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Foggia. Uno, trino… un ominicchio

Cerbero, uno e trino. (foto) ndr.

di Nico Baratta

FOGGIA, 02 GIU. - La prima tornata elettorale si è conclusa. Non tutto è andato per il verso giusto. Chi ha preso voti –anche più di quelli attesi-, chi li ha persi per strada, chi non se li trova, chi li aveva per certi e poi son svaniti in quel limbo, studiato e poi applicato ad hoc, che segue il dopo scrutinio, tant’è che gli ammanchi di voti non è un dato ascrivibile solo al non voto, bensì alla trascrizione, purtroppo.
Tutti sappiamo come funziona e puntualmente chi dovrebbe sovraintendere all’ultima fase, la più delicata, diventa latitante. Ci saranno ricorsi al TAR ma, come sempre e purtroppo, tutto svanirà come una bolla si sapone. Se solo si riuscisse a nominare scrutatori sorteggiati e non indicati dai partiti e dai candidati forse al TAR arriverebbero meno ricorsi. L’eterno dilemma…
Ora, però, c’è la seconda tornata, quella del ballottaggio e le sue fasi critiche, delicate, determinanti e “inciucianti”. Tralasciando le prime tre fasi, la quarta, l’inciucio ovviamente non formale, farà emergere l’aspetto più importante della politica: la credibilità.
Come si fa a rendere credibile la politica se poi a farla son sempre persone che, più agili dei saltimbanchi, si ritrovano in più aree politiche e con più presenze?
Eppure un romanzo del 1960 scritto dal grande Sciascia, “Il giorno della civetta”, spiega inequivocabilmente cosa sta accadendo anche da queste parti, corroborato da scelte di candidati che oltre a essere uomini -oggi anche donne-, vecchi/e e giovani, rispecchiano l’identità dei mezz’uomini –anche mezze donne-, degli ominicchi, dei pigliainculo e dei quaquaraquà.
Oggigiorno c’è qualcuno –anche più di qualcuno- che nello scenario politico locale -e mi fermo qui- è uno e trino; per me oggi è ominicchio, con buone possibilità di arrivare al quaquaraquà. E con lui chi lo segue, scodinzolando al comando e ripetendo al suo popolo –solo al suo- «Ci siamo ripresi la città». A me pare un'affermazione non propriamente morale, figuriamoci se definirla etica. Una città si amministra, non si comanda!
Un amico che stimo ma che politicamente non è della mia parte – ma lo stimo ugualmente poiché è la persona che metto in primo piano e l’amico merita tutto il mio rispetto- mi ha detto che «Cantava Gaber: "Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...”». Ebbene credo che questa domanda dovrebbe essere posta a chi si proclama falsamente dietro questi ideali che segue solo per opportunità. Io almeno sono coerente e accetto vittorie e sconfitte, e sono un innamorato della politica, quella degli ideali, dell’etica, dei valori per il Bene Comune e non per il potere Privato e Personale. Non sono uno che eletto dal popolo in un partito di sinistra stringe patti col centro e si offre alla destra per opportunismo che vuol dire potere, meretricio perlopiù. Tuttavia il problema è sempre li, celato dietro il candidato sindaco, da chi muove i fili dietro di lui. Appunto l’uno e trino che per me è ominicchio, e con lui chi ha ottenuto tanto a scapito di altri meno quotati ma più nobili di cuore e di mente.
Mi credete se vi dico che ogni qual volta che ascolto “Ma il cielo è sempre più blu”, di Rino Gaetano,  mi vien voglia di gridare ai politici - e chi si attesta tale senza aver fatto nulla o non esser stato votato e chi ha ricevuto voti attraverso la trascrizione di un registro e non dall'esito dell'urna o averli ottenuti da strane alchimie tali da superare le aspettative anche non attese- «Andate tutti a casa e dedicatevi ai vostri cari piuttosto che ai nostri?». La Buona Politica – lo ripeto- è fatta da Persone Buone per il Bene Comune e non Privato e Personale. Foggia non vi appartiene: è di tutti i foggiani!!! Quell’estate del 1975 Rino fu profeta in patria, pur vivendo in un’Italia abbondantemente colpita da metastasi politiche.
Ritornando al titolo del pezzo che ho scritto, il “qualcuno” di cui parlo ha funzioni politiche di spessore. Lo chiamo “qualcuno” perché se lo chiamassi “nessuno” altri potrebbero confonderne il significato assoggettandolo all’epico “odisseico Nessuno” e francamente etichettarlo con così tanta importanza è un insulto alla cultura, alla storia, seppur epica e fantastica.
Uno, trino, direi mezzo, un ominicchio. Uno che soggiace “quatto quatto” nel suo alveo politico-partitico. Lo fa astutamente durante il mandato elettivo per poi svegliarsi dal letargo e salutare il popolo, scoprendo l’acqua calda. Quell’acqua rimasta a giacere per mesi, anzi anni, in un cassetto di un ente pubblico e che dovrebbe servire al Bene Comune e non per fini privati e personali. Ovviamente quell’acqua è diventata torbida, ma pur sempre utile per crediti elettorali.
Ed allora, lo ribadisco, come si può essere coerente, perciò credibile, se un politico si crea un partito tutto suo, semmai locale, collocato in un’area ben precisa dello scenario politico italiano, e poi si fa eleggere – oggi è carica- in un’altra area collocata in un alveo più estremo, e poi si presenta alle elezioni rispettivamente in un’altra area più moderata e in un’altra più estrema?
È accaduto, sta accadendo, accadrà, grazie a chi oggi vota, sostenendo il suo pupillo e candidati affini, che hanno fatto il pieno di voti, di consensi usciti dai numeri di registri, chissà dalle urne. Mah… Consensi che hanno fatto sbarrare gli occhi perfino ai candidati, increduli ma consapevoli, che determineranno il futuro di una città, di per se già disastrata.
Foggiani volete davvero che in politica cambi qualcosa?
Iniziate a votare le persone giuste, quelle coerenti, quelle che nel bene e nel male rimangono fedeli a un’area dello scenario politico italiano, quelle ancorate ad un’ideologia, non più fondamentale purtroppo, ma importante, votate quelle persone che credono ai valori che contraddistinguono l’area politica d’appartenenza e principalmente credono nella legalità, nell’etica.
Fra qualche ora quel che ho scritto diventerà realtà e sarà tutto più chiaro. Lo è celatamente anche ora. Le carte saranno scoperte –qualcuna lo è anche oggi- e con esse i giochi dietro le quinte. Personalmente #perunafoggiamigliore questa gente, “qualcuno” che sia, dovrebbe rimanere a casa e con loro, e/o lui, chi lo segue o fa parte di una lista di quel “qualcuno”. Quel “qualcuno” che non è mai apparso è l’artefice di tutto, il manovratore, forse anche il finanziatore di campagne elettorali da grossi numeri.
Foggia non può più essere soggiogata da questi incantatori di serpenti. Molti foggiani devono svegliarsi da quel torpore diventato ormai letargo indotto da promesse “fatue”, promesse che si ripetono ad ogni elezione, spesso a suon di fantomatici posti di lavoro, festini e adunate in luoghi ristretti. Promesse che poi si rivelano, come sempre, fumo negli occhi.
La “dicotomia” di qualcuno è sciatteria politica, che rasenta la legalità, a volte sconfinandola e senza che altri la boccino e la sanzionino.
Amiche e amici, elettrici ed elettori, foggiane e foggiani, ricordatevi che un posto di lavoro non può darvelo nessuno, figuriamoci chi in campagna elettorale ve lo promette. Purtroppo è già tardi poiché molti c’hanno creduto e lo continuano a fare da anni. Nel frattempo a qualche candidato mancano i voti e un altro magicamente se li trova.
Ricordatevi che non c’è la vecchia e nuova politica, bensì la buona e cattiva politica. La Buona Politica la fanno le Persone Buone. Già, è vero, come distinguerle queste persone? Iniziate a valutare ciò che hanno fatto anzitempo le elezioni, senza pretese, contribuendo al bene pubblico e non privato e personale.
Aprite gli occhi!

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