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Michele Cucuzza: con Luigi di Cicco, coautore di 'Gramigna', riceve i ragazzi di Scampia

La copertina del libro. (foto) ndr.

di Romolo Ricapito 

BARI,  15 MAG. - Gramigna, scritto da Michele Cucuzza con Luigi Di Cicco, Piemme, 14 e 50 euro , è uno dei libri-testimonianza più interessanti pubblicati nella stagione letteraria 2013-2014. Il volume ha come sottotitolo "Storia di un ragazzo in fuga dalla camorra". I due autori hanno intrapreso un lungo giro per l'Italia per far conoscere quest'opera-verità al grosso pubblico, con incontri in librerie, istituzioni come la Camera dei Deputati (sala stampa) , programmi radiofonici ("Citofonare Cuccarini") e molti altri , ad esempio "La Vita in Diretta" in televisione su Rai Uno. "Gramigna"- fondamentalmente un grido di denuncia e insieme di riscatto dal malaffare, che si attua abbracciando una vita onesta a dispetto di un'ambiente culturale deviato perché votato all'adesione alla criminalità organizzata campana , adesso svolge anche un ruolo educativo nell'interesse dei più giovani. "Il tredici maggio ho presentato il libro a Fondi,(Lt)-ha dichiarato Michele Cucuzza a Romolo Ricapito,. "con centinaia di studenti riuniti in una palestra a far domande e considerazioni. Un incontro molto significativo per i giovani che hanno bisogno di testimonianze positive che li orientino". E ancora, continua Cucuzza, " il 22 maggio i ragazzi di Scampia, prima di salire a Civitavecchia, sulla nave antimafia diretta in Sicilia ,andranno a trovare nel suo bar Luigi Di Cicco. Ci sarò anch'io naturalmente. Appuntamento il 22 maggio alle 10.30 del mattino sotto la statua dei due innamorati, lungomare di Civitavecchia. Aspettiamo tutti gli interessati. Grazie !" Dopo la testimonianza del popolare giornalista e conduttore, ex "mezzobusto "del Tg2 , per ben 10 anni presentatore di La Vita in Diretta su Rai Uno, format che continua ancora oggi con Franco Di Mare e Paola Perego, già autore di numerosi libri come "Ma il Cielo è sempre più blu", del 2006, edito da Edit. Riuniti ( anch'esso un saggio di denuncia , questa volta contro la n'drangheta , da parte di giovani calabresi) vediamo nello specifico di che cosa tratta "Gramigna" .Michele Cucuzza dà voce a Luigi Di Cicco ( figlio di un boss camorrista ergastolano) che racconta la sua storia recante il sottotitolo " vita di un ragazzo in fuga dalla camorra", dall'infanzia alla maturità. L'affetto del padre, nonostante la reclusione, l'esempio delle istituzioni (insegnanti, la leva obbligatoria...) unitamente alla "non diffidenza" del mondo esterno, nella fattispecie la famiglia della prima fidanzata e poi della donna che sposerà, faranno sentire il giovane meno emarginato , consapevole ormai che egli non è completamente solo. Ma, soprattutto, Di Cicco non ripercorre i passi del genitore, pur cosciente di potere avere accesso a molti privilegi e alla "considerazione" dovuta al figlio di un boss, in quanto è convinto che il conto da pagare sarebbe troppo alto, nel caso di una sua deviazione dalla legalità . Il libro è importante anche perché attesta l'emarginazione sociale dei parenti dei malavitosi : scansati dai coetanei ( i cui genitori benpensanti cercano di allontanare da quelle famiglie contigue al malaffare) anche se il protagonista (figlio di un capo camorrista, si diceva ) è soltanto vittima di tante concause sfortunate. A fronte di un "rispetto" di facciata, esiste infatti una società civile che, non approvando chi segue strade infide, tende a tenersi al di fuori da qualsiasi contatto con i "parenti di". Anche Michele Cucuzza non era al corrente dei trascorsi di Luigi Di Cicco: il giovane glieli ha rivelati quando tra loro si era già da tempo stabilita un'amicizia. Da qui è partita la richiesta di aiuto per concepire insieme un libro che è una importante testimonianza di salvezza da un mondo circoscritto e destinato ad essere sconfitto , forse un po' retorica verso il finale; ma si tratta inevitabilmente dell'orgoglio di chi ce l'ha fatta, ottenendo dei lavori inizialmente brevi e non continuativi , per poi approdare nella gestione a Civitavecchia di un bar -ristorante , contemporaneamente all'inserimento in una comunità laziale, diversa anni luce da quella campana di origine. Per il resto si nota come pure in un contesto di parenti di affiliati ai clan, sopravvivano valori come il rispetto degli altri, il matrimonio, la famiglia. E Di Cicco chiarisce verso l'inizio del volume che negli anni Ottanta la malavita aveva un "codice" morale che adesso non è più rispettato.





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