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Libri. "Marguerite" di Sandra Petrignani, presentato a Bari presso il "Dolceamaro"

La copertina del libro. (foto) ndr.
"La Duras era una ribelle conviveva con due uomini e si legò con un gay!"

di Romolo Ricapito

BARI, 31 MAG. -  Presentato presso il caffè Dolceamaro (Caffè d'Arte) che svolge anche la funzione di "Presidio del Libro" il nuovo libro di Sandra Petrignani edito da Neri Pozza , dal titolo Marguerite. La scrittrice è un'affezionata ospite del Dolceamaro, avendo presentato nella stessa sede altri due suoi romanzi, tra cui il recente Addio a Roma. L'occasione è stata importante, perché questa biografia "romanzata" è un grande successo, ma anche per ricordare i 100 anni dalla nascita della Duras (Saigon, 4 aprile 1914). "Marguerite" è un compendio che unisce tutti i tratti specifici di questa letterata, ovvero i temi ricorrenti della sua personalità , cioè quelli che hanno ispirato la sua intera produzione: amore, sangue , morte, rapporti burrascosi coi genitori . Marina Losappio Triggiani ha ricordato la recensione di Oscar Iarussi (amico del Caffè d'Arte) sulla Gazzetta del Mezzogiorno, l'ultima però di una lunga serie che ha coinvolto i principali quotidiani nazionali. Nell'introduzione, si è ricordato anche il collegamento della Duras con il cinema: sceneggiò il famoso capolavoro di Alain Resnais "Hiroshima Mon Amour", (candidatura all'Oscar come sceneggiatura originale nel 1961), ma fu anche una valida regista. All'incontro ha dato il suo apprezzato apporto la professoressa Milly Ferrandes, francesista dell'Università di Bari, che ha letto alcune pagine del romanzo. riguardanti in particolare la giovinezza della Duras. Nel testo, si descrive la celebre scrittrice come "una giovane dai capelli dal colore indefinito e dal corpo sgraziato": Duras si sentiva brutta, immaginando che tutti criticassero il suo aspetto. Seduta sulla poltroncina di paglia di un cinema di Saigon, si abbandonava a una forma particolare e solitaria di appagamento, partecipando emotivamente alle vicende amorose dei personaggi femminili. La Duras rivelò il suo precoce talento alla madre, dicendole che desiderava dedicare l'intera sua esistenza alla scrittura. La figura materna in Duras è pregnante: come ha ricordato Sandra Petrignani, la si ritrova in opere come La Diga sul Pacifico. La storia di Marie Legrand è tormentata e affascinante come quella della stessa Marguerite: vedova di un insegnante stabilitosi con la famiglia nelle colonie francesi e poi ammalatosi di paludismo, si ritrova da sola e per di più terrorizzata dalla miseria. Quella miseria che vedeva intorno a sé in terra di Indocina, timorosa che potesse "contaminarla"... Marie si buttò quindi in un'ardita avventura imprenditoriale, ottenendo in concessione dal catasto un grande appezzamento di terreno situato in Cambogia. Dopo varie peripezie e la costruzione di una diga che preservasse il raccolto del riso dalle inondazioni, divenne ricca tornando in Francia da trionfatrice, acquistando finanche un castello sulla Loira. Questo personaggio è all'origine però delle umiliazioni di Marguerite, che ne avvertiva la distanza, non sentendosi da esso particolarmente amata ma anzi, addirittura rifiutata . Il disagio si accentò nella maturità, portando la Duras a diventare un'alcolista e a reagire agli stimoli esterni e ai contatti umani con una forma esteriore di gratuita arroganza. Maestra di stile, la scrittrice creò un look particolare, fatto di maglioni dal collo alto , corte gonnelline e scarpe basse. Il libro della Petrignani è tutto impostato sulla non corrispondenza nell'affetto (nella opinione della Duras) con Marie . La prof Ferrandes ha stabilito che il cognome Duras si pronuncia con la s finale , anche perché dicendo invece "Durà" (molti lettori e studiosi sbagliano) ha un'accezione offensiva (in francese significherebbe "appartenente al topo"). Il libro è diviso in tre sezioni (Nené, Margot, Duras) corrispondenti alle tre età del personaggio: giovinezza, età matura, vecchiaia. "Il mio libro è un racconto non cronologico, ma lavorato su dei flash back -lo ha definito Petrignani. Questo metodo è il mio sistema per essere il più possibile fedele alla scrittrice. Per apprezzare questa controversa artista, occorre lasciarsi andare e sentirla "dentro" fino in fondo. Mentre in "Addio a Roma" contava la fisicità dei luoghi, qui è più importante la persona, che conduce ai luoghi stessi. Della Duras-ha continuato- mi piace il suo rifuggire dal considerarsi (ed essere considerata) un'intellettuale. In ciò mi riconosco: dunque il mio è un libro scritto in una sorta di "consonanza medianica". Di Duras è stato ricordato il rapporto con il Partito Comunista Francese e con celebri intellettuali come Jean-Paul Sartre e l'italiano Elio Vittorini. Il Partito Comunista la bandì in quanto la considerò un'eretica ninfomane (conviveva con due amanti ). Marguerite amava prendere gli uomini per la gola, cucinando deliziosi piatti orientali, ma la sua anima era dolente, consapevole della parte oscura dell'esistenza. Ella infatti crebbe influenzata dai mendicanti e dai malati che popolavano le povere strade dell'Indocina. Della Duras infine è stato ricordato che si legò sentimentalmente a un gay e che difese una matricida, attirandosi un vespaio di critiche. Romolo Ricapito ha chiesto a Sandra Petrignani qualcosa in più sulla Duras: "Marguerite fu sempre considerata in vita come un personaggio "contro", fatto che mi piace molto di lei- ha detto l'autrice. Ma era sempre dalla parte della giovinezza, perché era una ribelle. Questo è il suo tratto più attuale, quello che la dovrebbe rendere interessante agli occhi delle giovani generazioni. Ciò che non mi piace di lei è la sua durezza, a volte gratuita.La scrittura non è sempre decifrabile, ma occorre provare a farlo, perché i suoi componimenti sono spesso brevi. Sì, lei era molto fastidiosa, feroce e si rese protagonista di episodi di reale cattiveria . Tutto ciò , però, perché subì molte umiliazioni nel corso della sua giovinezza."





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