'La Buona Politica' - Matteo Salvini: la nuova via della Lega
Matteo Salvini. (foto com.) ndr. |
di Cosimo Imbimbo
BARI, 27 GEN. - Matteo Salvini (Milano, 9 marzo 1973) è un giornalista e politico italiano,
parlamentare ed europarlamentare, nonché attuale segretario federale della Lega
Nord. Nel generale naufragio di significati e simboli politici ecco svettare
singolari prese di posizione come quella sul federalismo della Lega che,
illustrata alla solita maniera da Salvini, attuale segretario della Lega
Lombarda e bossiano pentito. E Salvini, come tutti i leghisti, è specializzato
nel non rispondere a nessuna domanda e nel ripetere «la rava e la fava» (come
dicono a Milano) che da vent’anni è sempre la stessa e non ha prodotto
assolutamente niente.
A parte, è ovvio,la porcata elettorale di cui tutti ora dicono di volersi liberare. L’ideale della Lega, da che Bossi e Bossi (e Bossi è sempre Bossi) starebbe tutto nel non pagare le tasse, o pagarne meno di quelli che già ne pagano poche. Secondo Salvini (che ha fatto il classico) ogni lombardo «ci smena» 4000 euro all’anno. Insomma, la teoria è sempre quella che le regioni più ricche mantengono quelle più povere e quindi, tanto vale tagliare il Paese a fette, secondo vere e proprie fasce di reddito, che per i leghisti sono diventate fasce etniche, visto che, per loro, l’unico ethnos (e anche ethos), sono i soldi. Sarebbe come se un vicino di casa più ricco di noi e con un appartamento più grande, sostenesse di mantenerci solo perché paga più spese condominiali e pretendesse perciò di tagliare a pezzi il palazzo, creando spazi riservati ai ricchi e relegando i poveri nelle cantine. E si torna così alla famigerata proposta di vagoni riservati ai milanesi in metropolitana, l’idea che esprime più completamente il pensiero e l’opera di Matteo Salvini O come quando in quel di Bergamo ebbe a dichiarare “Se i clandestini fanno lo sciopero della fame, almeno risparmiamo qualche quattrino: dobbiamo dare alle parole il significato che hanno realmente, quelli che vengono definiti profughi vanno chiamati clandestini e i ministri che li difendono a discapito degli italiani, vadano pure a fare i politici in Africa”. Cecile Kyenge è inutile e chiacchierona – ha aggiunto -. Il nostro obiettivo è avere campi nomadi pari a zero, integrare i rom come vorrebbe la Kyenge è un’ impresa impossibile”.
Matteo Salvini è comunque sicuro che i leghisti non possono essere definiti “cattivi, xenofobi e razzisti”, semplicemente “non vogliamo passare per scemi, chi lavora di più merita di più, e chi non lavora non merita nulla. Siamo solo gente che vuole venga riconosciuto l’impegno di ciascuno”. Ma cosa pretendiamo dalla povertà di sentimenti e razionalità del momento è da accettare "all inclusive". Il suo affettuoso legame col Senatur Bossi a portarlo in politica, una folgorazione, che per Salvini è ancora ''il papà di tutti'', quello che ''ha visto le cose prima degli altri'', non solo sull'indipendenza ma anche sugli effetti dell'euro. Ma il Senatur è anche il maestro da cui ha dovuto emanciparsi, dopo che le divisioni fra il 'cerchio magico' di Gemonio e i 'barbari sognanti' di Maroni avevano trasformato i rapporti nella Lega, ancora prima che arrivassero le inchieste giudiziarie. E cosi Salvini ha cambiato ruolo ma non ha mai però dimenticato l'affetto per Bossi, con cui - ironia - si è trovato a incrociare la spada alle prime primarie padane. Quantunque sveglio ed impetuoso non tralascia aspetti impegnati nell'alveo della cosidetta politica seria: come l'Europa è uno dei punti cardine del programma di Salvini: "Da Torino parte oggi un messaggio di speranza: un’altra Europa è possibile. Gli ospiti presenti qui a Torino sono la speranza del nostro futuro.
Qui è presente l’unica speranza per un’altra Europa fondata su lavoro, sui diritti, sulla nostra cultura, che non si vergogna, che non è schiava di spread, finanza, agenzie di rating. Qui c’è l’unica difesa del lavoro, dell’agricoltura, della pesca e del commercio. Per dirla tutta questa è la via nuova della Lega Nord nonchè quel nuovo che avanza e si agita nelle turbolenti stanze dello strano palazzo della politica.
A parte, è ovvio,la porcata elettorale di cui tutti ora dicono di volersi liberare. L’ideale della Lega, da che Bossi e Bossi (e Bossi è sempre Bossi) starebbe tutto nel non pagare le tasse, o pagarne meno di quelli che già ne pagano poche. Secondo Salvini (che ha fatto il classico) ogni lombardo «ci smena» 4000 euro all’anno. Insomma, la teoria è sempre quella che le regioni più ricche mantengono quelle più povere e quindi, tanto vale tagliare il Paese a fette, secondo vere e proprie fasce di reddito, che per i leghisti sono diventate fasce etniche, visto che, per loro, l’unico ethnos (e anche ethos), sono i soldi. Sarebbe come se un vicino di casa più ricco di noi e con un appartamento più grande, sostenesse di mantenerci solo perché paga più spese condominiali e pretendesse perciò di tagliare a pezzi il palazzo, creando spazi riservati ai ricchi e relegando i poveri nelle cantine. E si torna così alla famigerata proposta di vagoni riservati ai milanesi in metropolitana, l’idea che esprime più completamente il pensiero e l’opera di Matteo Salvini O come quando in quel di Bergamo ebbe a dichiarare “Se i clandestini fanno lo sciopero della fame, almeno risparmiamo qualche quattrino: dobbiamo dare alle parole il significato che hanno realmente, quelli che vengono definiti profughi vanno chiamati clandestini e i ministri che li difendono a discapito degli italiani, vadano pure a fare i politici in Africa”. Cecile Kyenge è inutile e chiacchierona – ha aggiunto -. Il nostro obiettivo è avere campi nomadi pari a zero, integrare i rom come vorrebbe la Kyenge è un’ impresa impossibile”.
Matteo Salvini è comunque sicuro che i leghisti non possono essere definiti “cattivi, xenofobi e razzisti”, semplicemente “non vogliamo passare per scemi, chi lavora di più merita di più, e chi non lavora non merita nulla. Siamo solo gente che vuole venga riconosciuto l’impegno di ciascuno”. Ma cosa pretendiamo dalla povertà di sentimenti e razionalità del momento è da accettare "all inclusive". Il suo affettuoso legame col Senatur Bossi a portarlo in politica, una folgorazione, che per Salvini è ancora ''il papà di tutti'', quello che ''ha visto le cose prima degli altri'', non solo sull'indipendenza ma anche sugli effetti dell'euro. Ma il Senatur è anche il maestro da cui ha dovuto emanciparsi, dopo che le divisioni fra il 'cerchio magico' di Gemonio e i 'barbari sognanti' di Maroni avevano trasformato i rapporti nella Lega, ancora prima che arrivassero le inchieste giudiziarie. E cosi Salvini ha cambiato ruolo ma non ha mai però dimenticato l'affetto per Bossi, con cui - ironia - si è trovato a incrociare la spada alle prime primarie padane. Quantunque sveglio ed impetuoso non tralascia aspetti impegnati nell'alveo della cosidetta politica seria: come l'Europa è uno dei punti cardine del programma di Salvini: "Da Torino parte oggi un messaggio di speranza: un’altra Europa è possibile. Gli ospiti presenti qui a Torino sono la speranza del nostro futuro.
Qui è presente l’unica speranza per un’altra Europa fondata su lavoro, sui diritti, sulla nostra cultura, che non si vergogna, che non è schiava di spread, finanza, agenzie di rating. Qui c’è l’unica difesa del lavoro, dell’agricoltura, della pesca e del commercio. Per dirla tutta questa è la via nuova della Lega Nord nonchè quel nuovo che avanza e si agita nelle turbolenti stanze dello strano palazzo della politica.
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