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'L'Angolo dello Scrittore' - Cosa sarebbero i film che vediamo, senza i nostri straordinari doppiatori?

Christian Montanaro. (foto) ndr.

di Christian Montanaro

BARI, 19 GEN. - Il mondo intero ce li invidia e forse andrebbero tutelati maggiormente. Spesso dietro grandi attori si celano grandi doppiatori. La voce, quel timbro caratteristico e irriproducibile, quell'anima vitale che sembra abbandonare il corpo da cui fuoriesce per mischiarsi all'etere, è un dono degli dei e solo pochi sono i privilegiati a poterne fruire al punto tale da regalare emozioni. Diciamocelo chiaro e tondo: doppiatori bravi come quelli italiani non ne esistono. Talvolta si dice: lavorano sempre e solo i soliti. Non ho gli strumenti adatti per poter sconfessare o confermare un simile giudizio. So solo che quelli che ci sono a me piacciono, e pure tanto. Chi come il sottoscritto (e penso sia più del 90% della popolazione italiana) è cresciuto a pane e tv (fortunatamente, aggiungerei) ha avuto l'immenso piacere di lasciarsi completamente rapire da quel cielo stellato di suadenti parole, frasi, grida, esclamazioni, e chi più ne ha più ne metta, pronunciate da coloro che non esito a definirli "artisti della parola". 

La mia stima per loro si è acuita da quando, giovanissimo, ho iniziato a lavorare in radio. Le pause, gli intercalari da evitare, i cambi nel tono di voce, il senso del ritmo: sono preziosi strumenti che vanno sfoggiati da mani capaci. O, come in questo caso, da corde vocali capaci. Faccio solo qualche semplice esempio per spiegarmi meglio. Cosa sarebbe un attore come Tom Cruise senza Roberto Chevalier? Il pur bravissimo Riccardo Rossi (e non me ne voglia), che l'ha doppiato in "La Guerra dei Mondi" e in "Mission Impossible III" non ha potuto reggere il confronto. Non perché privo di qualità, ma per la totale immedesimazione ormai conclamata tra attore e doppiatore. Ecco, di questo si tratta

Un altro esempio tipico proviene dal mondo dei cartoni animati. Pegasus dei Cavalieri dello Zodiaco per me è e rimarrà sempre e solo il grandissimo Ivo De Palma. Il suo "Fulmine di Pegasusssssss" rimane ancora scolpito a distanza di anni nella mia memoria. Anche se lì ci sono dialoghi talmente belli e doppiatori talmente bravi che andrebbe fatta proprio una statua a tutti coloro che hanno lavorato o preso parte al progetto. Un altro "inconfondibile" è Luca Ward. Russell Crowe spero gli abbia inviato almeno una bottiglia di buon vino. Che dire poi di Francesco Pannofino? Si riconosce la sua voce a chilometri di distanza. Solo George Clooney non mi entusiasma del tutto. Preferivo Fabrizio Temperini di E.R. Medici in prima linea, ma quello è un gusto personale che nulla toglie al valore dell'attore. Personalmente mi piacciono molto anche Francesco Prando e Angelo Maggi, due che troverete pure con frequenza. Basta spulciare e appassionarsi. Perché in fondo di un film la parte più bella è sempre il "dietro le quinte" e dietro le quinte, in quei sottotitoli talvolta quasi impercettibili, ma sempre preziosi e determinanti, tra i cosiddetti gregari ci sono anche loro, i doppiatori, una razza che è bene non vada mai in estinzione e che forse non viene mai applaudita abbastanza.





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