Spazio pubblicità disponibile

Ultim'Ora

Cosenza. Unical: Vlad e Ahmed "sfrattati" dalla burocrazia

La sede dell'Unical. (foto com.) ndr.

di Aida Barbieri

COSENZA, 30 SETT. – Cervelli in fuga. Dall'appartamento alla … panchina. E, non per scelta, non per protesta. Dall'Università della Calabria, considerato uno degli atenei più affermati in Italia e all'estero, arrivano due storie. Due storie identiche che “macchiano” l'onorabilità dell'ateneo rendese. Protagonisti, loro malgrado, di queste storie, per le quali si spera nel più classico “lieto fine”, sono Vladislav e Ahmed, studenti stranieri, studenti modello. Vladislav, è russo. E' iscritto al Corso di Informatica presso il Dipartimento di Matematica. Da quattro giorno la sua casa non esiste più. E' stato sfrattato. Dalla burocrazia e dall'indifferenza. Da quattro notti, Vladislav dorme sotto un cielo fatto di … stelle. Sì, di stelle. Quelle che conta per addormentarsi, mentre è disteso su una panchina. Una panchina che è ora la sua “nuova casa”. Sulla panchina c'è finito perchè il suo contratto d'alloggio presso il Centro residenziale dell'Ateneo è scaduto. E, nessuno si interessa di lui. Lo studente russo, mentre era nel suo alloggio, intento a prepararsi per andare a seguire i corsi, ha sentito bussare alla porta. Ra un funzionario del centro residenziale che gli comunicava di liberare l'alloggio. Subito e senza proroghe. Vladislav ha chiesto spiegazioni, ma l'unica risposta che è riuscito ad ottenere è stata: “tu, non abiti più qui. Libera l'alloggio, serve ad altri studenti”. Seppur demoralizzato, ha messo tutta la sua “casa” in tre borsoni e s'è recato al centro residenziale, per chiedere spiegazioni. Nessuna spiegazione, nessuna risposta. E, neppure, nessuna soluzione alternativa. La prima notte, Vlad l'ha trascorsa nell'alloggio di un amico. Ma anche la comodità di un letto, gli è stata negata. Ancora una volta dalla burocrazia e dall'indifferenza. Sì, perchè, il custode del centro residenzale, nel suo solito giro di ronda degli alloggi, s'è accorto di lui. “Qui non ci puoi stare, questo alloggio non è tuo. Non puoi restare qui, non è legale”. E Vladislav questa volta i bagagli non li ha dovuti nemmeno disfare. S'è caricato i borsoni sulle spalle e s'è messo a cercare un rifugio, trovandolo sotto il ponte del centro residenziale. Su una panchina. Gli studenti dell'ateneo, i ragazzi dei gruppi sociali, si sono subito organizzati per dargli una mano. Chi gli ha procurato coperte e cuscino, chi gli porta qualcosa da mangiare, chi gli “sorveglia” la casa, quando Vlad va a lezione. Senza perdere la calma, continua ad andare e tornare dal centro residenziale, per una soluzione. Ma nessuno sa dargli una mano. “Non è colpa nostra – si sente ripetere dal Centro residenziale – devi presentare domanda. E metetrti in coda. L'elenco degli aventi diritto è lungo”. E Vlad, dopo aver seguito i corsi, torna nella “sua” casa. Quella che per tetto ha un cielo. Di stelle. Ma Vladislav non è un caso isolato. Il disagio dello studente russo, è anche quello di Ahmed, universitario di nazionalità egiziana, “sfrattato” anche lui dalla burocrazia e dall'inefficienza. Sì, perchè, Ahmed ha perso il suo alloggio, per un esame, brillantemente superato, ma non verbalizzato. E, per questo ritardo, lo studente egiziano, non ha perso solo l'alloggio, ma anche la borsa di studio. A differenza di Vlad, ad Ahmed l'ateneo ha concesso qualche ora in più, permettendogli di vivere ancora nel suo alloggio, ma da “abusivo”. Ahmed è senza padre e la madre percepisce una pensione governativa di 950 lire egiziane al mese. Al cambio, poco più delle nostre 100 euro. E, senza alloggio, senza borsa di studio e senza soldi, rischia anche di avere un problema ancora più grande. Quello con legge e con il permesso di soggiorno. Anche in questo secondo caso, la solidarietà universitaria è stata tanta. Ma l'ateneo, i suoi funzionari, la sua rigida burocrazia, si sono voltati tutti dall'altra parte. Per non vedere. Questo scempio, fatto da loro.





***Questo Spazio pubblicità è in vendita***

Nessun commento