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Estero. Usa: bufera su Abercrombie, "arriva il Ceo, mandate a casa commessi neri"

Albertcombie. (foto Agi) ndr.

di Redazione

LONDRA, 15 APR. (AGI) - Bufera su Abercrombie and Fitch (A&F), uno dei marchi di abbigliamento piu' popolari tra gli adolescenti di mezzo mondo. Uno delle sue commesse/modelle ha accusato l'azienda di razzismo e comportamenti sessisti. La giovane universitaria americana - che ancora lavora, ma solo saltuariamente, nei negozi A&F - ha definito l'ambiente "tossico e superficiale". Una volta, ha raccontato al magazine xoJane, in vista dell'arrivo al negozio dell'allora Ceo, Mike Jeffries, i responsabili decisero che i modelli al piano terra dovevano essere "la creme de la creme", ovvero di fatto, "i piu' magri, i piu' alti e i piu' bianchi possibile". Nel passato, Abercrombie and Fitch ha gia' dovuto sostenere diverse denunce per discriminazione, e una in particolare - una class-action nel 2006 di un gruppo di ex-dipendenti appartenenti a minoranze etniche - gli costo' 40 milioni di dollari. Secondo l'anonima commessa, l'ex Ceo visitava di frequente il negozio in cui lei era impiegata e uno degli episodi "piu' vergognosi" avvenne proprio in procinto del suo arrivo: "La maggior parte dei modelli neri furono mandati a casa un'ora prima della fine del turno perche' si aspettava la sua visita". Negozi in penombra e commessi belli come modelli, A&F ha una politica di assunzione molto rigorosa: si cerca personale di bell'aspetto, nelle pubblicita' i maschi sono sempre a torso nudo, alle donne si richiede un trucco naturale, niente smalto alle unghie. Anche le taglie del vestiario non prevedono la 'large'. Jeffries, che si e' dimesso a 70 anni nel dicembre scorso - in un momento in cui, tra l'altro, le vendite dell'azienda stanno calando - una volta spiego' in questi termini la policy: "Le persone di bell'aspetto attraggano quelle belle, e noi vogliamo un mercato di gente cool, di bell'aspetto... Molto gente non c'entra (con i nostri vestiti) e non puo' entraci". Le accuse arrivano proprio mentre la Corte Suprema americana si appresta a esprimersi sul caso di Samantha Eloauf, che ha denunciato la catena di negozi - 834 solo negli Stati Uniti - di non averla voluta assumere perche' musulmana. A&F afferma che non e' nella 'policy' dell'azienda consentire di indossare "cappelli" di vario genere. L'adolescente invece, che cercava lavoro a Tulsa, in Oklahoma, nel 2008, sostiene di esser stata rifiutata per via del velo islamico. La sentenza potrebbe segnare un precedente per i diritti dei lavoratori in Usa, perche' i giudici devono decidere se un potenziale impiegato puo' chiedere in maniera esplicita di essere esentato da determinate regole per via della sua religione.





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