Evasione fiscale. Cade il segreto anche con il Vaticano
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Città del Vaticano. (foto Agi) ndr. |
di Redazione
CdV, 1 APR. (AGI) - "Nella linea della trasparenza e di una sana collaborazione", il Vaticano si impegna ad esigere per conto dell'Italia le imposte dovute sulle rendite finanziarie ottenute sul proprio territorio da enti religiosi o cittadini italiani. Restano esenti gli stipendi e le pensioni dei dipendenti vaticani e - come stabilito dal Trattato Lateranense del 1939 - nessuna imposta gravera' sugli enti della Santa Sede e sui palazzi extraterritoriali.
In pratica: la Citta' del Vaticano rinuncia ad essere un "paradiso fiscale" per gli ordini religiosi e i propri dipendenti che magari hanno ereditato dai parenti o hanno a disposizione redditi diversi da quelli da lavoro, dopo aver rinunciato a questa possibilita' per ogni altra situazione: come e' noto, infatti, i conti diversi sono stati gia' chiusi dallo Ior per decisione di Papa Francesco. La Santa Sede, inoltre, riconosce alle autorita' finanziarie di entrambi i paesi il diritto di verificare il rispetto della "convenzione fiscale" firmata oggi in Vaticano, per l'Italia dal ministro dell'economia e le finanze Pier Carlo Padoan e per la Santa Sede dal segretario per i rapporti con gli stati, monsignor Paul Richard Gallagher, che ha commentato: "le due sponde del Tevere sono ora piu' vicine". Da parte sua l'Italia si impegna a non avanzare ulteriori richieste che secondo la Santa Sede metterebbero in discussione il proprio essere uno Stato Sovrano, come sancito dai Patti Lateranensi del 1929 e confermato dagli accordi di revisione del Concordato del 1984.
La convenzione e' retroattiva al 2014 e prevede che siano date a richiesta dell'Italia informazioni sugli anni precedenti fino al 2010. "Con tale accordo - ha spiegato infatti l'arcivescovo Gallagher - si stabilisce che la Santa Sede comunichera' allo Stato italiano le informazioni verosimilmente rilevanti per l'amministrazione o l'applicazione del diritto interno relativo alle imposte di qualsiasi natura o denominazione senza possibilita' di opporre in senso contrario alcun vincolo di segreto in materia finanziaria". Secondo lo stesso Gallagher, "le disposizioni appaiono in proposito piuttosto ampie in quanto corrispondenti allo standard internazionale piu' accreditato e recente, quale quello approvato dall'Ocse ed adottato dall'Italia anche nei recenti accordi con la Svizzera, il Liechtenstein ed il Principato di Monaco". L'accordo ovviamente "operera' in senso unilaterale", in funzione cioe' del solo diritto fiscale italiano, considerato che la Santa Sede (e lo Stato della Citta' del Vaticano) non hanno motivo di chiedere informazioni in assenza di un sistema tributario che possa giustificare la richiesta.
In proposito Gallagher ha anche scherzato rilevando quanto sia "sorprendente" che ci si voglia occorre comunque evidenziare come l'accordo sullo scambio di informazioni realizzi un significativo passo della Santa Sede verso l'obiettivo della massima trasparenza nel campo delle relazioni finanziarie, dimostrando al tempo stesso la complessiva idoneita' del proprio sistema istituzionale e giuridico a sostenere in modo efficace il confronto con i piu' elevati parametri internazionali in materia".
Nella Convenzione sono ripetute le disposizioni del Trattato lateranense che possono in qualche modo essere interessate dai contenuti della Convenzione. In particolare: l'esclusione di ogni modifica al regime di esenzione stabilito nell'articolo 17 del Trattato del Laterano con riferimento alle retribuzioni corrisposte ai dipendenti della Santa Sede; nonche' l'esclusione degli enti centrali della Chiesa Cattolica, di cui all'articolo 11 del Trattato, dall'applicazione delle disposizioni piu' strettamente fiscali della Convenzione concernenti lo scambio di informazioni ed il pagamento delle imposte sulle rendite finanziarie. Il Trattato, ha affermato il 'ministro degli esteri' vaticano, "porta a compimento in relazione al regime fiscale peculiare degli immobili situati nelle zone extraterritoriali, di cui la si ribadisce l'esenzione da ogni tributo che aveva costituito di recente oggetto di incertezze giurisprudenziali".
Secondo monsignor Gallagher, "la Convenzione in materia fiscale e' destinata a segnare una tappa importante nella cooperazione tra Italia e Santa Sede, che conferma come queste realta', accomunate dalla storia, sanno procedere insieme e sostenersi reciprocamente, conservando e rinsaldando vincoli peculiari e caratteristici, anche in un contesto internazionale sempre piu' articolato e globale".
La firma dell'accordo e' stata anche l'occasione per presentare ai vertici della Segreteria di Stato il nuovo ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede che, incontrando i giornalisti, ha confidato di essere rimasto inmpressionato dalla cordialita' dei rapporti tra le autorita' dei due stati.
Riteneva che tali rapporti fossero invece piu' formali.
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