Estero. Ruanda, vent'anni fa lo sterminio di massa dei Tutsi
Immagini di genocidio in Ruanda. (foto Agi) ndr. |
di Redazione
ROMA, 7 APR. (AGI) - Era il 1994 quando ci fu il genocidio in Ruanda, uno dei piu' sanguinosi episodi della storia del XX secolo. Furono massacrate 800.000 persone a colpi di armi da fuoco, machete e bastoni chiodati. Migliaia le vedove, molte stuprate e oggi sieropositive. 400.000 i bambini rimasti orfani, 85.000 dei quali sono diventati capifamiglia.
Lo sterminio di massa avvenne in soli 100 giorni: dal 6 aprile al 16 luglio. Circa 20.000 tra militari, ministri, sindaci, giornalisti e prefetti sono considerati i pianificatori del genocidio; 250.000 i carnefici e altrettanti 250.000 le persone implicate. Le vittime furono civili della minoranza Tutsi e degli Hutu moderati. A questi ultimi facevano capo i due gruppi paramilitari responsabili della strage, Interahamwe e Impuzamugambi. Tutsi e Hutu facevano parte dello stesso ceppo etnico culturale Bantu; la differenza tra i due gruppi era solo di clan o di stato sociale, non aveva alcuna connotazione razziale. Tutsi, infatti, sono da sempre stati una minoranza costituita da ricchi proprietari terrieri, mentre gli Hutu, malgrado fossero numericamente superiori, hanno da sempre avuto un ruolo sociale inferiore. Il genocidio termino' col rovesciamento del governo Hutu e la presa del potere, nel luglio del 1994, dell'FPR, il Fronte Patriottico Ruandese.
Tutto ebbe inizio il 6 aprile, quando l'aereo presidenziale Juvenal Habyarimana, al potere con un governo dittatoriale dal 1973, venne abbattuto da un missile in fase di atterraggio a Kigali.
Ancora oggi non si sa chi e' stato a lanciarlo. Tra le ipotesi piu' accreditate, a compiere l'attentato furono le frange estremiste del partito presidenziale che non accettavano la ratificazione di un accordo o l'FPR che era convinto che il suo ruolo negli eventi sarebbe stato marginale. Il 7 aprile iniziarono i massacri e l'eliminazione fisica della popolazione tutsi e dell'opposizione democratica da parte della Guardia Presidenziale, dei miliziani dell'ex partito unico (Movimento Rivoluzionario Nazionale per lo sviluppo) e dei giovani Hutu. A comunicare l'inizio delle ostilita', l'unica radio non sabotata, l'RTLM di proprieta' del governo estremista Hutu, che incitava a seviziare e a "uccidere gli scarafaggi tutsi".
BAN KI-MOON, UNA VERGOGNA PER L'ONU NON AVER FERMATO GENOCIDIO
Le Nazioni Unite portano ancora addosso "la vergogna" per non aver agito contro il genocidio in Ruanda: e' il 'mea culpa' recitato dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, partecipando alla cerimonia commemorativa a Kigali per i 20 anni dalla tragedia che inghiotti' piu' di 800mila vite. "Molti esponenti delle Nazioni Unite e altri hanno mostrato un coraggio straordinario", ha osservato Ban, "ma avremmo dovuto, e potuto, fare molto di piu'". "In Ruanda le truppe sono state ritirate quando servivano di piu'", ha ricordato il numero uno del Palazzo di Vetro, accostando quel dramma al massacro di Srebrenica, perpetrato in zone dichiarate sicure dai caschi blu.
RUANDA: ALTA TENSIONE CON FRANCIA; ESCLUSO L'AMBASCIATORE
L'ambasciatore francese in Ruanda ha reso noto che gli e' stato impedito di partecipare alle cerimonie di commemorazione in Ruanda per il ventennale del genocidio. "Ieri sera il ministero degli Esteri mi ha telefonato per informarmi che sono piu' accreditato alle cerimonie", ha dichiarato.
La tensione diplomatica tra Francia e Ruanda rimane alta dopo che il presidente Paul Kagame sabato ha accusato Parigi di aver partecipato al genocidio; e il giorno dopo, domenica, il ministro degli Esteri ruandese ha rincarato la dose sostenendo che la Francia "deve affrontare la difficile verita', la verita' di essere vicino a chi e' associato al genocidio".
BALLADUR, ACCUSE A FRANCIA "MENZOGNE STRUMENTALI"
"Menzogne strumentali": cosi' l'ex premier francese, Edouard Balladur, ha definito le accuse contro la Francia lanciate dal presidente ruandese, Paul Kagame, in merito al genocidio avvenuto vent'anni fa nel Paese africano. Intervenendo su Paris 1, Balladur, che era primo ministro all'epoca dei fatti, ha voluto sottolineare che "la Francia non e' complice con il genocidio, al contrario e' stata la sola tra tutti i Paesi del mondo a prendere l'iniziativa di organizzare un'operazione umanitaria per evitare un massacro generalizzato".
Balladur ha quindi puntato il dito contro lo stesso Kagame, accusandolo di "cercare incessantemente di chiamare in causa la Francia dal momento che lui stesso non e' riuscito in vent'anni a tenere insieme il popolo ruandese".
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