'La Buona Politica' - Riforme elettorali: ad un passo dalla volta o svolta buona
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Le schede e i partiti in Italia. (foto com.) ndr. |
di Cosimo Imbimbo
BARI, 1 LUG. - Dopo la sentenza della Corte Costituzionale si dovrà fare la riforma del
sistema elettorale per l’elezione del Parlamento. Le domande che tutti si
pongono sono: quando, come, per chi?
È presto per una valutazione definitiva. Tuttavia, da questi primi, contestati
incontri, gli esponenti dei due maggiori partiti (Renzi e Berlusconi), con la
scusa della “governabilità ”, hanno dato un approccio, ambiguo nel senso che si
vorrebbe una riforma a misura delle loro esigenze di partito, perfino
personali, e non per dare all’Italia una buona legge elettorale e agli italiani
la possibilità di scegliere, col voto di preferenza, il loro candidato al
Parlamento che è della Repubblica non di una diecina di capi partito.
Manca, cioè, uno spirito autenticamente riformatore, la necessaria ampiezza di vedute, l’orizzonte del bene comune per la nuova Italia. E così, dopo tanto gracchiare, constatiamo che è in passato nemmeno tanto remoto è stato partorito un “porcellinum” ossia le “liste corte”, sempre bloccate e decise dai capipartito. Si dimentica che col “porcellum”, che un po’ a tutti ha fatto comodo, è stato compiuto un grave misfatto politico ai danni della democrazia e della sovranità popolare, trasferendo il potere elettivo dal popolo a un gruppo ristretto di capipartito i quali, di fatto, hanno nominato i membri di Camera e Senato, talvolta anche mogli, figli, amanti, portaborse, avvocati e fiscalisti di fiducia e via via degradando… Da questa legge ignobile si originano molte delle cause della crisi che stiamo vivendo: dalla sfiducia dei cittadini verso le Istituzioni repubblicane al pericoloso infiacchimento del sistema democratico partecipativo, alla stessa recessione economica e sociale. Così eletto, il Parlamento è divenuto un corpo separato, avulso dalla realtà drammatica del Paese. Perciò, si deve cambiare e nel senso richiesto dalla stragrande maggioranza degli italiani: garantendo un’adeguata rappresentanza alle “minoranze” e, in primo luogo, il voto di preferenza agli elettori. Poi arriva l'Italicum che è stato approvata alla Camera, adesso dovrà però affrontare il passaggio al Senato e - dal momento che è molto probabile che qualcosa venga modificato - a quel punto dovrà nuovamente tornare indietro alla Camera.
Questo per dire che, nonostante sia fondamentale aver fatto un primo passo verso la nuova legge elettorale dopo anni di nulla di fatto, il testo approvato è ancora provvisorio. Ma ancora fiumi di parole, torrenti di ipotesi di addensano sulle pendici di istituzioni e movimenti. Dopo la sfida lanciata dal leader del M5s e da Casaleggio con un post a doppia firma sul blog, con cui il Movimento ha chiesto al premier di partecipare alla discussione sulla riforma, una lettera aperta sullo stesso sito in cui il M5S spiega la propria proposta di legge elettorale, il “Democratellum”. «Noi facciamo sul serio», scrive Beppe Grillo in un post sul profilo Facebook che rimanda al post sulla proposta. Anche il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio ha spiegato: «Dialoghiamo per evitare il limbo». Arriva finalmente un vertice a Palazzo Chigi sulle riforme quale tentativo serio per una svolta concreta - incassato il via libera di tutto il Pd, il premier in tempestivamente riunisce a Palazzo Chigi i vertici del suo partito con il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi per mettere a punto i prossimi passaggi, anche in vista del dialogo che si aprirà dalla prossimamente con il M5s e che si confermerà con Forza Italia. "Siamo al rush finale”, avrebbe detto il premier Matteo Renzi ai suoi.
Con Renzi e Boschi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio e i vicesegretari Pd Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani, il presidente della Conferenza Regioni Vasco Errani, i sottosegretari Lotti e Pizzetti, i capigruppo Pd Speranza e Zanda e la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Anna Finocchiaro. Ma le consultazioni per Renzi non sono finite, il premier ha sentito, tra gli altri, il presidente francese Francois Hollande, alla vigilia dell’incontro in programma per domani a pranzo con il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy. Accordo ad un passo, ma il Leone di Arcore seppur ferito ruggisce ancora, tirando fuori no gli artigli ma il solito ritornello sul Presidenzialismo, dopo settimane di «tik tak» a centrocampo, il pallone delle riforme sembra essere diretto verso la rete della approvazione. La conferenza dei capigruppo del Senato ha infatti stabilito che il ddl Renzi-Boschi approderà in aula il entro i primi di luglio, e questo poco dopo che Silvio Berlusconi aveva confermato l’impegno proprio e di Forza Italia all’approvazione tanto delle riforme costituzionali che di quella elettorale. Restano da mettere a punto dei «dettagli» ma, come ha detto Matteo Renzi, si è «a un passo dalla chiusura» che potrebbe essere formalizzata a breve.
Chissà se sarà la volta o svolta buona.
Manca, cioè, uno spirito autenticamente riformatore, la necessaria ampiezza di vedute, l’orizzonte del bene comune per la nuova Italia. E così, dopo tanto gracchiare, constatiamo che è in passato nemmeno tanto remoto è stato partorito un “porcellinum” ossia le “liste corte”, sempre bloccate e decise dai capipartito. Si dimentica che col “porcellum”, che un po’ a tutti ha fatto comodo, è stato compiuto un grave misfatto politico ai danni della democrazia e della sovranità popolare, trasferendo il potere elettivo dal popolo a un gruppo ristretto di capipartito i quali, di fatto, hanno nominato i membri di Camera e Senato, talvolta anche mogli, figli, amanti, portaborse, avvocati e fiscalisti di fiducia e via via degradando… Da questa legge ignobile si originano molte delle cause della crisi che stiamo vivendo: dalla sfiducia dei cittadini verso le Istituzioni repubblicane al pericoloso infiacchimento del sistema democratico partecipativo, alla stessa recessione economica e sociale. Così eletto, il Parlamento è divenuto un corpo separato, avulso dalla realtà drammatica del Paese. Perciò, si deve cambiare e nel senso richiesto dalla stragrande maggioranza degli italiani: garantendo un’adeguata rappresentanza alle “minoranze” e, in primo luogo, il voto di preferenza agli elettori. Poi arriva l'Italicum che è stato approvata alla Camera, adesso dovrà però affrontare il passaggio al Senato e - dal momento che è molto probabile che qualcosa venga modificato - a quel punto dovrà nuovamente tornare indietro alla Camera.
Questo per dire che, nonostante sia fondamentale aver fatto un primo passo verso la nuova legge elettorale dopo anni di nulla di fatto, il testo approvato è ancora provvisorio. Ma ancora fiumi di parole, torrenti di ipotesi di addensano sulle pendici di istituzioni e movimenti. Dopo la sfida lanciata dal leader del M5s e da Casaleggio con un post a doppia firma sul blog, con cui il Movimento ha chiesto al premier di partecipare alla discussione sulla riforma, una lettera aperta sullo stesso sito in cui il M5S spiega la propria proposta di legge elettorale, il “Democratellum”. «Noi facciamo sul serio», scrive Beppe Grillo in un post sul profilo Facebook che rimanda al post sulla proposta. Anche il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio ha spiegato: «Dialoghiamo per evitare il limbo». Arriva finalmente un vertice a Palazzo Chigi sulle riforme quale tentativo serio per una svolta concreta - incassato il via libera di tutto il Pd, il premier in tempestivamente riunisce a Palazzo Chigi i vertici del suo partito con il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi per mettere a punto i prossimi passaggi, anche in vista del dialogo che si aprirà dalla prossimamente con il M5s e che si confermerà con Forza Italia. "Siamo al rush finale”, avrebbe detto il premier Matteo Renzi ai suoi.
Con Renzi e Boschi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio e i vicesegretari Pd Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani, il presidente della Conferenza Regioni Vasco Errani, i sottosegretari Lotti e Pizzetti, i capigruppo Pd Speranza e Zanda e la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Anna Finocchiaro. Ma le consultazioni per Renzi non sono finite, il premier ha sentito, tra gli altri, il presidente francese Francois Hollande, alla vigilia dell’incontro in programma per domani a pranzo con il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy. Accordo ad un passo, ma il Leone di Arcore seppur ferito ruggisce ancora, tirando fuori no gli artigli ma il solito ritornello sul Presidenzialismo, dopo settimane di «tik tak» a centrocampo, il pallone delle riforme sembra essere diretto verso la rete della approvazione. La conferenza dei capigruppo del Senato ha infatti stabilito che il ddl Renzi-Boschi approderà in aula il entro i primi di luglio, e questo poco dopo che Silvio Berlusconi aveva confermato l’impegno proprio e di Forza Italia all’approvazione tanto delle riforme costituzionali che di quella elettorale. Restano da mettere a punto dei «dettagli» ma, come ha detto Matteo Renzi, si è «a un passo dalla chiusura» che potrebbe essere formalizzata a breve.
Chissà se sarà la volta o svolta buona.
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