Cinema. Pane e Burlesque: Sabrina Impacciatore mattatrice. Ma il film non convince
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Sabrina Impacciatore. (foto) ndr. |
di Romolo Ricapito
BARI, 4 GIU. - Nelle sale Pane e Burlesque della regista Manuela Tempesta, che lo ha anche co-sceneggiato con Michele Andreozzi.
Trattasi di una commedia con velleità di indagine di costume sulla crisi economica che colpisce il profondo Sud Italia.
Ambientata a Monopoli, narra di una merceria con annessa sartoria, gestite da Matilde (una Laura Chiatti in versione dimessa) assieme al marito Vincenzo , interpretato da un sobrio Edoardo Leo. La normalità della coppia viene scalfita da un'esuberante Sabrina Impacciatore nel ruolo di Giovanna, una cugina dell'uomo, tornata in paese per alienare le proprietà ereditate dal padre, tra cui una fabbrichetta di porcellane .
La donna è una cultrice del burlesque, arte praticata in spettacoli da quattro soldi assieme a un trio di ragazze più giovani di lei che si porta dietro, le Dyvettes.
L'arrivo delle soubrette è accolto dall'intero paese più che da diffidenza, da autentico disprezzo: "mignotte" è l'appellativo più gentile a loro attribuito, anche se esso è un termine d'uso più nel Lazio che in terra di Puglia .
Quello descritto è un sud arcaico, retrogrado, che reagisce alla diversità sulla falsariga di opere viste e straviste come Il Ciclone di Pieraccioni (che era girato nella campagna toscana) , laddove una realtà chiusa di provincia vede inserirsi al suo interno, di forza, l'elemento estraneo, esotico, qui rappresentato appunto dal burlesque.
Il sud è visto come un mondo brutto, ricco di stereotipi volgarotti, sottocultura e personaggi cafoni, per niente evoluti, che nemmeno negli anni Cinquanta avrebbero popolato qualche filmetto di serie B con Tina Pica. Ma il guaio è che siamo nel 2014.
E' patetica la scena dove Mimi la Petite (Impacciatore) parla in francese al bar del paese, per darsi "arie" continentali.
E' da subito evidente che il film si avvantaggia delle qualità istrioniche di Sabrina Impacciatore, qui a suo agio come non mai, nella migliore interpretazione della sua carriera.
L'Impacciatore si esibisce anche in numeri di danza e canto (Onda su Onda di Bruno Lauzi) ma questo non basta a salvare il film, neppure la buona prova di Edoardo Leo.
Tra le perle della sceneggiatura , quella dei concittadini "bacchettoni che ti guardano il culo", mentre un senso di fastidio si avverte a metà , causato dall'inutilità e anche dallo squallore di molte scene, usate come puro riempitivo.
La satira di costume fallisce, perché falsa e razzisticamente schierata verso i difetti che il nord ci attribuisce da sempre: meridionali bigotti, voyeur, che passano il tempo a spettegolare e a non far nulla seduti al bar del paese.
La tv ha un ruolo (come in altre pellicole di questo periodo, ad esempio in Le Meraviglie di Alice Rohrwacher ) legittimante e che unisce: quello che non viene accettato- se facente parte della realtà di tutti i giorni e quindi respinto senza pietà - viene accolto acriticamente nel caso magari sia l'ingrediente di qualche show televisivo nazional- popolare,
Interessante la scena dove l' Impacciatore si esibisce in un sofferto monologo davanti ai rappresentanti più autorevoli del paese, rivelando un imbarazzante segreto di famiglia.
Marco Bonini è fuori posto come ballerino-manichino che ha un debole per Mimi la Petite. C'è una partecipazione dell'attrice barese Mariolina De Fano, che recita la parte della comare pettegola del paese.
Laura Chiatti si esibisce nel finale in "L'amore verrà "assieme a Sabrina Impacciatore, versione tradotta del celebre pezzo You can't hurry love.
Il film è co-finanziato da Apulia Fiilm Commission, il che è opinabile, visti i messaggi non propriamente favorevoli alla cultura del meridione d'Italia.
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