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Salute. Pizza pericolosa? Non da meno molti prodotti per celiaci

Lo spost dell'associazione Onlus. (foto) ndr.

di Redazione

BARI, 8 OTT. - Negli ultimi giorni ha fatto molto parlare il reportage sulla pizza realizzato dal programma televisivo Report andato in onda su Rai Tre. Milena Gabanelli e il suo staff hanno girato all’interno delle pizzerie italiane per verificare la qualità delle materie prime e dei sistemi di cottura tradizionali, soffermandosi soprattutto a Napoli, la capitale mondiale della pizza. Tra fumi neri, farine bruciate, materie prime di scarsa qualità e cattivo utilizzo delle stesse, non esce fuori un’analisi confortante di questo prodotto, anche se ad onor del vero questo tipo di problematiche sono risultate presenti soprattutto nelle pizzerie di scarsa qualità. Quando ci si sofferma sugli ingredienti, l’argomento si fa ancora più interessante, soprattutto quando vengono tirati in ballo i grassi saturi e si parla in particolare dell’olio di palma, che rappresenta il grasso più utilizzato nelle pizze precotte. Lo scalpore che traspare nella lettura dell’etichetta delle pizze già pronte dovrebbe far accendere i riflettori su gran parte degli alimenti senza glutine definiti “dietoterapeutici” che abitualmente troviamo in commercio nelle farmacie o nei negozi convenzionati dove è possibile consumare il ticket mensile per l’acquisto dei prodotti necessari all’alimentazione del celiaco. Da tempo denunciamo che tali prodotti sono ricchi di grassi saturi, che risultano tra gli ingredienti che pesano maggiormente rispetto a tutti gli altri. Questo tipo di produzione è assolutamente da tenere sotto controllo da parte di chi dovrebbe vigilare sulla composizione di alimenti che in qualche modo vengono proposti come necessari per l’alimentazione dei celiaci, al punto tale da essere concessi gratuitamente dallo Stato. Il fatto che questi prodotti non contengano glutine non deve passare come messaggio di prodotto sano, soprattutto se viene riportato in etichetta la dicitura di “prodotto dietetico destinato a soggetti intolleranti al glutine”. La dieta del celiaco deve sì escludere il glutine, ma non per questo ci si può buttare dentro tutto il resto, a partire dall’olio di palma per finire a quello di colza. Durante il servizio giornalistico si parla di questi olii, spesso riportati in etichetta come grassi vegetali, quasi a voler affermare che sono il “bene” rispetto al “male” rappresentato dai grassi animali, come dannosissimi per il sistema cardiovascolare e per l’obesità, soprattutto se assunti in dosi maggiori di 20 grammi al giorno. Questa soglia viene abbondantemente superata durante la giornata tipo del celiaco, basta fare la somma di tutti gli alimenti ingeriti: biscotti, fette biscottate, merendine, crackers, pane e snack vari, tutti rigorosamente ritirati gratuitamente (tanto paga lo Stato) nelle farmacie e nei negozi convenzionati. In pratica il celiaco viene indotto ad assumere grassi dannosi alla salute in nome del cibo senza glutine sovvenzionato dallo Stato. Questa condizione risulta insopportabile e noi di Nonsologlutine intraprenderemo tutti le strade possibili perché questo sistema possa cambiare, in nome della salute di celiaci e sensibili al glutine, che non può passare per la sola esclusione di questa proteina dalla dieta senza tener conto del resto. Con sempre più forza faremo conoscere quanto invece sia fondamentale un’alimentazione basata sul cibo naturalmente privo di glutine e quanto sia importante formare le persone all’attenta lettura delle etichette.





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