifugiati hanno cominciato ad affluire nella regione giovedì scorso, distribuendosi lungo l'area collinare di frontiera, dove le condizioni di vita sono dure e fornire assistenza è particolarmente difficile.
Fino alla sera di domenica, la Croce Rossa ugandese aveva registrato manualmente oltre 66mila persone. Si tratta di rifugiati fuggiti oltre frontiera dopo che il gruppo ribelle ugandese delle Forze Alleate Democratiche (Allied Democratic Forces, ADF) aveva acquisito il controllo della città di Kamango, nel North Kivu.
In collaborazione con le agenzie partner, l'UNHCR ha effettuato missioni congiunte di valutazione e ha avviato il trasferimento di aiuti alimentari e non alimentari verso l'area. I rifugiati si sono insediati presso famiglie e in ogni spazio disponibile, compresi scuole e giardini.
A circa 20 chilometri dal confine, nella zona di Bubukwanga è ora aperto un centro di transito. Da sabato scorso, 20 mila persone sono state trasferite nella struttura, mentre molte altre sono riluttanti a spostarsi dalla regione frontaliera delle colline, da dove possono invece tornare giornalmente nei propri villaggi d'origine per prendere cibo e verificare lo stato dei propri terreni e del raccolto.
Allo stesso tempo, nonostante il governo congolese incoraggi il rientro nel paese, i rifugiati non intendono tornare subito a casa poiché la situazione in quest'area del North Kivu continua ad essere pericolosa. La città di Kamango ora appare tranquilla e vuota, mentre in tre altre aree sono stati riferiti scontri, tra cui un imborscata dell'ADF ai danni di un veicolo della missione ONU di peace-keeping, che venerdì scorso è stato respinto da un elicottero d'assalto. La situazione è in costante evoluzione.
Ora la questione principale riguarda il trasferimento dei rifugiati verso aree più sicure. La loro attuale situazione e le drammatiche condizioni in cui molti di loro vivono destano preoccupazione nell'UNHCR. Nell'area collinare, in cui la popolazione si è sparpagliata, di notte è particolarmente freddo ed è difficile reperire acqua potabile e cibo; i servizi igienici e sanitari sono praticamente inesistenti. Il protrarsi di tale situazione – ritiene l'Agenzia – non farà che rendere sempre più probabile l'insorgenza di malattie.
Per tale ragione l'UNHCR sta cercando di incoraggiare i rifugiati a spostarsi nel centro di transito, dove potranno ricevere protezione, alloggio e assistenza. La struttura può ospitare 10mila persone, più altre 10mila quando sarà reso accessibile un ulteriore terreno confinante. Nel centro sarà inoltre possibile – per l'UNHCR e il governo ugandese – effettuare una registrazione più precisa dei rifugiati ed identificare tra loro i più bisognosi di protezione ed assistenza.
Per incoraggiare i rifugiati a spostarsi, gli operatori dell'Agenzia inprendono colloqui con i leader delle comunità e alcune famiglie hanno acconsentito a trasferire i familiari più vulnerabili nella struttura di transito. Nel frattempo, nell'ambito della risposta all'emergenza, l'UNHCR sta programmando di inviare a Bundibugyo personale tecnico specializzato nella progettazione dei siti e in materia di sistemi sanitari, idrici ed igienici.
L'UNHCR è, inoltre, preoccupato per la situazione di un'area più meridionale del North Kivu – vicino alla capitale provinciale Goma – dove, dopo un periodo di calma durato due mesi, sono riesplosi i combattimenti tra forze governative e il movimento M23.
Anche in quest'area gli scontri provocano esodi, anche preventivi. Col deteriorarsi della situazione a Masisi – a nord-ovest di Goma – ogni settimana un flusso costante di circa 600 persone ha attraversato il confine per recarsi nel distretto ugandese di Kisoro. Ulteriori contrasti potrebbero avere l'effetto di innescare un esodo ancora maggiore.
L'UNHCR ha inviato, per gli ultimi rifugiati arrivati, teli di plastica con i quali allestire alloggi, piatti e tazze, sapone e servizi igienici temporanei. È stato inviato anche carburante per i trasferimenti verso il centro di transito. Nella giornata di lunedì poi è partito un carico aggiuntivo d'emergenza, contenente tende, teli di plastica, coperte, materassi e carburante. È in corso di organizzazione la spedizione di altri aiuti, come tende più grandi da utilizzare come uffici, tavoli e sedie di plastica.
L'agenzia partner Programma Alimentare Mondiale (PAM/WFP) per 5 giorni ha consegnato cibo per 20mila persone e per giovedì è previsto l'arrivo di altri aiuti alimentari. La Croce Rossa Ugandese ha organizzato le comunità per cucinare e servire pasti caldi, mentre il Fondo dell'ONU per l'Infanzia (UNICEF) e altre agenzie partner si occupano della fornitura d'acqua.
Anche prima dell'arrivo degli ultimi rifugiati l'Uganda accoglieva già oltre 210mila rifugiati registrati e richiedenti asilo, oltre il 60% dei quali provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo.
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