Spazio pubblicità disponibile

Ultim'Ora

Berlusconi tra lealisti e alfaniani, non esclusa conta

Silvio Berlusocni. (foto Agi) ndrt.

di Redazione

ROMA, 10 OTT. (AGI) - L'unita' del Pdl prima di tutto. Silvio Berlusconi, rientrato a Roma per riprendere i fili di un partito che rischia l'implosione, indica ai 'duellanti' Alfano e Fitto la bussola da seguire: basta liti e veleni, dobbiamo ritrovare quella compattezza che e' la nostra forza. Ma al momento, viene spiegato, le posizioni delle due diverse 'fazioni' restano distanti, ne' Fitto ne' tantomeno Alfano sono pronti a cedere senza che le rispettive richieste vengano accolte. E torna a farsi strada l'ipotesi di una spaccatura, con la nascita di nuovi gruppi. Sul tavolo l'ex premier mette un 'compromesso', una mediazione per accontentare tutti e non scontentare nessuno. Alfano segretario del partito, con l'obiettivo di divenirne il leader (magari con la carica di vicepresidente, un gradino subito sotto al suo) non appena il passaggio a Forza Italia sara' completato. Quanto ai 'lealisti', dar vita a un organismo - una sorta di segreteria - che rappresenti tutte le anime del Pdl. Ma nessuna conta interna, congressi o soluzioni similari. Dall'altra parte del tavolo, i 'lealisti' mettono in chiaro che la soluzione non puo' consistere nell'affidare le chiavi del partito tout court al segretario e poi dare un 'contentino' agli altri. Ma e' proprio su questo che Alfano non e' disposto a trattare. Nel mezzo, i dubbi e l'amarezza di Berlusconi, che non ha ancora digerito la vicenda della fiducia e non e' del tutto sparita la sensazione di essere stato pugnalato alle spalle. Non che sia pronto ad abbandonare il vicepremier al suo destino, cosi' come non ha intenzione di tagliar teste o procedere all'epurazione dei 'falchi'. Potendo Berlusconi si sarebbe risparmiato una giornata intera a rassicurare, ascoltare lamentele e rimostranze, sedare animi. Del resto, ben altre preoccupazioni affollano la sua mente, come la scadenza ravvicinata della scelta tra servizi sociali o arresti domiciliari - ancora nessuna decisione definitiva, mentre continuano a fioccare 'inviti', l'ultimo quello di Francesco Storace a prestare la sua opera al Giornale d'Italia - e la nuova riunione della Giunta del Senato fissata per lunedi' prossimo. Ma la tensione interna al Pdl era giunta ormai a livelli d'allarme e Berlusconi non avrebbe potuto tergiversare oltre. Il Cavaliere decide quindi di puntare dritto al nocciolo del problema e chiama a palazzo Grazioli Raffaele Fitto, alla guida dei 'lealisti' che invocano l'azzeramento delle cariche nel Pdl e temono la scalata ai vertici dei 'governativi'. Poco dopo l'arrivo dell'ex governatore pugliese (che restera' a Grazioli per diverse ore), varcano i portoni della residenza romana dell'ex premier anche i coordinatori, i due 'falchi' Verdini e Bondi. In serata, il cerchio si chiude con il faccia a faccia tra il Cavaliere e il segretario Angelino Alfano. Il punto e' che nessuna delle due 'fazioni' e' disposta a cedere e chiede al Cav un sigillo di ufficialita' sulle decisioni da assumere. Richieste che, almeno al momento, Berlusconi preferisce disattendere: troppo alto, e' il ragionamento, il rischio di innescare la miccia e mandare tutto a carte quarantotto, meglio restare equidistante, pur non lesinando con i diversi interlocutori critiche e strigliate per lo spettacolo che stanno offrendo a media e elettori. Il fatto e' che Berlusconi si sente tradito un po' da tutto il partito: al di la' delle dichiarazioni di vicinanza e sostegno, e' la riflessione amara, nei fatti tutti pensano solo al loro orticello, dandomi gia' per finito, fuori dai giochi. Ma nel Pdl ormai la guerra intestina e' avviata e gli 'alfaniani', che hanno assaporato la vittoria il giorno della fiducia al governo Letta, non vogliono perdere terreno, con la conseguenza di ridare spazio e ruolo all'ala dura del partito. In ballo, del resto, ci sono i posti chiave non solo e non tanto a livello nazionale, quanto sul territorio. Per dirla in soldoni, spiega un ex ministro, controllare il partito in tutti i suoi gangli strategici. Ed infatti e' sui livelli locali che puntano i 'lealisti', chiedendo che si svolgano i congressi per i coordinamenti regionali: basta con i 'nominati'. I quarantenni 'capitanati' da Fitto intanto gia' cantano vittoria: Berlusconi oggi, incontrando il parlamentare pugliese, ha riconosciuto il nostro ruolo, la nostra esistenza e le nostre ragioni. E gia' alzano l'asticella: Alfano deve lasciare uno dei suoi tre incarichi. Insomma, la partita si gioca sul "riequilibrio": bene una segreteria allargata, spiega un big vicino alle posizioni di Fitto, purche' "sia un giusto riconoscimento". Stesso obiettivo a cui puntano gli 'alfaniani': non solo il segretario leader indiscusso senza 'commissari', ma anche una redistribuzione di incarichi e ruoli. Di fronte a posizioni cosi' inconciliabili, Berlusconi sceglie volutamente di restare nel mezzo. A ciascun interlocutore offre le sue garanzie e non lesina critiche all'altra 'fazione'. Ma si guarda bene dallo sposare una linea: il Cavaliere "restera' ago della bilancia", riflette un 'lealista', perche' sa che solo cosi' evitera' una spaccatura.





***Questo Spazio pubblicità è in vendita***

Nessun commento