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Foggia. L’Antiracket chiama, Emiliano non risponde

Michele Emiliano (foto) ndr

di Redazione

TEORREMAGGIORE (FG), 05 NOV. - Pubblichiamo un comunicato stampa, giunto in redazione, dell'Associazione Antiracket "Capitano Ultimo" di Torremaggiore (Fg).

«Di seguito Vi riportiamo il documento con il quale in data 10 Ottobre 2014 abbiamo presentato e protocollato la richiesta di audizione presso l’Assessorato alla Legalità del Comune di San Severo per esporre i nostri intenti e di far presente all’Amministrazione Comunale di “Offrire” la nostra collaborazione per tali problematiche.
Ad oggi 05 Novembre 2014, da Palazzo Celestini non ci è pervenuta nessuna telefonata/convocazione. Riteniamo doveroso far presente agli interessati, che nel recente 15 Settembre 2014 durante un Consiglio comunale monotematico sulla Sicurezza e la Legalità, tenutosi a San Severo, l’Assessore preposto infondeva con la sua esposizione, punti rilevanti per un efficace contrasto alla criminalità organizzata. Pertanto, possiamo prendere atto che a volte le parole devono dare seguito ad azioni tangibili e riscontrabili sul campo.
Cogliamo l’occasione per ricordare all’Amministrazione Comunale di San Severo e particolarmente all’Assessore dott. Michele Emiliano, che Noi siamo parte offesa nel Processo “Dirty Bomb” che riguarda la Sua/Nostra comunità. Più di così cosa dobbiamo fare per far si che un Organo Territoriale presti la dovuta attenzione per gente che ci mette cuore, faccia e vita? Lo dica ai sanseveresi se ci vogliono o meno, prima di annunciare sportelli antiracket quasi a testimoniare la nostra non esistenza, e non ci venga detto, come spesso sentiamo dire, che l’iscrizione in un albo prefettizio sia motivo di non riconoscibilità di un’associazione.
Difatti è cattiva informazione dire che un’Associazione Antiracket non essendo iscritta in alcun albo Prefettizio non abbia i requisiti per poter operare sul territorio mancando di credibilità e soprattutto di credenziali. Chi afferma questo a livello Istituzionale mente sapendo di mentire. Difatti, sebbene sia un diritto (a decorrere da un anno dalla nascita) iscriversi presso l’elenco Provinciale delle Associazioni, è bene dire e far sapere ai cittadini per una corretta informazione che l’iscrizione in termini di legge è utile solo ed esclusivamente per far accedere chi denuncia al fondo vittime del racket, tant’è che la legge a riguardo permette all’interessato (vittima) di presentare direttamente domanda per la concessione dell’indennizzo risarcitorio mediante apposito modulo da presentare presso la Prefettura di residenza o, col consenso di questi, (facoltativo) di avvalersi dell’associazione di categoria o ordine professionale di appartenenza, o infine delle associazioni istituite al fine di tutelare (parola a parer nostro molto ambigua, perché si parla solo di tutela economica) le vittime del racket iscritte in un apposito albo prefettizio. Pertanto, il nostro compito (sempre a parer nostro) non è quello di istruire pratiche di “finanziamento” bensì quello di affiancare lungo tutto il “percorso - calvario” che la vittima richiede in queste circostanze. Il nostro dovere sociale e morale è di “convertire” una vittima in un denunciante; il resto burocratico Politico/Istituzionale spetta agli organi preposti. “Noi” siamo del parere che un’Associazione che si definisce Anti-Racket non debba mai e poi mai maneggiare o beneficiare di soldi pubblici se poi questi non siano messi al servizio di chi realmente necessita di liquidità per salvaguardare la sua persona e la sua azienda da atti ignobili, ribadendo e sottolineando la Sua Persona.
Noi abbiamo un modus operandi che spesso fungiamo da ricettacolo di segnalazioni e di vari sfoghi personali. Vi citiamo uno su tutti, il Sig. F. G. C. che maledice il giorno in cui ha denunciato le “Ndrine Calabresi” lamentandosi del fatto che le Associazioni Antiracket d’“Elite” presenti sul suo territorio non erano adeguatamente professionali, bensì alla continua ricerca di beni da confiscare e contributi vari per poterlo assistere. Altri ci dicono addirittura che alcune Associazioni non si sono volute Costituire Parte Civile nei processi per il sol fatto che gli imputati non avessero beni da confiscare e quindi da poter beneficiare. Per noi tutto questo è assurdo, non vi è Onore. E che dire di quelle Associazioni che utilizzano l’acronimo O.N.L.U.S. non accorgendosi che tramite le loro pagine sui social network, discriminano e aizzano pubblicamente alla violenza contro immigrati giunti nel nostro Paese violando spudoratamente il principio dell’Art 10 sui Diritti Civili il quale ha permesso loro di divenire ONLUS?. 
Noi abbiamo capito e compreso con determinati atteggiamenti che qualcuno in questo settore grazie a disgrazie altrui ne fa un cavallo di battaglia per i propri obiettivi. L’operato di un’Associazione Antiracket lo si percepisce sul campo con la presenza costante e preventiva nei confronti dei commercianti e dei cittadini anche se non associati ma a salvaguardia del bene comune e non solo nell’accompagnarli alla denuncia quando ormai a parer nostro non c’è più nulla da salvare.
In noi è ancora vivo il discorso tenuto dal dott. Michele Emiliano in un Consiglio Monotematico su Sicurezza e Legalità nel Comune di San Severo, il quale con fermezza illustrava la linea dura da perseguire. “Noi” contestualmente abbiamo protocollato presso quel comune una richiesta di audizione all’Assessorato preposto per discutere del problema e soprattutto del nostro piano territoriale; allo stato attuale siamo ancora in attesa di un riscontro se mai ci sarà. 
Altresì, cogliamo l’occasione per fare un caloroso augurio di buon lavoro alla neonata associazione Antiracket di Foggia che porta il nome di un simbolo alla legalità e all’anti sopruso, Giovanni Panunzio, che con la sua “ribellione” sancì per la prima volta con la sua denuncia la mafiosità  della criminalità organizzata foggiana denominata “La Società”, il Suo nome farà eco per sempre nei cuori sani di questa comunità».

Associazione Antiracket Capitano Ultimo
Humiliter-Humilium




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