Bari. Carceri c/ indulto e amnistia
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Le celle del carcere di Bari. (foto) ndr. |
di Ettore Bucciero
BARI, 12 NOV. - La necessità di provvedimenti di clemenza (esclusa la grazia) viene prospettata unicamente per la circostanza che il sovraffollamento delle carceri è talmente eccessivo da rasentare la tortura e da violare la Costituzione il cui art. 27 stabilisce che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”!
Per chi come me ha dovuto, per ragioni di funzione, girarsi una quindicina di carceri italiane, non c’è dubbio che è vera e propria tortura l’ospitare 8 carcerati in una cella di 5x5 metri, e con un solo cesso e lavabo, senza possibilità di lavorare o apprendere un lavoro (e quindi rieducarsi) per mancanza di laboratori e officine, né spazi liberi per camminare o fare esercizi per mantenersi in salute.
Ciò premesso, è nota la profonda avversione della maggioranza degli italiani ai provvedimenti di clemenza che liberino anche solo 20 mila dei 67 mila carcerati; e ciò:
1) sia per aver rilevato che, quanto al sovraffollamento, a nulla è valso l’ultimo (2006) indulto (26 mila usciti e 30 mila entrati dopo soli tre anni) e che la recidiva degli immigrati è stata altissima in percentuale (89%). Nè sono valsi i precedenti indulti che dal 1942 ad oggi ammontano alla bellezza di 25 (uno ogni tre anni, circa)!!
2) sia perché nel 1981 fu respinto dell’ 85% dei votanti il referendum sull’abolizione dell’ergastolo. Ed in quella occasione l’altissima percentuale dei “NO” fece capire alla nostra classe politica che, in tema di clemenza, gli italiani erano molto sensibili ma negativamente.
Oggi, con l’aumento dei delitti, se fosse ipotizzabile un referendum abrogativo della legge su indulto e amnistia, gli italiani si comporterebbero ugualmente, vista la loro esasperazione.
Che fare quindi? Se non vuoi elargire clemenze ma al contempo non vuoi violare la Costituzione, la risposta sarebbe semplice e ovvia: costruire nuove carceri!!
Ma lo Stato non ha risorse e nuove tasse è folle richiederle ai già spremuti cittadini. Non prende piede (ma solo perché non viene diffusa) l’idea di “privatizzare” le carceri. E non si capisce perché!
Affidare ai privati la costruzione di un carcere modello (su progetto standard finalizzato alla rieducazione) e la gestione dello stesso, viene ostacolata da chi teme eventuali speculazioni e connesso sfruttamento del lavoratore /carcerato.
Eppure sappiamo quanto ci costa una “giornata” di un detenuto: questa somma potremmo girarla al privato il quale così si può gestire l’organizzazione del carcere (e cioè del detenuto) con le proprie guardie, il lavoro dei detenuti, il vitto, ecc.!
Ma tutto sotto il controllo dello Stato attraverso ispettori, medici, psicologi, ispettore INPS ecc. ecc.!!
E ovviamente sotto il controllo dei parlamentari così come fece il sottoscritto e i suoi Colleghi sotto la Presidenza della Commissione Giustizia affidata al sen. avv. Antonino Caruso.
Quanto alla convenienza per il privato può essere previsto un cofinanziamento iniziale per la costruzione dell’edificio.
E mi vien da pensare a come potrebbe essere facile ricorrere alla vendita o alla permuta di vecchie carceri (alcune dell’800, una addirittura del 1500) ormai nel pieno centro delle città !!
Basti pensare al carcere del Buon Cammino a Cagliari situato in pieno centro, a picco sul mare, ambìto da chi sarebbe lieto di farne un albergo a 6 stelle!!!
O al carcere di Bari di grande estensione a 1,5 km dal centro città .
E così via.....!!!
La domanda – per chi ha ancora dubbi sulla privatizzazione – resta quella iniziale: “Continuiamo con la tortura (e la condanna della Corte Europea), continuiamo a pretendere amnistia e indulto, o costruiamo nuove carceri?”.
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