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'La Buona Politica' - Giorgio Napolitano ovvero la dura vita di un capo

Il Presidente Giorgio Napolitano. (foto com.) ndr.

di Cosimo imbimbo 

BARI, 7 FEB. - Giorgio Napolitano (Napoli, 29 giugno 1925) è un politico italiano, undicesimo e attuale Presidente della Repubblica Italiana, in carica dal 15 maggio 2006. Dall'autunno del 1946 alla primavera del 1948 Giorgio Napolitano fa parte della segreteria del Centro Economico Italiano per il Mezzogiorno presieduto dal senatore Paratore. Partecipa poi attivamente al Movimento per la Rinascita del Mezzogiorno fin dalla sua nascita (dicembre 1947) e per oltre dieci anni. Viene eletto alla Camera dei deputati per la prima volta nel 1953 e ne farà parte tranne che nella IV legislatura - fino al 1996, riconfermato sempre nella circoscrizione di Napoli. 

La sua attività parlamentare si svolge nella fase iniziale in seno alla Commissione Bilancio e Partecipazioni Statali, concentrandosi - anche nei dibattiti in Assemblea - sui problemi dello sviluppo del Mezzogiorno e sui temi della politica economica nazionale. Nella VIII (dal 1981) e nella IX Legislatura (fino al 1986) è Presidente del Gruppo dei deputati comunisti. Negli anni '80 si impegna sui problemi della politica internazionale ed europea, sia nella Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati, sia come membro (1984-1992 e 1994-1996) della delegazione italiana all'Assemblea dell'Atlantico del Nord, sia attraverso molteplici iniziative di carattere politico e culturale. Già a partire dagli anni '70 svolge vaste attività di conferenze all'estero: negli istituti di politica internazionale in Gran Bretagna e in Germania, presso numerose Università degli Stati Uniti (Harvard, Princeton, Yale, Chicago, Berkeley, SAIS e CSIS di Washington). Nell'XI legislatura, il 3 giugno 1992, Giorgio Napolitano viene eletto Presidente della Camera dei deputati, restando in carica fino alla conclusione della legislatura nell'aprile del 1994. Nella transizione verso la socialdemocrazia europea Napolitano fu uno degli esponenti della corrente moderata e socialdemocratica del PCI. Nel 1989 fu Ministro degli Esteri nel governo-ombra del PCI, da cui si dimise all'indomani del congresso di Rimini, in cui si dichiarò favorevole alla trasformazione in Partito Democratico della Sinistra. 

In piena guerra del Golfo, fece un viaggio in Israele, riportando le posizioni del partito comunista verso una maggiore attenzione alle istanze della comunità ebraica. Da Re Giorgio come affettuosamente lo chiamano molti italiani ed in modo particolare, IL NEW YORK TIMES, in questo periodo ama ripercorre le tappe del suo lungo cammino presidenziale. Parlando della scelta di Monti di candidarsi a premier, Napolitano disse: «Il senatore Monti ha compiuto una libera scelta di iniziativa programmatica e di impegno politico. Egli non poteva candidarsi al parlamento, facendone già parte come senatore a vita. Poteva, e l'ha fatto - non è il primo caso nella nostra storia recente - patrocinare, dopo aver presieduto un governo tecnico, una nuova entità politico-elettorale, che prenderà parte alla competizione al pari degli altri schieramenti. D'altronde non c'è nel nostro ordinamento costituzionale l'elezione diretta del primo ministro, del capo del governo». Poi le poche o le tante ombre considerando l' autorizzazione all'emanazione del cosidetto decreto Milleproroghe diviso in due decreti legge. I due decreti conterranno rispettivamente Disposizioni di carattere finanziario indifferibili finalizzate a garantire la funzionalità di enti locali, la realizzazione di misure in tema di infrastrutture, trasporti ed opere pubbliche nonché a consentire interventi in favore di popolazioni colpite da calamità naturalì, mentre il secondo decreto, la cui emenazione è stata autorizzata da Napolitano, concerne la Proroga di termini previsti da disposizioni legislative. 

Boccone amaro per l'opinione pubblica tutta. Spunti significativi li troviamo nella giungla dell'illecito amministrativo. Ad un attento esame degli ultimi fatti di malcostume si nota, però, che il circoscriverli e il suddividerli come fatto da Napolitano non permette di osservarli e quindi di leggerli nel loro disastroso contesto. Partiamo dallo scandalo Fiorito che ha fatto dimettere Renata Polverini dalla presidenza della regione Lazio e che sta minando l’esistenza del Pdl laziale. Leggendo infatti le carte dell’inchiesta, le interviste agli interessati e le indiscrezioni della stampa emerge che l’uso spavaldo e forse illecito – saranno i giudici a stabilirlo – dei contributi pubblici da parte dell’ex tesoriere rientra(va) in un una precisa concezione dei soldi presente all’interno della politica. Ed è proprio qui il punto che sfugge nella lettura di Napolitano delle vicende suddette. Parlano infatti di “episodi” e “fenomeni” quando invece la parola da utilizzare sarebbe “sistema”. Si nota una smisurata propensione allo strumento dell'alta diplomazia di cui Re Giorgio da sempre ha fatto orgoglioso e utile sfoggio. Comunque la sua longeva attività politica è costellata di sano ed articolata impegno nell'alta sfera governativa nonché di severo diplomatico negli assetti ed equilibri politici internazionali. Napolitano capo di stato ha saputo interpretare il proprio mandato istituzionale nel modo più proattivo, avendo giocato un ruolo di primo piano in occasione di un momento particolarmente delicato, nella vita politica italiana. 

Il Presidente della Repubblica diede infatti l'impulso decisivo alla creazione del Governo guidato da Mario Monti, nel novembre 2011. Il New York Times, a tal proposito, gli attribuì il soprannome di "Re Giorgio", con un chiaro riferimento a Re Giorgio VI del Regno Unito, per la sua "maestosa" difesa delle istituzioni democratiche italiane, anche al di là delle strette prerogative presidenziali. Non c'è che dire: proprio dura la vita da capo.





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