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'La Buona Politica' - Sanità e medicina digitale; all'Italia la palma del buon ultimo posto

Medicina digitale. (foto com.) ndr.

di Cosimo Imbimbo 

BARI, 25 GIU. -  Dopo numerosi ritardi e parecchia disattenzione da parte dell’amministrazione pubblica, nell’ultimo anno la spesa per la digitalizzazione della Sanità italiana ha ripreso a crescere: + 17% nel corso del 2014 rispetto all’anno precedente, per un totale di 1,37 miliardi di euro (pari all’1,3% della spesa sanitaria pubblica, cioè 23 euro per abitante), livello che non veniva toccato dal 2010..La fotografia della sanità digitale italiana è stata scattata dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, che ha presentato i dati della sua annuale ricerca al convegno “Innovazione Digitale in Sanità: dai patti ai fatti”. 

Ad ogni buon conto l'italia nella digitalizzazione sanitaria sconta gravi e pericolosi ritardi. “L’Innovazione digitale rappresenta una leva imprescindibile per fermare quel processo di progressivo deterioramento che rischia di rendere qualitativamente inaccettabili ed economicamente insostenibili i servizi del nostro sistema socio-sanitario e il Governo sembra finalmente muoversi nella direzione auspicata per la Sanità Digitale”, afferma Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità. Secondo l’Osservatorio, nell’ultimo anno Governo, Ministero della Salute e Agenzia per l’Italia Digitale hanno compiuto numerosi sforzi per creare un Patto per la Sanità digitale all’interno del più generale “Patto della Salute”, e quindi ora è arrivato il momento di mettere in pratica i diversi piani, spingendo tutti i collaboratori a dare priorità a un intervento concreto. Gli investimenti pubblici sono le vittime nascoste delle politiche di austerity in Italia. L’Italia è pronta a investire 46 miliardi di euro in soluzioni e tecnologie informatiche applicate alla salute e alla sanità nel periodo 2013-2022.E, nonostante la spesa per la digitalizzazione della sanità abbia fatto segnare un +17% nel 2014, il nostro Paese è ultimo in Europa per la spesa pro capite: poco meno di 23 euro rispetto ai 65 della Svezia o i 70 della Danimarca. E’ indubbio che tale approccio ha già rivoluzionato e condizionerà drammaticamente il grado ed il livello di assistenza sanitaria, che se da una parte troverà giovamento e vantaggi dalle conoscenze derivanti dal molecular profiling di ciascuna condizione patologica e da un cambio di approccio nella gestione clinica, dall’altro troverà uno scoglio insormontabile, quello dei costi.

Il taglio della spesa corrente viene percepito, infatti, già nel breve periodo, mentre quello degli investimenti si avverte nel medio e lungo periodo attraverso il progressivo depauperamento degli asset pubblici con effetti moltiplicativi negativi Un sistema sanitario che non investe adeguatamente nella sua digitalizzazione perde la capacità di rispondere con appropriatezza alle caratteristiche emergenti della nuova domanda di salute: invecchiamento della popolazione, crescita delle patologie cronico-degenerative, palesarsi di nuove fragilità e di nuovi bisogni sociali e sociosanitari. E la conseguenza sarà inevitabilmente la crescita delle disuguaglianze sanitarie a danno soprattutto dei soggetti più fragili dal punto di vista socio-economico. Ciononostante, la volontà diffusa della conoscenza web nel trattamento personalizzato della malattia deve ancora essere pienamente realizzata, in quanto abbiamo capito che non solo la genericità salutare, ma anche l’ambiente, può fortemente condizionare le nostre aspettative di vita, in termini di capacita non solo di ammalarci ma anche di rispondere in maniera più meno efficace alla malattia.per cui urge una risposta in termini specificatamente digitali la quale può corposamente e felicemente fornire esaustivamente diagnosi pressochè sicure ed efficienti .Sono innanzitutto evidenti i benefici tecnologici che l’applicazione del servizio Internet può portare all’intero settore. Un’assistenza sanitaria “connessa” è d’altronde “chiave per lo sviluppo del benessere”. 

La ricerca e l’applicazione delle tecnologie hanno portato, dapprima, alla messa a punto di potentissimi strumenti di diagnostica oltre che a un approfondimento in termini di conoscenza e, di conseguenza, a nuove cure prima impensabili. Per garantire quindi un’assistenza sanitaria funzionante e pienamente accessibile anche alle generazioni future, diventa concretamente necessario ripensare il sistema sanità per intero. Per fare un esempio, dottori e operatori sanitari di tutto il mondo dovrebbero poter facilmente condividere dati e informazioni con i colleghi a distanza di chilometri, in tempo reale e senza alterazione dei documenti, ergo le pubbliche amministrazioni dovrebbero prestare maggiore attenzione "all'essenziale", tralasciando i secolari, più o meno volute "inutilità" simbolo di sprechi e ruffianerie varie. L’idea cui si tende, d’altronde, è quella di un continuum health. Di un’assistenza sanitaria, insomma, che significa prima di tutto prevenzione e che accompagna la persona in tutte le fasi e le situazioni della quotidianità. 

Con il sostegno tecnologico a una vita sana, i cittadini, da un lato, acquisiscono coscienza e controllo sul proprio stato di salute, mentre i Paesi, dall’altro, migliorano lo stato di salute della popolazione complessiva.





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