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Addio ad Ariel Sharon Il 'bulldozer' che guido' Israele

Ariel Sharon. (foto Agi) ndr.

di Redazione

GERUSALEMME, 11 GEN. (AGI) - L'ex premier israeliano Ariel Sharon e' morto a 85 anni, dopo poco piu' di 8 anni di coma. Le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi dieci giorni, quando i medici avevano avvertito che i suoi organi vitali stavano cedendo, in seguito a un blocco renale dovuto a un'infezione cronica. ADDIO A SHARON: IL 'BULLDOZER' CHE GUIDO' ISRAELE C'e' un "buco" politico di quindici anni nella carriera di Ariel Sharon. E' il periodo che va dal 1983 al 1998, durante il quale "Bulldozer", come veniva chiamato con malizia da avversari ed estimatori, fu costretto a accettare ruoli ministeriali di secondo piano per un uomo che ha avuto un ruolo rilevante per la nascita e il consolidamento dello Stato di Israele in un mondo, quello arabo, che lo ha sempre odiato. Eppure, proprio il generale Sharon, ultimo militare a guidare Israele, riusci' a trasformarsi in uomo politico a tutto tondo fondando un partito, impresa troncata dall'ictus che lo colpi' il 4 gennaio 2006. Ariel Sharon sembro' essere arrivato al suo capolinea politico dopo che nel 1982, mentre era alla guida del ministero della Difesa si era reso responsabile di una delle pagine piu' nere della storia israeliana attraverso l'Operazione di Pace in Galilea che porto' i soldati con la Stella di David in Libano per neutralizzare i terroristi palestinesi. La missione fu portata a termine dai miliziani cristiano-libanesi suoi alleati ai quali - secondo quanto poi accertato da una commissione israeliana di inchiesta - egli permise di entrare nei campi profughi di Sabra e Chatila e di trucidare oltre settecento rifugiati palestinesi. Nel 1983 Sharon rassegno' le dimissioni da ministro della Difesa e nel corso degli anni successivi avrebbe ricoperto incarichi ministeriali di scarso rilievo. La storia politica di Israele si incanalava, intanto, lungo la strada della pace con i palestinesi e culminava nel 1993 negli accordi di Oslo e nella storica stretta di mano tra Yitzhak Rabin e Yasser Arafat. La "seconda vita" politica di Ariel Sharon sarebbe cominciata nel 1998, con la nomina a ministro degli Esteri, seguita l'anno dopo dall'assunzione della guida del Likud. La carriera di Ariel Sharon ricalca quella di gran parte dei leader israeliani della prima meta' del secolo scorso. Figure militari, prima di tutto, destinate a nutrirsi di una visione piu' propriamente politica nel corso della quotidiana difesa dello Stato israeliano dalle minacce arabe. Nato nel kibbutz di Kfar Maalal il 21 febbraio del 1928, Sharon, come centinaia di altri coetanei, nel 1947, un anno prima della nascita di Israele entro' nell'Haganah, l'esercito clandestino. Nel 1948 partecipo' alla prima guerra arabo-israeliana e divento' comandante della Brigata paracadutista. Dimostro' le sue capacita' di stratega militare nel 1967, durante la Guerra dei sei giorni, al comando di un reparto dell'esercito. Nella guerra dello Yom Kippur del 1973, richiamato nell'esercito, arrivo' con i suoi soldati alle porte del Cairo e cio' ne consolido' la fama di stratega militare. La carriera politica di Sharon comincio' in quegli anni fra le file del Likud. Nel 1977 entro' nel governo di Menahem Begin come ministro dell'Agricoltura, incarico che gli servi' per accelerare la colonizzazione della Cisgiordania e di Gaza e acquisire il sostegno di quelle famiglie che, trent'anni dopo, da capo del governo avrebbe costretto a partire. Nel 1978 Sharon fu nominato ministro della Difesa e da quella poltrona diresse l'invasione del Libano. Poi venne la strage di Sabra e Chatila e la sparizione politica di un leader gia' amatissimo e al tempo stesso controverso. La "rinascita" di Sharon e' storia degli ultimi anni. Nel 2000 "Bulldozer", come capo dell'opposizione, scatena la seconda Intifada, quella piu' violenta, con una "passeggiata" sulla spianata della moschea Al-Aqsa, a Gerusalemme, che viene interpretata come una provocazione intollerabile dai palestinesi. La rabbia riaccende la violenza, e lo stesso processo di pace sembra segnato quando Sharon vince le elezioni nel febbraio 2001 e diventa primo ministro. Il "falco" mostra subito la sua visione della politica e del rapporto con i palestinesi che, per lui, vanno trattati come terroristi. A partire da Yasser Arafat, al quale Sharon proibisce di recarsi a Betlemme per assistere alla Messa di Natale. Arafat e' il suo nemico da sempre, la personificazione dell'odio arabo verso Israele. Nei suoi confronti comincia un assedio che finira' tre anni dopo con la morte di Arafat, in un ospedale di Parigi. Nello stesso arco di tempo si consuma la metamorfosi politica di Sharon. Il pugno di ferro nei confronti del nemico palestinese si accompagna a una sostanziale revisione dell'idea di espansione "illimitata" di Israele. Cresce il distacco con la componente oltranzista della destra israeliana e, proprio sul tema degli aiuti ai nuovi coloni, matura l'allontanamento da alcuni dei suoi vecchi compagni politici. Il governo cade e nel 2003 Sharon vince le elezioni. A dicembre arriva la svolta: il premier annuncia il "Piano di disimpegno" di tutti gli insediamenti di coloni dalla Striscia di Gaza e di quattro colonie dalla Cisgiordania. Il "falco" sorprende tutti e apre una nuova fase nella politica mediorientale, sulla cui scena la sua figura si staglia solitaria. Nella parte palestinese, dopo la scomparsa di Arafat aumentano le difficolta' nel tenere sotto controllo Hamas. Mahmoud Abbas (Abu Mazen), il nuovo leader dell'Anp, non ha il carisma del precedente leader ma mostra un pragmatismo che a Sharon piace. E agli occhi di quest'ultimo il nuovo capo dei palestinesi non appare compromesso con il terrorismo dei kamikaze che si fanno esplodere nei mercati affollati di israeliani. Nel 2005 il premier israeliano e il leader dell'Anp firmano una tregua. Prosegue, intanto, l'evacuazione dei coloni, caricati a forza sugli autobus in mezzo a una sorta di Intifada israeliana. La svolta, adesso, ha bisogno di un'impronta politica e di una formazione che la incarni come progetto e conquisti nuovi consensi. Sharon lascia il Likud e fonda un nuovo partito, Kadima (Avanti), di orientamento centrista, che i sondaggi davano largamente vincente alle prossime elezioni di marzo. Ma e' gia' un'altra storia. E non sara' lui a scriverla.





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