Spazio pubblicità disponibile

Ultim'Ora

'La Buona Politica' - Una lezione d'umanità: Nella direzione della caritatevole frontiera di tutti i portatori di pace e amore

Il simbolo della pace e dell'amore. (foto com.) ndr.

di Cosimo Imbimbo 

BARI, 8 OTT. - Ogni essere umano dal momento in cui si affaccia a questa vita inizia un periodo di crescita durante il quale, salvo poche eccezioni, manifesta comportamenti e modi di esprimersi che cambiano durante gli anni. Il vangelo di Gesù Cristo non promette che saremo liberi dalle tribolazioni. Ma rafforza il nostro spirito in modo che possiamo accettare l’avversità e affrontarla quando viene. Sappiamo benissimo che i comportamenti degli individui variano, dalla nascita fino alla vecchiaia, perfezionandosi ed evolvendosi (nella norma) verso forme di razionalità e di saggezza.

I comportamenti di un bambino, infatti, sono molto diversi da quelli di un adulto. Gli uomini devono essere pronti ad ascoltare e lenti a parlare, non solo nei confronti della Parola di Dio, ma anche nei rapporti reciproci tra loro, specialmente quando un eccessivo parlare può indurre a scatti d'ira. In primo luogo quindi è messa in evidenza la disponibilità all'ascolto, ma nello stesso tempo si vuol mettere in guardia anche contro la loquacità e gli scatti d'ira. Risulta, infatti, vana la religione di coloro che non sanno tenere a freno la propria lingua, mentre l'ira non promuove la giustizia di Dio, vale a dire non porta alla giustificazione da parte di Dio. La nostra ragione è uno specchio che riflette la nostra immagine spirituale. Quando noi udiamo o leggiamo questa Parola, in un certo senso è come se ci specchiassimo in essa. Nella maggior parte dei casi la nostra immagine spirituale riflessa dalla Parola di Dio è un'immagine non bella che ci mostra implacabilmente tutti i nostri difetti e le nostre imperfezioni. Del resto è normale che sia così perché nessuno è senza peccato. Se però noi, pur accorgendoci di questi difetti e di queste imperfezioni, non facciamo nulla per correggerle, allora il nostro comportamento potrebbe essere paragonato a quello di un folle che, dopo essersi guardato allo specchio, esce come se niente fosse, senza curarsi minimamente di correggere le imperfezioni del suo aspetto. Dobbiamo imparare a servire chi ha bisogno del nostro sostegno, a perdonare ad analizzare minuziosamente passo dopo passo le difficoltà di un percorso comune. Cerchiamo maggiore determinazione con il termine custodia iniziando proprio dal custodire il proprio cuore, da quel “vigilare su se stessi” che i padri della chiesa non cessavano di ricordare, e da lì, dal cuore sede del nostro volere e origine del nostro operare, la custodia diviene servizio reciproco, prendersi cura gli uni degli altri fino a pervenire alla missione affidata dal creatore ad Adamo: coltivare il giardino della creazione. 

Perché, come ha ricordato papa Francesco, “la vocazione del custodire non riguarda solamente i cristiani: ha una dimensione che precede, che è semplicemente umana, riguarda tutti”. È per questa capacità di andare oltre al proprio io, evidenziando l’essenziale della vocazione umana, il nuovo vescovo di Roma si mostra capace di parlare a tutti e di essere ascoltato da tutti. Così l’appello umile – “per favore!” – rivolto a chi ha responsabilità nella società perché si prenda cura del “disegno di Dio iscritto nella natura” risuona di efficacia inedita e diviene foriero di un domani maggiormente a misura d’uomo e di una convivenza più bella, più buona, più beata...Aprirsi al mondo rifiutando il carcere dell'egocentrismo o dei condizionamenti distruttivi. Ma in che modo dobbiamo assumere questa custodia reciproca? Con bontà e tenerezza, virtù dei forti, dei coraggiosi, non dei pusillanimi. “Non dobbiamo avere timore della bontà, delle tenerezza” perché esse denotano fortezza d’animo e capacità di amare. Qui, in questa realtà di bontà amorosa, l'essere umano pone il suo accento e il potere che questo esercizio comporta: “il vero potere è il servizio ... un servizio che ha il suo vertice luminoso sulla croce”, un servizio che è spendere la vita per gli altri fino al dono della vita stessa. E’ ancora il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo.

E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. E’ l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. In questa direzione dovremmo muoverci con passione, umiltà e devozione, l'umanità intera ne ha estremo bisogno, l'assistere alle sofferenze dei propri cari suona come un'arma maligna di disumanità e cattiveria. Chi si illude di edificare nuove prospettive sulla disperazione altrui avrà come forza di ritorno solo miseria ed infelicità.





***Questo Spazio pubblicità è in vendita***

Nessun commento