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Eni: Scaroni "Su cessione 3% decidono azionisti. Non c'e' alcun richio scalata"

Paolo Scaroni. (foto Agi) ndr.

di Redazione

ROMA, 25 NOV. (AGI) - "Io mi occupo di Eni e non degli azionisti di Eni. Gli azionisti di Eni prendono le loro decisioni. Se mi chiedono delle opinioni le do' senno' trovo del tutto naturale che decidano quello che credono". E' quanto ha affermato l'ad della societa' Paolo Scaroni, ospite di Porta a Porta, interpellato sull'intenzione del governo di cedere il 3% del Cane a sei zampe. 

NESSUN RISCHIO SCALATO 

Con la cessione di una quota del 3% di Eni, il governo non rischierebbe alcuna scalata ostile. Lo ha detto l'ad della societa' Paolo Scaroni intervenendo a Porta a porta. Secondo il manager, "fino al 25% non esiste nessun problema perche' lo Statuto di Eni prevede che i diritti di voto siano limitati al 3% e per cambiare questo statuto di fronte a un eventuale, ma assolutamente improbabile scalata ostile, bisognerebbe raggiungere il 75%. Quindi il governo finche' tiene il 25% piu' un'azione e' al riparo da qualunque improbabile scalata. Dico improbabile - ha aggiunto - perche' non esistono scalate ostili per aziende della dimensione di Eni, non c'e' nessuna storia nel nostro settore di episodi di questo tipo tanto meno in un paese che non vorrebbe la scalata e avrebbe tutti i mezzi per difendersi". Per il manager quindi "non c'e' nessun rischio" di scalata. Sui tempi per vendere la quota Scaroni ha detto che "ci vogliono un paio d'ore"' perche' il "titolo Eni e' molto liquido, e' detenuto da moltissimi investitori in tutto il mondo, quindi un 3% non porrebbe alcun problema". Interpellato sul peso pubblico nell'economia che c'e' in Italia, l'ad ha poi affermato che questo "e' un po' troppo forte e mi riferisco in particolare alle municipalizzate che sono un fenomeno molto italiano e li' credo che degli interventi possano essere fatti". Per tornare a noi, ha proseguito, "non c'e' nessuna grande azienda petrolifera come Eni ne' in Europa ne' negli Stati Uniti che veda la presenza dello Stato" nel proprio azionariato e quindi "gia' noi siamo un po' un'eccezione". Sul fronte delle municipalizzate, ha concluso, "potremmo fare dei passi in avanti molto importanti. Tra l'altro la finanza comunale credo che abbia bisogno di essere rinvigorita da nuove entrate".





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