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'La Buona Politica' - Movimento 5 Stelle: crollo o flop che si continui a parlare di loro

Il logo del M5S. (foto com.) ndr.

di Cosimo Imbimbo 

BARI, 16 GIU. - Le voci si rincorrono da giorni: il gradimento per il Movimento 5 Stelle sta crollando (conquista di nuovi sindaci a parte). Ma se poi si guardano i numeri, l’idea che il boom del partito di Beppe Grillo sia finito sembra più frutto del buon senso che dei sondaggi. Un dato allarmante che svela anche come in realtà “l’alternativa Grillo” abbia deluso e non poco le aspettative degli italiani. 

E’ del Movimento 5 Stelle, infatti, il sorprendente flop elettorale. Hanno finalmente un nome e un cognome, gli «sconosciuti» che Grillo ha lanciato nella mischia delle Europee: nove donne e otto uomini, in tutto 17 europarlamentari, che il Capo presenta così sul suo blog: «Giovani, laureati, imprenditori e liberi professionisti, c’è chi ha il master, chi due lauree, chi parla due lingue e chi ne parla tre o quattro. Tutti incensurati e sconosciuti alla procure». Due giorni dopo il voto, però, il movimento è ancora sotto botta. Nonostante che dall’alto venga un messaggio consolatorio. Scrive il gruppo M5S alla Camera: «Dobbiamo smentire alcune leggende metropolitane. È sbagliato affermare che abbiamo perso quasi 3 milioni di voti. Ricordiamo che abbiamo comunque consolidato un ampio consenso». La pensano ben diversamente, però, alcuni deputati. Si sfoga Alessandro Di Battista: «Abbiamo straperso.Primo, il M5S prende meno voti rispetto alle Politiche 2013, quando ottenne il 25,5%. Secondo, e soprattutto, non solo vede svanire il miraggio del sorpasso, ma viene quasi doppiato dall'«Ebetino», soprannome con cui Grillo ha fatto la campagna elettorale su Renzi. E adesso, che succede? Grillo poche settimane fa disse che «o vinciamo, o stavolta davvero me ne vado a casa, e non scherzo».Dai vertici M5S nessun commento ufficiale, si aspettano i numeri definitivi, la deputata Lombardi parla di «dati aleatori» e rimanda al giorno dopo la «lunga notte». Altri commenti sono vietati, la direttiva parte direttamente da Grillo e Casaleggio, con una nota in cui si chiede «ai candidati e ai portavoce eletti di non commentare l'andamento del voto prima dei dati definitivi».Difficile che lo faccia, più probabile dia la colpa del distacco alla «elemosina elettorale» di Renzi con gli 80 euro in busta paga, paragonata alla scarpa destra che regalava Achille Lauro prima delle elezioni. Sul blog, a notte fonda, sul blog di Grillo compaiono commenti sconfortati: «Non so se svenire o mettermi a piangere... domani sarò in lutto dopo le proiezioni che fotografano». 

I parlamentari M5S dissidenti o espulsi attaccano: «Pagano gli errori. Hanno spaventato la gente». Il comico tira il fiato dopo un tour in giro per le piazze d'Italia, comizi di oltre un'ora, sempre al massimo volume. Toni eccessivi? No giusti, risponde il leader M5S: «La nostra campagna elettorale è stata bellissima, a Roma sembravano Comunione e Liberazione, tutti a piangere, tutti commossi, cose che non si pensava nemmeno fosse possibile immaginare. Hanno parlato di cittadini con l'elmetto, di guerra, noi invece parlavamo di amore. Il tono è stato giusto, puoi non essere mai volgare ma nelle piazze gridi. Anche Renzi gridava vinciamo noi. La piazza ti porta un po' a gridare».A questo punto serve il M5s, che si trova davanti a un evento (apparentemente) paradossale: aiutare Renzi a fare le riforme necessarie seguitando a pungolarlo, criticarlo costruttivamente, controllandolo, tampinandolo e quindi "obbligandolo giocoforza" a fare anche quando magari non vorrebbe -a questo serve una opposizione vera e funzionale dato che il M5s è l'unica realtà di opposizione del paese- e quindi tirargli la volata dandogli una mano. Il paese ne guadagnerebbe. Poi sempre più giù con nomignoli e sghignazzi il mattatore dei pentastellati ora se la prende con tutti, a destra e manca, non ne salva nessuno. 

Ma chi salverà lui? Vendola è «il supercazzolaro», Bersani «lo smacchiatore di Bettola», il sindaco di Firenze è «Renzie», e Rodotà, il suo candidato alla presidenza della Repubblica, riceve la botta più pesante, «un ottuagenario miracolato dalla Rete». Senza contare i suoi storici oppositori interni: «CI DANNEGGIA, SE NE VADA». Immediato il cartellino rosso di Grillo: «La senatrice Adele Gambaro ha rilasciato dichiarazioni false e lesive nei miei confronti, in particolare sulla mia valutazione del parlamento, danneggiando oltre alla mia immagine, lo stesso Movimento 5 stelle. Per questo motivo la invito per coerenza a uscire al più presto dal M5s». 

Troppe critiche al movimento: questa la motivazione di Grillo. Troppe critiche anche dalla base, dai suoi militanti, da chi lo ha sempre difeso.





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