Bari. La Leggenda del Pallavolista Volante: Andrea Zorzi superstar che racconta sè stesso
Andrea Zorzi e Beatrice Visibelli. (foto GM) ndr. |
di Romolo Ricapito
BARI, 7 MAG. - E' andato in scena al Teatro Nuovo Palazzo di Bari l'atto unico di 70 minuti "La leggenda del Pallavolista Volante", messo in scena dalla Compagnia d'Imbarco, per la regia di Nicola Zavagli.
Protagonisti assoluti sono Andrea Zorzi e Beatrice Visibelli, quest'ultima facente parte della stessa fiorentina Compagnia d'Imbarco.
Zorzi è stato un campione di pallavolo, attualmente diventato commentatore sportivo e giornalista.
Lo spettacolo rimanda nel suo incipit al teatro classico, anche nei movimenti ieratici dei due protagonisti.
Vengono declamati immediatamente i dati biografici di Zorzi, detto anche Zorro : la nascita nel veneziano, a Noale, la crescita a Chirignago. Figlio di un'infermiera, operatrice presso una clinica psichiatrica e di un flautista, cresce presso la fattoria di amici di famiglia, i Volpato.
La famiglia si era precedentemente trasferita in Australia, subendo anche il razzismo degli autocnoni. I genitori si sposano nel 1963, per tornare negli anni Settanta in patria. E' la storia di una famiglia medio-borghese che viaggia in 850 durante gli anni Settanta, in gite tipiche del decennio immediatamente successivo a quello del Boom economico.
Andrea Zorzi, educazione cattolica, si forma in un piccolo ambiente dove tutti votano Dc.
La sua recitazione un po' impacciata, scolastica ( ma sincera e naturalistica) crea un'empatia col pubblico, mentre la partner scenica ha una funzione narrativa e declamatoria.
Cresciuto con il complesso dell'altezza ( è alto più di 2 metri!) Zorzi si diploma al liceo classico di Castelfranco Veneto.
Le scenografie dello show sono minimaliste, illuminate da luci colorate che si avvicendano rapide, contrassegnando i vari accadimenti biografici di Zorzi (scene di Nicolò Ghio, luci di Nuccio Bonechi).
Lo show sconta però, a lungo andare, il difetto di produrre una certa staticità, originata non tanto dalla legnosità di Zorzi, ma dall'handicap, comune agli spettacoli con soltanto uno o due attori in scena (ad esempio gli one man show) i quali necessariamente, per supplire all'assenza di altri elementi fisici, svolgono un ruolo predominante, con la pronuncia di monologhi a volte prolissi, mentre in questo caso i due protagonisti interagiscono poco tra loro, andandosene in giro per il palco ognuno per conto proprio.
Ad ogni modo, Zorzi è davvero di una simpatia travolgente e questo integra, o perlopiù supplisce, alle carenza artistiche precedentemente elencate.
Inoltre, Beatrice Visibelli risulta un po' troppo invadente, nel tentativo di offrire una performance più in linea con i canoni del teatro tradizionale.
Qualche eco di Fellini è riprodotto in due accenni musicali: in questo contesto i due attori sembrano Zampanò- Anthony Quinn e Gelsomina- Giulietta Masina in una reminiscenza di La Strada.
Zorzi sposerà Giulia, una ginnasta ritmica alla sua seconda Olimpiade, di un anno più vecchia : la coppia avrà un unico figlio. Il matrimonio si concluderà con una brusca separazione, originata dai troppi impegni del Campione. Ma i due si riconcilieranno qualche tempo dopo...
Suggestive le scene al buio, quando le sagome nere degli attori si stagliano sul palco, ad esempio col contrasto del rosso scarlatto.
La rivalità con gli avversari di pallacanestro, la vittoria al Campionato del Mondo della Nazionale italiana , il conseguente interesse col supporto economico di Berlusconi, Gardini e Benetton completano il tutto, corredato con l'elencazione delle infinite medaglie d'oro vinte da Zorzi e compagni. L'atleta, fuoriuscito abbastanza precocemente dall'agonismo, si trasforma in commentatore e giornalista per Sky.
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