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Andria (Bat), confermata in secondo grado la confisca beni a carico di uno dei fratelli Lapenna

Le proprietà confiscate dai cc. (foto cc.) ndr.

di Redazione

ANDRIA (BT), 13 NOV. - Il 3 marzo del 2011 i Carabinieri della Compagnia di Andria eseguirono un decreto di sequestro anticipato di beni mobili e immobili, per un valore di 2 milioni di euro, emesso dal Tribunale di Trani – Sezione per le Misure di Prevenzione al quale seguì nell’agosto del 2012 una confisca di primo grado sull’intero patrimonio riconducibile ai fratelli Emanuele e Giuseppe Lapenna, di 39 e 38 anni, pluripregiudicati di Andria ritenuti vicini al clan Campanale. Il provvedimento venne adottato a conclusione di una più ampia indagine patrimoniale, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, che dimostrò che i Lapenna avevano intestato ai familiari più stretti e a prestanome di fiducia le proprietà che venivano acquistate, secondo le indagini, con i proventi del traffico delle sostanze stupefacenti. la Corte d’Appello di Bari, pronunciandosi su uno dei due ricorsi proposti dai destinatari del provvedimento, ha confermando il dispositivo di primo grado ed ha emesso sui beni riconducibili al 38enne Giuseppe Lapenna un provvedimento che prevede la confisca di secondo grado eseguita quest’oggi dagli stessi carabinieri. Si tratta di una villa di lusso con piscina ubicata in c.da Montevitolo (comprensiva degli arredi, elettrodomestici, impianti tecnologici in genere, suppellettili di pregio, monili in oro, gioielli, orologi e beni di altre utilità) nonché 2 moto/autoveicoli, il tutto avente un valore di 500mila euro circa. Gli accertamenti patrimoniali, eseguiti dai Carabinieri di Andria e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari utilizzando la norma introdotta con il “Pacchetto Sicurezza” che consente di “aggredire” i Patrimoni di tutti i soggetti che vivono abitualmente con i proventi di attività delittuose, avevano evidenziato come il proposto nel tempo aveva mantenuto un tenore di vita notevolmente superiore alle proprie reali possibilità economico-finanziarie e capacità reddituali. Lo stesso infatti aveva intestato ai familiari le proprietà acquistate con i proventi di attività delittuose. Le indagini hanno inoltre evidenziato che Lapenna Giuseppe aveva sempre dichiarato redditi imponibili nulli ovvero ai limiti della soglia di povertà, a conferma della palese sproporzione tra quanto dichiarato rispetto al valore economico dei beni sottoposti a sequestro. L’intero patrimonio confiscato è attualmente affidato all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la gestione dei Beni confiscati alla criminalità organizzata con sede in Reggio Calabria. Il predetto provvedimento di confisca eseguito nella città federiciana è il terzo, in ordine di tempo, eseguito dai Carabinieri di Andria con l’applicazione del “nuovo pacchetto sicurezza”. Infatti le precedenti confische, per un valore complessivo di oltre 2 milioni e mezzo di euro, hanno riguardato i Sorvegliati Speciali: - Pilato Mauro e Gianrico, padre e figlio, a cui il 5 luglio e 25 ottobre 2012 sono stati confiscati definitivamente una villa di lusso, 8 autoveicoli, 2 motociclette, due appezzamento di terreno siti in “area a vocazione turistica” ed “in area edificabile”, un’agenzia immobiliare, un complesso edilizio in fase di realizzazione costituito da 20 appartamenti completi di box auto e cantina; - Sibio Michele a cui il 9 dicembre 2011 sono state confiscate 10 automobili, 10 moto ed 1 autocarro. 

ANDRIA (BT). DUE ARRESTI PER FURTO DI OLIVE 

I Carabinieri della Compagnia di Andria, nel corso dei servizi finalizzati alla prevenzione e repressione dei furti nelle campagne, in collaborazione con personale del locale Consorzio Guardie Campestri, hanno tratto in arresto D.R. e T.R., 40 enne e 47 enne, entrambi del luogo. I militari, intervenuti in Contrada Femmina Morta del Comune di Andria, hanno sorpreso gli stessi all’interno di un fondo agricolo mentre erano intenti ad asportare olive utilizzando due verghe con le quali hanno danneggiato 35 alberi. La refurtiva contenuta in due sacchi del peso di circa un quintale è stata restituita all’avente diritto. Gli arrestati, su disposizione della Procura della Repubblica di Trani, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari





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