Cinema. The Equalizer - Il vendicatore: Denzel Washington e' strepitoso dall' inizio alla fine di questo thriller ispirato a una vecchia serie di telefilm
Una immagine del film. (foto) ndr. |
di Romolo Ricapito
BARI, 24 OTT. - Molto buona l'accoglienza in Italia di questo "The Equalizer-Il Vendicatore" diretto da Antoine Fuqua, che vede Denzel Washington al comando di una sceneggiatura completamente al suo servizio.
Trattasi della traduzione sul grande schermo della tele-serie anni Ottanta Un Giustiziere a New York.
Ambienti (interni) algidi come riproposizione di quelli dello sceneggiato originale, con un inizio in metropolitana che rimanda sempre a quella serie, ormai quasi dimenticata.
Ma forti rimangono le reminiscenze o le similitudini con film come Taxi Driver, laddove il meccanismo che scatena la violenza repressa di Robert Mc Call è la protezione di un'indifesa e giovane prostituta russa, Alina, epitome dell'innocenza violata.
Chloë Grace Moretz, che abbiamo visto di recente in Resta anche Domani. è dunque la squillo : Il suo personaggio ama la letteratura, affascinata dal romanzo Il Vecchio e Il mare, che Mc Call legge all'interno di un pub frequentato da entrambi.
Viene riproposta un'America notturna, di locali aperti 24 ore al giorno; Mc Call, un anziano capo-operaio di una ditta di compensati ( e altro) di vendita al dettaglio, conduce una vita solitaria e dolente che lo avvicina alla sensibilità della giovane peripatetica, anche lei afflitta dalla ripetitività di una quotidianità monotona, nel suo caso però a contatto con la strada, nelle sue implicazioni più crude.
Questi incontri tra Mc Call e Alina sono più importanti di altri rapporti, perché rivelatori dell'essenza di questi personaggi, i quali condividono una comune condizione di emarginazione sociale difficilmente colmabile. Mc Call è un vedovo che non accetta la sua condizione; Alina un'aspirante cantante stile X Factor.
La ragazza sparirà velocemente dall'intreccio, pur essendo la causa che lo muove. Picchiata dai suoi sfruttatori, trasforma Mc Call in un vendicatore, spietato giustiziere e macchina da guerra senza macchie né paura...
Egli, dietro l'apparenza innocua, nasconde una pregressa appartenenza alla Cia, della quale fu un agente addestratissimo, poi svanito nel nulla per cause oscure .
Le atmosfere rarefatte e le musiche elettrizzate accentuano il senso di solitudine del protagonista, che si scontra con la mafia russa, rappresentata come eccentrica, arrogante, ironica e strafottente,
I primi piani da spot pubblicitario rendono iperrealistica la bella fotografia di Mauro Fiore, mentre il racket è un altro dei temi portanti del film, ma praticato da agenti di polizia corrotti e non dai classici bulli del quartierino.
Tale racket è esercitato nei confronti delle minoranze etniche; ma esiste un livello superiore di corruzione, nei piani alti delle forze dell'ordine.
L'ingenuità della serie tv originale è riprodotta in questa sorta di spin off cinematografico che nella prima parte tiene, brillando in qualità , mentre nella seconda si trasforma quasi in un prodotto anch'esso televisivo, a causa di alcune ripetitività di sceneggiatura e di situazioni.
Il prodotto allora diviene ridondante e dalla semplicità iniziale assume sembianze barocche, tra mille omicidi efferati "per il bene", dunque giustificati e infine una spietatezza da Antico Testamento che sfocia poi in misticismo, come il nome del fiume citato nella sceneggiatura (Mystic).
Ma Mc Call, fan della band Gladys Knight and The Pips ,che spopolò negli anni '60 e 70, è un personaggio immerso nel reale oppure la metafora di qualcos'altro?
Il film è godibile dall'inizio alla fine per la ben calibrata azione, retta da un Denzel Washington strepitoso, mentre la partitura dell'opera asseconda tutte le sue evoluzioni, fisiche ma soprattutto quelle psicologiche.
Questo "Vendicatore" ci piace perché, a dispetto di alcune stridenti esagerazioni, è l'uomo tutto d'un pezzo che ognuno di noi certe volte sogna di essere.
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