'La Buona Politica' - Pietro Mennea: cuore e leggenda della 'freccia del sud'
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Pietro Mennea. (foto com.) ndr. |
di Cosimo Imbimbo
BARI, 7 APR. - Pietro Paolo Mennea nasce il 28 giugno del 1952 a Barletta (Bt), da una famiglia di umili origini (mamma casalinga e papà sarto). La storia di Pietro Mennea sembra caratterizzata da un comun denominatore: tagliare traguardi e proiettarsi alla successiva sfida, considerare ogni successo, piccolo o grande che sia, un semplice punto di partenza anziché d'approdo e per questo è facile capire come un campione del suo calibro smessi i panni della celebrità , riposta la tuta e gli scarpini, abbia potuto (e voluto) continuare a dare importanti contributi seppur in scenari differenti dalle piste d'atletica.
Le imprese leggendarie del velocista pugliese(ricordando l'oro olimpico di Mosca nel 1980) ben presto ne fecero un mito dell’atletica mondiale, in un ritratto epico che ne racconta la straordinarietà , interpretato da Michele Riondino è Pietro Mennea nella miniserie, per la regia di Ricky Tognazzi, sceneggiatura di Fabrizio Bettelli, Simona Izzo e lo stesso Ricky Tognazzi, in una coproduzione di Rai Fiction e Casanova Multimedia, la miniserie è prodotta da Luca Barbareschi (nel film è Carlo Vittori, il grande allenatore, che più di ogni altro fu vicino al campione) . Quindi a pochi giorni dalla fiction della Rai, il ricordo di un fiero combattente sportivo del Sud affiora prepotentemente nella mente di chi ha tanto sognato in quegli attimi in cui si è eroicamente battuto il record Mondiale dando tutto, ma proprio tutto se stesso. La fiction della Rai su Pietro Mennea ha fatto il boom di ascolti: in entrambe le serate in cui è andata in onda, ha superato il 20% di share, con circa 5 milioni di spettatori di media. Secondo Aldo Grasso, critico televisivo del Corriere della Sera, il successo di pubblico non equivale a un prodotto di qualità , non aveva bisogno di essere «santificato», i risultati sportivi (per un atleta sono le uniche cose che contano) parlano per lui.
La freccia del Sud sperimentò con successo l’attività politica “per mettersi al servizio di tutti”. Dopo una breve parentesi come Assessore dello Sport del Comune di Palermo (Giunta Orlando, 1993-1994), fu anche parlamentare europeo (con la lista dei Democratici) dal 1999 al 2004. Sempre riservato e timido, Mennea si spense il 21 marzo 2013, all’età di 60 anni, in una clinica di Roma, a causa di un tumore. Tuttavia, più tardi ha trovato le parole per smarcarsi da un passato ingombrante pure se avvincente ed esaltante. «Ho vinto tanto da atleta, ma non si può vivere di ricordi. Ogni giorno bisogna reinventarsi, avere progetti ed ambizioni. Perciò, quotidianamente ho tante idee e sogni che voglio realizzare. Sono impegnatissimo». Le parole di una delle sue ultime interviste, raccolte dal Corriere del Mezzogiorno nel giugno 2012, quasi un testamento, un suggerimento da trattare con cura e da seguire per alzarsi di slancio e continuare a correre. Nato da una famiglia modesta, la leggenda vuole che da piccolo Mennea si fosse guadagnato la fama in città sfidando in corsa automobile dei ragazzi più ricchi: non c’erano Alfa Romeo o Ferrari che tenessero, Pietro in velocità le bruciava tutte. È l’inizio di una delle storie più vincenti dello sport italiano, con una collezione di medaglie che dai Giochi del Mediterraneo arrivano fino a Europei, Mondiali e Olimpiadi, dove fu il primo a disputare quattro finali consecutive. Praticamente imbattuto dai Giochi di Montreal 1976 a quelli di Mosca 1980, di ogni Olimpiade ricordava con piacere il contesto storico e geopolitico che le accompagnava.
Il suo primato, quello dei 200 metri piani, è diventato record a sua volta rimanendo imbattuto per ben 17 anni a livello mondiale e resistendo ancora oggi come record europeo. Questo grande campione ha fatto dei valori e dei principi etici legati allo sport la sua bandiera. All’inizio della sua carriera gli è stato trasmesso un insegnamento che non abbandonerà mai nel corso degli anni: contro il nemico si combatte, con l’avversario si compete. E la competizione implica lealtà e rispetto. I valori olimpici sono assoluti, come accadeva nell’antica Grecia, durante i Giochi, anche le guerre venivano interrotte dando luogo a tregue spesso destinate a trasformarsi in paci durature. Ad oggi resta l’unico duecentista della storia che si sia qualificato consecutivamente, per quattro finali olimpiche.
Il più grande corridore italiano di tutti i tempi, colui che ha saputo sbalordire e far sperare positivamente generazioni di giovani a due anni dalla sua prematura scomparsa indelebilmente ha lasciato quella nobile traccia che significa auspicio di impegno e amore sotto tutte le sue forme per la vita.
Le imprese leggendarie del velocista pugliese(ricordando l'oro olimpico di Mosca nel 1980) ben presto ne fecero un mito dell’atletica mondiale, in un ritratto epico che ne racconta la straordinarietà , interpretato da Michele Riondino è Pietro Mennea nella miniserie, per la regia di Ricky Tognazzi, sceneggiatura di Fabrizio Bettelli, Simona Izzo e lo stesso Ricky Tognazzi, in una coproduzione di Rai Fiction e Casanova Multimedia, la miniserie è prodotta da Luca Barbareschi (nel film è Carlo Vittori, il grande allenatore, che più di ogni altro fu vicino al campione) . Quindi a pochi giorni dalla fiction della Rai, il ricordo di un fiero combattente sportivo del Sud affiora prepotentemente nella mente di chi ha tanto sognato in quegli attimi in cui si è eroicamente battuto il record Mondiale dando tutto, ma proprio tutto se stesso. La fiction della Rai su Pietro Mennea ha fatto il boom di ascolti: in entrambe le serate in cui è andata in onda, ha superato il 20% di share, con circa 5 milioni di spettatori di media. Secondo Aldo Grasso, critico televisivo del Corriere della Sera, il successo di pubblico non equivale a un prodotto di qualità , non aveva bisogno di essere «santificato», i risultati sportivi (per un atleta sono le uniche cose che contano) parlano per lui.
La freccia del Sud sperimentò con successo l’attività politica “per mettersi al servizio di tutti”. Dopo una breve parentesi come Assessore dello Sport del Comune di Palermo (Giunta Orlando, 1993-1994), fu anche parlamentare europeo (con la lista dei Democratici) dal 1999 al 2004. Sempre riservato e timido, Mennea si spense il 21 marzo 2013, all’età di 60 anni, in una clinica di Roma, a causa di un tumore. Tuttavia, più tardi ha trovato le parole per smarcarsi da un passato ingombrante pure se avvincente ed esaltante. «Ho vinto tanto da atleta, ma non si può vivere di ricordi. Ogni giorno bisogna reinventarsi, avere progetti ed ambizioni. Perciò, quotidianamente ho tante idee e sogni che voglio realizzare. Sono impegnatissimo». Le parole di una delle sue ultime interviste, raccolte dal Corriere del Mezzogiorno nel giugno 2012, quasi un testamento, un suggerimento da trattare con cura e da seguire per alzarsi di slancio e continuare a correre. Nato da una famiglia modesta, la leggenda vuole che da piccolo Mennea si fosse guadagnato la fama in città sfidando in corsa automobile dei ragazzi più ricchi: non c’erano Alfa Romeo o Ferrari che tenessero, Pietro in velocità le bruciava tutte. È l’inizio di una delle storie più vincenti dello sport italiano, con una collezione di medaglie che dai Giochi del Mediterraneo arrivano fino a Europei, Mondiali e Olimpiadi, dove fu il primo a disputare quattro finali consecutive. Praticamente imbattuto dai Giochi di Montreal 1976 a quelli di Mosca 1980, di ogni Olimpiade ricordava con piacere il contesto storico e geopolitico che le accompagnava.
Il suo primato, quello dei 200 metri piani, è diventato record a sua volta rimanendo imbattuto per ben 17 anni a livello mondiale e resistendo ancora oggi come record europeo. Questo grande campione ha fatto dei valori e dei principi etici legati allo sport la sua bandiera. All’inizio della sua carriera gli è stato trasmesso un insegnamento che non abbandonerà mai nel corso degli anni: contro il nemico si combatte, con l’avversario si compete. E la competizione implica lealtà e rispetto. I valori olimpici sono assoluti, come accadeva nell’antica Grecia, durante i Giochi, anche le guerre venivano interrotte dando luogo a tregue spesso destinate a trasformarsi in paci durature. Ad oggi resta l’unico duecentista della storia che si sia qualificato consecutivamente, per quattro finali olimpiche.
Il più grande corridore italiano di tutti i tempi, colui che ha saputo sbalordire e far sperare positivamente generazioni di giovani a due anni dalla sua prematura scomparsa indelebilmente ha lasciato quella nobile traccia che significa auspicio di impegno e amore sotto tutte le sue forme per la vita.
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