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Solo al servizio di Cristo sulle orme di San Rocco

Fratel Costantino de Bellis. (foto) ndr.

di Fratel Costantino de Bellis

ROMA, 28 AGO. - In ogni cammino di conversione e di apostolato, c’è sempre un mondo inedito con il quale Dio parla agli uomini. La vocazione? E’ una storia d’amore! Parlare della propria chiamata non è cosa facile, anzi è a dir poco impossibile. In questi otto anni di cammino sulle orme di San Rocco, ho incontrato centinaia di fratelli, comunità, ed ho portato sempre con gioia e discrezione il Vangelo della carità e la testimonianza delle virtù di San Rocco. Vocazione è innamorarsi di una persona speciale, Gesù, e cercare di imitarlo e di assomigliargli il più possibile, seguendo l’esempio glorioso dei Santi, nel mio caso di San Rocco, il pellegrino della carità. La mia vocazione è nata come nasce un amore. La storia della mia chiamata è cominciata, quando ero già grande, avevo 25 anni, proprio all’ombra di San Rocco, il Santo della mia città di origine: Stornara. Come ogni giovane pensavo alla carriera, al successo e al divertimento, ma tutto ciò non mi ha mai dato una pienezza di vita. Avendo approfondito la vita del Pellegrino di Dio, con l’aiuto spirituale di mons. Manlio Achilli di Voghera, mi si aprivano orizzonti nuovi, e così mentre da una parte pensavo a consolidare il mio rapporto con Gesù, dall’altra scoprivo giorno per giorno il carisma di un “pellegrino del XIV secolo” Rocco di Montpellier, il cavaliere della carità come i testi e le preghiere a lui dedicate lo definiscono. Con il suo amore per Cristo, per Maria, per la Chiesa, per il Papa, per i deboli e gli ultimi mi avevano conquistato e decisi di seguirlo per essere anch’io discepolo di Gesù. Da allora di anno in anno ho cercato con l’aiuto dei miei formatori e padri spirituali, mons. Manlio Achilli e poi mons. Filippo Tucci, di dare forma e vita al mio sogno. Nella preghiera ho chiesto l’illuminazione e la vicinanza a Gesù affinché non mi scoraggiassi nelle difficoltà; ho implorato San Rocco affinché mi facesse capire se mi volesse come suo seguace ed amico. In questi otto anni non sono mancate certo le delusioni, i momenti di sconforto, i giudizi, le accuse e le cadute, soprattutto da chi credevo amici, dai miei compaesani d’origine e dai gruppi da me fatti nascere, ma ciò che sempre mi ha fatto andare avanti e non demordere dal mio proposito iniziale sono state le parole di Gesù dette agli apostoli nel momento in cui affidava loro la missione di evangelizzare: “Oltre al bastone non prendete nulla per il viaggio, né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa; ma calzati solo i sandali, non indossate due tuniche. Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto i vostri piedi, a testimonianza per loro”. Queste parole si commentano da sole e dovrebbero far riflettere quanti si professano cristiani, ma nel loro cuore covano calunnia e maldicenza. Molti Vescovi mi sono stati vicini con la loro benedizione ed incoraggiamento ad andare avanti, ripetendomi spesso che se il Signore mi ha chiamato, come strumento del suo amore, nella diffusione della vita esemplare di San Rocco, io devo andare avanti nonostante tutto, perché se è vero che operare tra la gente è sempre difficile, quando però si è guidati dal progetto di Dio, non c’è da avere timore. Una cosa però, penso di aver compreso bene: rischiare la vita per Cristo vale proprio la pena! Per cui, se Lui dovesse bussare alla porta del vostro cuore v’invito a non essere sordi ma ad aprirvi all’incontro che dà vero valore alla vita. Non abbiate timore di remare contro corrente se ciò porta a Cristo, di amare più che odiare, di perdonare piuttosto che condannare. Dobbiamo essere sempre testimoni dell’amore che Gesù ha per ciascuno di noi, un amore che sgorga dalla Croce che ha il suo perfetto compimento nella risurrezione. 


Il Procuratore e p. GUARDIANO di San Rocco Fratel Costantino de Bellis





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