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'L'Angolo dello Scrittore' - Perche' Sanremo e' Sanremo?

Christian Mointanaro. (foto) ndr.
BIOGRAFIA: Christian Montanaro è un avvocato, giornalista pubblicista e scrittore di Bari. Ha numerose e variegate collaborazioni alle spalle, sia su carta stampata, che su radio e web. Ha scritto e diretto cortometraggi di forte impatto sociale. Il suo e-book di sport "Campioni a chi?" è stato in due settimane del 2012, sul circuito ultimabooks.it, il secondo libro elettronico più venduto in Italia. E' attualmente in libreria col suo romanzo d'esordio "Bestseller - l'incubo riNcorrente"

di Redazione

BARI, 7 FEB. - Perché Sanremo è Sanremo? In TV la pongono come un'affermazione convinta e ponderata. Sanremo è Sanremo, e chiacchiere non ce ne vogliono. Ma il punto interrogativo è obbligatorio, dal momento che tante volte uno si trova a domandarselo. Perché Sanremo è Sanremo? Boh! Il fatto è che essere Sanremo significa essere investito di una grande responsabilità. Non solo essere la principale kermesse canora italiana, ma coniugare in un sol verbo una manifestazione che dia lustro al mondo del canto, che mantenga una qual certa eleganza, e che appassioni giovani, vecchi, capre e galline. Un tempo Sanremo era davvero Sanremo. O forse c'erano semplicemente meno canali. Ricordiamo, però, nonostante tutto, delle conduzioni eccellenti e dei cantanti di assoluto valore, senza volerli rispolverare qui. Anche perché poi, magari, mi verrebbe da cantare, e per voi sarebbero dolori, stonato come sono. Sessantacinque edizioni non sono uno scherzo. Tradizione e prestigio rimangono inalterate e immaginiamo non debba essere facile tenere le redini di tutto. Carlo Conti, il presentatore di quest'anno, ha le carte in regola per farlo, e la scelta di nominarlo la accendiamo, và. Lui è sciolto nella conduzione, simpatico ma non eccessivo, quasi mai fuori luogo. L'eleganza dovrebbe essere rispettata. Meno ci convincono le "Conti-girls" al suo fianco: Arisa è un personaggio costruito a tavolino, e i suoi "abitini garbati" sicuramente non mancheranno in questa edizione; Emma Marrone, idolo delle teenager, ha la grinta dalla sua, ma modi non sempre finissimi; infine Rocio Munoz Morales non vuole essere ricordata come la fidanzata di Raul Bova, ma, tolta quell'etichetta, sarà difficile convincere gli italiani a toglierle di dosso quell'altra, forse ancor più appiccicosa, di "sex bomb". Se talenti ne ha, al di fuori della bellezza, difficile possano essere apprezzati in quel contesto. E veniamo alle canzoni. Quasi tutte parlano di amore, come da tradizione. Anche se Sanremo non è San Valentino, benché i giorni pressoché coincidano. Poi ci sono le canzoni di rivoluzione sociale e gli artisti provocatori. Stavolta è il turno dei "Soliti Idioti" Biggio e Mandelli. Ma prendere l'eredità del grande Faletti in (Minchia) "Signor Tenente" è dura. La speranza è che il maledetto televoto non la faccia da padrone, se no la scuderia Amici - X factor - the Voice - eccetera eccetera eccetera, la farà ancora una volta da padrona. Usare due volte nella stessa frase lo stesso termine non mi fa onore, ma rappresenta al meglio la sensazione di impotenza dello spettatore di fronte a verdetti già annunciati. Le belle voci ci sono, ma Annalisa, Chiara e Moreno avranno i favori del pubblico giovanile. La paura è che, come spesso accade, piaceranno più i giovani, o per meglio dire le nuove proposte, per non declassarli troppo. Il dopo-festival quest'anno sarà molto giovanile, ma alla fine non c'è bisogno di un dopo-festival per parlare di Sanremo. Prima, durante e dopo polemiche, opinioni, sondaggi vanno benissimo. E' il festival della canzone dopotutto. Ah, dite che le polemiche dovrebbero avere poco a che fare con la musica? E' vero, avete ragione, ma che volete? Ormai il livello della canzone italiana si è così abbassato che, se non ci fossero loro forse questa kermesse non se la filerebbe più nessuno.





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