'La Buona Politica' - José Pepe Mujica; Un Capo di Stato, una leggenda popolare
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Josè Pepe Mujica. (foto com.) ndr. |
di Cosimo Imbimbo
BARI, 7 LUG. - José Alberto "Pepe" Mujica Cordano (Montevideo, 20 maggio 1935) è un politico
uruguaiano, conosciuto pubblicamente come Pepe Mujica, Senatore della
Repubblica e Presidente dell'Uruguay. Il suo mandato è iniziato il 1º marzo
2010. Con un passato da guerrigliero ai tempi della dittatura, è stato eletto
come deputato, senatore ed infine tra il 2005 ed il 2008 ha ricoperto la carica
di ministro "de Ganadería, Agricultura y Pesca".
È stato il leader della corrente del Movimento di Partecipazione Popolare, settore maggioritario del Fronte Ampio, fino alle sue dimissioni avvenute il 24 maggio 2009. Il 30 novembre 2009 ha vinto le elezioni presidenziali, battendo al ballottaggio Luis Alberto Lacalle. Dal 2005 è sposato con la senatrice e leader storico del MPP Lucia Topolansky, dopo una lunga convivenza. Parliamo del capo di stato più povero del mondo, che vive coltivando fiori in una piccola fattoria nella campagna uruguayana, che dona il 90% del suo stipendio ai poveri e che ha legalizzato l’uso della cannabis nel suo paese, Che parla alla gente con la lingua dei più umili e che fa della sobrietà uno stile di vita. Il libro sula sua vita racconta proprio la sua storia, al di là del folclore e dell’ agiografia che lo dipingono come un ‘santo moderno’. Narra della sua infanzia e gioventù in un Uruguay attraversato da grande fermento culturale e politico, della sua adesione alla lotta armata nel Movimento di Liberazione Nazionale – Tupamaros, dei lunghi anni passati in carcere, ostaggio della dittatura, in isolamento pressoché totale e durante i quali ha rischiato di impazzire. Nulla di ipocritamente allarmante: non è un alieno o un ricco ed eccentrico miliardario prestato alla politica.
E non è nemmeno un esibizionista, Mujica, che poco reclamizza la sua austera condotta. È soltanto un esempio di buona politica che viene dal Sudamerica. I suoi aficionados, ancora lo ricordano da giovane: quando, dopo la caduta della dittatura militare, correva verso il parlamento sulla sua Vespa. E da titolare della più alta carica dello Stato, lo stile di vita di Pepe Mujica non è poi tanto cambiato. Ha una zazzera abbondante, grigia e spesso scompigliata, non indossa mai la cravatta e nelle foto ufficiali ha l'aria, più che di un presidente, di uno che si trova lì per caso accanto ad altri capi di Stato. Anche la sua pensione di senatore, da anni, la dona interamente in beneficenza. Niente sprechi, niente protocolli. Auto blu e parlamentari baby-pensionati «¡No pasarán!» mai in Uruguay, il secondo stato più piccolo del Sudamerica che si è ritagliato un ruolo importante in politica ed economia. Bella la sua idea sulla sobrietà: «La mia idea di vita è la sobrietà. Concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. Mujica non capisce come può un politico guadagnare più dei suoi concittadini, ha rifiutato il palazzo presidenziale, si mette in fila all’ospedale come ogni altro cittadino, ha diminuito la corruzione e lotta da sempre contro gli abusi delle multinazionali. Da ex fumatore combatte contro le lobby del tabacco (primo paese in America Latina a vietare il fumo nei luoghi pubblici) e ha legalizzato la marijuana, ma non per rendere l’Uruguay il paese dello sballo.
Lo stato si è assunto la gestione e la distribuzione della marijuana, concede licenze ai privati per la coltivazione e la vende ad un prezzo bassissimo per sostituire il mercato illegale ed eliminare la criminalità legata alla cannabis. Questo è l’obiettivo della riforma, secondo il presidente “le dipendenze non sono buone” però è legittimo evadere ogni tanto, che sia con un pò di whiskey o con un pò di erba, l’importante è “non superare dei margini tollerabili”.Come straordinario il suo nobile esempio di altruismo; un centinaio di bambini sfollati che sotto le macerie di Aleppo, Damasco, Homs e Idlib hanno perso i loro genitori. Per ospitarli Mujica ha offerto “provvisoriamente” nientemeno che la propria residenza presidenziale – la fattoria di cui sopra. La proposta presentata alla commissione Onu per i rifugiati la settimana scorsa è stata accolta “con gratitudine” dalla responsabile per la Siria Michelle Alfaro: “Una goccia nell’oceano, ma ogni sforzo compiuto da qualsiasi paese è molto importante ed è il benvenuto”. Il trasferimento fa parte di un programma con cui l’Unhcr vuol trasferire 30mila sfollati dai campi profughi di Libano, Turchia e Giordania: finora, oltre all’ Uruguay si sono mossi soltanto il Brasile e la Germania.Sempre attento ai cambiamenti dell'universo e coerentemente col suo passato e il suo presente Mújica ha formulato discorsi energici e decisi nei summit internazionali contro il consumismo e il modello di sviluppo capitalista, con le sue espressioni ed eccessi degenerati e aberranti, e a favore dell’integrazione latino-americana e di una rivoluzione culturale ed educativa profonda: “Il mondo è prigioniero oggi della cultura della società dei consumi e ciò che sta consumando è la vita umana, in quantità tremende” per cui la gente ormai “non compra con i soldi, ma con il tempo che ha dovuto spendere per avere quei soldi.
Non si può sprecare, quel tempo, va lasciato del tempo alla vita”. Andando oltre i discorsi e le dichiarazioni, la novità rappresentata dall’ esperienza dei governi del Frente Amplio e specialmente di José Mújica risiede nei fatti concreti, nella politica sociale ed economica, rivolte verso i più poveri, e nelle misure coraggiose approvate negli ultimi anni che stanno cambiando il volto del paese sudamericano e ravvivando le speranze dell’ondata progressista in America Latina.
È stato il leader della corrente del Movimento di Partecipazione Popolare, settore maggioritario del Fronte Ampio, fino alle sue dimissioni avvenute il 24 maggio 2009. Il 30 novembre 2009 ha vinto le elezioni presidenziali, battendo al ballottaggio Luis Alberto Lacalle. Dal 2005 è sposato con la senatrice e leader storico del MPP Lucia Topolansky, dopo una lunga convivenza. Parliamo del capo di stato più povero del mondo, che vive coltivando fiori in una piccola fattoria nella campagna uruguayana, che dona il 90% del suo stipendio ai poveri e che ha legalizzato l’uso della cannabis nel suo paese, Che parla alla gente con la lingua dei più umili e che fa della sobrietà uno stile di vita. Il libro sula sua vita racconta proprio la sua storia, al di là del folclore e dell’ agiografia che lo dipingono come un ‘santo moderno’. Narra della sua infanzia e gioventù in un Uruguay attraversato da grande fermento culturale e politico, della sua adesione alla lotta armata nel Movimento di Liberazione Nazionale – Tupamaros, dei lunghi anni passati in carcere, ostaggio della dittatura, in isolamento pressoché totale e durante i quali ha rischiato di impazzire. Nulla di ipocritamente allarmante: non è un alieno o un ricco ed eccentrico miliardario prestato alla politica.
E non è nemmeno un esibizionista, Mujica, che poco reclamizza la sua austera condotta. È soltanto un esempio di buona politica che viene dal Sudamerica. I suoi aficionados, ancora lo ricordano da giovane: quando, dopo la caduta della dittatura militare, correva verso il parlamento sulla sua Vespa. E da titolare della più alta carica dello Stato, lo stile di vita di Pepe Mujica non è poi tanto cambiato. Ha una zazzera abbondante, grigia e spesso scompigliata, non indossa mai la cravatta e nelle foto ufficiali ha l'aria, più che di un presidente, di uno che si trova lì per caso accanto ad altri capi di Stato. Anche la sua pensione di senatore, da anni, la dona interamente in beneficenza. Niente sprechi, niente protocolli. Auto blu e parlamentari baby-pensionati «¡No pasarán!» mai in Uruguay, il secondo stato più piccolo del Sudamerica che si è ritagliato un ruolo importante in politica ed economia. Bella la sua idea sulla sobrietà: «La mia idea di vita è la sobrietà. Concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. Mujica non capisce come può un politico guadagnare più dei suoi concittadini, ha rifiutato il palazzo presidenziale, si mette in fila all’ospedale come ogni altro cittadino, ha diminuito la corruzione e lotta da sempre contro gli abusi delle multinazionali. Da ex fumatore combatte contro le lobby del tabacco (primo paese in America Latina a vietare il fumo nei luoghi pubblici) e ha legalizzato la marijuana, ma non per rendere l’Uruguay il paese dello sballo.
Lo stato si è assunto la gestione e la distribuzione della marijuana, concede licenze ai privati per la coltivazione e la vende ad un prezzo bassissimo per sostituire il mercato illegale ed eliminare la criminalità legata alla cannabis. Questo è l’obiettivo della riforma, secondo il presidente “le dipendenze non sono buone” però è legittimo evadere ogni tanto, che sia con un pò di whiskey o con un pò di erba, l’importante è “non superare dei margini tollerabili”.Come straordinario il suo nobile esempio di altruismo; un centinaio di bambini sfollati che sotto le macerie di Aleppo, Damasco, Homs e Idlib hanno perso i loro genitori. Per ospitarli Mujica ha offerto “provvisoriamente” nientemeno che la propria residenza presidenziale – la fattoria di cui sopra. La proposta presentata alla commissione Onu per i rifugiati la settimana scorsa è stata accolta “con gratitudine” dalla responsabile per la Siria Michelle Alfaro: “Una goccia nell’oceano, ma ogni sforzo compiuto da qualsiasi paese è molto importante ed è il benvenuto”. Il trasferimento fa parte di un programma con cui l’Unhcr vuol trasferire 30mila sfollati dai campi profughi di Libano, Turchia e Giordania: finora, oltre all’ Uruguay si sono mossi soltanto il Brasile e la Germania.Sempre attento ai cambiamenti dell'universo e coerentemente col suo passato e il suo presente Mújica ha formulato discorsi energici e decisi nei summit internazionali contro il consumismo e il modello di sviluppo capitalista, con le sue espressioni ed eccessi degenerati e aberranti, e a favore dell’integrazione latino-americana e di una rivoluzione culturale ed educativa profonda: “Il mondo è prigioniero oggi della cultura della società dei consumi e ciò che sta consumando è la vita umana, in quantità tremende” per cui la gente ormai “non compra con i soldi, ma con il tempo che ha dovuto spendere per avere quei soldi.
Non si può sprecare, quel tempo, va lasciato del tempo alla vita”. Andando oltre i discorsi e le dichiarazioni, la novità rappresentata dall’ esperienza dei governi del Frente Amplio e specialmente di José Mújica risiede nei fatti concreti, nella politica sociale ed economica, rivolte verso i più poveri, e nelle misure coraggiose approvate negli ultimi anni che stanno cambiando il volto del paese sudamericano e ravvivando le speranze dell’ondata progressista in America Latina.
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