'La Buona Politica' - TFR: Gelata d'autunno per le nostre imprese
La buonuscita degli italiani. (foto com.) ndr. |
di Cosimo Imbimbo
BARI, 13 OTT. - Il trattamento di fine rapporto, sigla TFR, chiamato anche liquidazione o
buonuscita, è in Italia una porzione di retribuzione al lavoratore subordinato
differita alla cessazione del rapporto di lavoro, effettuata da parte del
datore di lavoro. Ormai si fa sempre più concreto il progetto di Matteo Renzi
di mettere il Tfr nelle buste paga degli italiani per rilanciare così i
consumi. Manca solo il protocollo d'intesa tra Abi, Confindustria e governo,
necessario visto che l'operazione priverebbe le aziende di molti miliardi usati
finora per le esigenze di cassa. Non si tratta di un abbassamento della
tassazione né di un bonus. Sono soldi del lavoratore, quelli con cui ci
comprava una casetta alla figlia. Verrebbero in parte incassati prima e non al
termine del rapporto di lavoro.
A naso, gli italiani sembrerebbero troppo affezionati al tesoretto che li attende alla fine della carriera. Che invece in questo modo viene loro fornito anzitempo, con il non secondario e pressante invito a spenderselo. In pratica, la traduzione di ciò che fanno i meccanismi statali su scala individuale: vivere a debito. O quasi. L’obiettivo è rivitalizzare i consumi, sostenendo la produzione così come le casse pubbliche, per i maggiori incassi legati all’Iva. Non si tratterebbe però di una misura dalla portata immediatamente quantificabile, dal momento che i lavoratori potrebbero decidere se sfruttare o meno questa possibilità . L’intervento, inoltre, avrebbe un’efficacia limitata nel tempo: si parla di una durata massima non superiore a tre anni, ma l’ipotesi più probabile è di iniziare prevedendo la novità solo per il 2015. Quanto alle cifre, i primi calcoli ipotizzano un incremento di 80 per chi guadagna 2mila euro al mese e di 50 per chi ha uno stipendio di 1.500. Matteo Renzi è tornato anche a sfidare Susanna Camusso. "Quando la Cgil sara' in piazza, mi pare abbiano detto il 25 ottobre, noi saremo a fare la Leopolda. Ci hanno anche risolto il problema di chi fa la manifestazione contro", ha detto il premier . "Grande rispetto per tutti i sindacati, però dov'erano in questi anni in cui i diritti dei ragazzi venivano cancellati, i diritti dei cassintegrati venivano improvvisamente svaniti? Dov'erano quando siamo passati dal 7 al 13 % (di disoccupazione, ndr)? Non c'erano. Tornano in piazza ora? Bene! Viva! Che bello! Io nel frattempo non mollo e continuo a cercare di cambiare un Paese che ha bisogno di avere forse un po' meno discorsi astratti e un po' più proposte concrete come stiamo facendo noi".
Il presidente del Consiglio ritorna quindi sullo scontro con i sindacati, dopo l'ultima intervista, quella rilasciata al Washington Post: "La gente è dalla nostra parte, non da quella dei sindacati", ha dichiarato al giornale americano. A stretto giro è arrivata la risposta ironica della Camusso: "Perchè togliere ad un giovane presidente del Consiglio delle illusioni? Lasciamogliele".Sempre per un calcolo di fasce e aliquote, l’operaio che ha una retribuzione ordinaria mensile di 1544 euro, più il bonus Renzi di 80 euro, vedrebbe la busta paga mensile netta aumentare da 1.238 a 1295 euro prendendo (esentasse) i 57,18 euro di Tfr. L’aliquota del 23%, in questo caso, scatterebbe quando verrebbe riscosso alla fine il Tfr conteggiando anche gli anticipi. Per un impiegato che riceve 1.765 euro mensili, più bonus e Tfr di quasi 64 euro, la busta paga salirebbe invece da 1.342 a 1.405 euro. Per un impiegato, invece, di più alto livello, con 2.085 euro di retribuzione lorda ordinaria, il Tfr mensile sarebbe di 77 euro, ma in questo caso comincerebbero a scattare le tasse: 17,7 euro. Così la differenza, con o senza Tfr, sarebbe tra un salario di 1608 euro e uno di 1.667. Infine, sempre per l’effetto Tfr (114 euro al mese meno 26 di imposte) un quadro riceverebbe un netto mensile di 2.292 euro al posto di 2.204. In un quadro di incertezza riguardo al futuro delle coperture previdenziali, l’anticipo del TFR rischia di privare di preziose risorse – quantificabili in 25 miliardi di euro – Inps, grandi, medie e piccole imprese. Non è stato ancora chiarito se e come le imprese verranno compensate. Per molte aziende potrebbe profilarsi una crisi di liquidità : i fondi accantonati per il TFR servono alle imprese per finanziarsi.
Nei quartieri alti di Confindustria e Rete Imprese il provvedimento è stato accolto con scetticismo e non senza apprensione: da una parte c’è il rischio di indebitamento delle imprese, dall’altra il sostegno alla presunta ripresa dei consumi. Un rischio altissimo che rischia di mettere un’ulteriore pesante ipoteca sul futuro dei lavoratori. Comunque non è ancora chiaro se tutti i lavoratori potranno avere il Tfr in busta paga. Inizialmente, potrebbe esservi una sperimentazione riservata ai dipendenti del settore privato (saranno esclusi gli impiegati pubblici) e sembra quasi sicuro che si tratterà di un'opzione facoltativa. Ora, però, si iniziano a scorgere le prime misure che il governo ha intenzione di inserire nella finanziaria in via di stesura nei corridoi di via XX settembre.
Venti burrascosi dunque, in arrivo, bene o...male con le parti sociali nel gioco causa-effetto ne vedremo delle belle.
A naso, gli italiani sembrerebbero troppo affezionati al tesoretto che li attende alla fine della carriera. Che invece in questo modo viene loro fornito anzitempo, con il non secondario e pressante invito a spenderselo. In pratica, la traduzione di ciò che fanno i meccanismi statali su scala individuale: vivere a debito. O quasi. L’obiettivo è rivitalizzare i consumi, sostenendo la produzione così come le casse pubbliche, per i maggiori incassi legati all’Iva. Non si tratterebbe però di una misura dalla portata immediatamente quantificabile, dal momento che i lavoratori potrebbero decidere se sfruttare o meno questa possibilità . L’intervento, inoltre, avrebbe un’efficacia limitata nel tempo: si parla di una durata massima non superiore a tre anni, ma l’ipotesi più probabile è di iniziare prevedendo la novità solo per il 2015. Quanto alle cifre, i primi calcoli ipotizzano un incremento di 80 per chi guadagna 2mila euro al mese e di 50 per chi ha uno stipendio di 1.500. Matteo Renzi è tornato anche a sfidare Susanna Camusso. "Quando la Cgil sara' in piazza, mi pare abbiano detto il 25 ottobre, noi saremo a fare la Leopolda. Ci hanno anche risolto il problema di chi fa la manifestazione contro", ha detto il premier . "Grande rispetto per tutti i sindacati, però dov'erano in questi anni in cui i diritti dei ragazzi venivano cancellati, i diritti dei cassintegrati venivano improvvisamente svaniti? Dov'erano quando siamo passati dal 7 al 13 % (di disoccupazione, ndr)? Non c'erano. Tornano in piazza ora? Bene! Viva! Che bello! Io nel frattempo non mollo e continuo a cercare di cambiare un Paese che ha bisogno di avere forse un po' meno discorsi astratti e un po' più proposte concrete come stiamo facendo noi".
Il presidente del Consiglio ritorna quindi sullo scontro con i sindacati, dopo l'ultima intervista, quella rilasciata al Washington Post: "La gente è dalla nostra parte, non da quella dei sindacati", ha dichiarato al giornale americano. A stretto giro è arrivata la risposta ironica della Camusso: "Perchè togliere ad un giovane presidente del Consiglio delle illusioni? Lasciamogliele".Sempre per un calcolo di fasce e aliquote, l’operaio che ha una retribuzione ordinaria mensile di 1544 euro, più il bonus Renzi di 80 euro, vedrebbe la busta paga mensile netta aumentare da 1.238 a 1295 euro prendendo (esentasse) i 57,18 euro di Tfr. L’aliquota del 23%, in questo caso, scatterebbe quando verrebbe riscosso alla fine il Tfr conteggiando anche gli anticipi. Per un impiegato che riceve 1.765 euro mensili, più bonus e Tfr di quasi 64 euro, la busta paga salirebbe invece da 1.342 a 1.405 euro. Per un impiegato, invece, di più alto livello, con 2.085 euro di retribuzione lorda ordinaria, il Tfr mensile sarebbe di 77 euro, ma in questo caso comincerebbero a scattare le tasse: 17,7 euro. Così la differenza, con o senza Tfr, sarebbe tra un salario di 1608 euro e uno di 1.667. Infine, sempre per l’effetto Tfr (114 euro al mese meno 26 di imposte) un quadro riceverebbe un netto mensile di 2.292 euro al posto di 2.204. In un quadro di incertezza riguardo al futuro delle coperture previdenziali, l’anticipo del TFR rischia di privare di preziose risorse – quantificabili in 25 miliardi di euro – Inps, grandi, medie e piccole imprese. Non è stato ancora chiarito se e come le imprese verranno compensate. Per molte aziende potrebbe profilarsi una crisi di liquidità : i fondi accantonati per il TFR servono alle imprese per finanziarsi.
Nei quartieri alti di Confindustria e Rete Imprese il provvedimento è stato accolto con scetticismo e non senza apprensione: da una parte c’è il rischio di indebitamento delle imprese, dall’altra il sostegno alla presunta ripresa dei consumi. Un rischio altissimo che rischia di mettere un’ulteriore pesante ipoteca sul futuro dei lavoratori. Comunque non è ancora chiaro se tutti i lavoratori potranno avere il Tfr in busta paga. Inizialmente, potrebbe esservi una sperimentazione riservata ai dipendenti del settore privato (saranno esclusi gli impiegati pubblici) e sembra quasi sicuro che si tratterà di un'opzione facoltativa. Ora, però, si iniziano a scorgere le prime misure che il governo ha intenzione di inserire nella finanziaria in via di stesura nei corridoi di via XX settembre.
Venti burrascosi dunque, in arrivo, bene o...male con le parti sociali nel gioco causa-effetto ne vedremo delle belle.
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