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Foggia. A San Marco in Lamis l’ennesimo “canicidio”

Il messaggio in piazza e la signora Lucia (foto) ndr

di Nico Baratta

SAN MARCO IN LAMIS (FG), 26 AGO. - «Tutti devono sapere quanto male ha fatto alle mie figlie. Per la disperazione ieri la più grande – riferendosi alla figlia - non ha mangiato. Jerry era un regalo del papà fattogli prima di morire. In questo paese non torneremo mai più» Con queste forti, tremende, chiare e molto eloquenti parole che toccano il cuore e le menti, la signora Lucia, proprietaria di Jerry si è sfogata con i media. In vacanza a San Marco in Lamis – di cui è nativa -  ma residente a Loreto per lavoro la signora Lucia ieri uscendo nel giardino di casa ha trovato inerme Jerry, un cane di razza collie di 10 anni, avvelenato da metaldeide.
Una morte atroce per Jerry in quanto la metaldeide, fitofarmaco utilizzato in agricoltura per combattere le lumache, si manifesta dopo 2-3 ore dall’ingestione. “ In seguito all’accidentale assunzione del prodotto –afferma un esperto in materia-  si osserva una sintomatologia neurologica molto violenta: spasmi muscolari, contrazioni, convulsioni, irrigidimento con iperestensione del capo e della colonna in un tipico atteggiamento ad arco, ipersalivazione, midriasi (pupille dilatate), tachicardia (aumento della frequenza cardiaca), tachipnea (aumento della frequenza respiratoria) e congestione, tanto da portare l’animale alla morte”. Insomma, la querelle che attanagliava il paesino garganico pare non cessi. Difatti nei mesi scorsi San Marco in Lamis è stata la centro di proteste per la crescita delle morti accidentali e per avvelenamento di cani randagi: ora anche di quelli “accasati”, regolarmente registrati e amati. Jerry era diventato quel legame terreno che univa le due bambine alla figura del padre prematuramente scomparso. Lucia non si da pace e  con voce rauca dal pianto si chiede continuamente – e lo chiede ai suoi vicini- chi possa aver compiuto un gesto simile. «Jerry era un familiare dolce e silenzioso – racconta la figlia piccola di Lucia – era subito riuscito a conquistarsi l’amicizia del vicinato e dei bambini, miei amici». A quanto pare e dalle indiscrezioni raccolte con fatica a Lucia, tutto è accaduto due giorni fa quando è calata la sera. Il “canicida” «…approfittando del buio ha cosparso la metaldeide all’interno del muretto di cinta della villetta e poi se l’è data a gambe. Ieri la terribile sorpresa: Jerry ansimava a terra, non si muoveva. Immediato è stato il vano tentativo di portarlo dal veterinario che non ha potuto far nulla». E’ il caso di dire un vile gesto di una persona vile, anzi canicida. «Ringrazio Antonietta Torelli (dell’associazione Arca di Noè) per l’aiuto disinteressato- prosegue Lucia-. È stata lei ad accompagnarmi prima dal veterinario e poi dai carabinieri del posto dove abbiamo sporto regolare denuncia. Sono contenta che ci sia ancora gente con un briciolo di sensibilità. Il destino di questa città è nelle vostre mani». Nel frattempo a San Marco in Lamis è iniziata la caccia al canicida e la città è stata tappezzata da foglietti bianchi dove la signora Lucia dice che “Tutti devono sapere quanto male ha fatto alle mie figlie. Per la disperazione ieri la più grande non ha mangiato. Jerry era un regalo del papà fattogli prima di morire. In questo paese non torneremo mai più».
Ora si spera che le Autorità competenti diano un volto e un nome la canicida di Jerry e che la signora Lucia ritorni con le sue figlie nella cittadina garganica, un atto di forza per non darla vinta a chi le ha ammazzato il cane. I sammarchesi sono fiduciosi e rivolgono a Lucia un appello: « Lucia, per favore faccia ritorno a San Marco con le sue bambine. Qui non siamo tutti dei mostri».

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