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Foggia. Luigi Pinto: 41 anni e la ferita sanguina

Luigi Pinto (foto) ndr.
di Nico Baratta - Redazione di Foggia

FOGGIA, 24 LUG. - Un via, importante per la sua funzione e logisticamente prioritaria per le vite umane, quella dedicata a Luigi Pinto, vittima di strage. Foggia ricorda così un suo concittadino che 41 anni fa perì a Brescia per mano di frange fasciste. 
Una strage, quella di Piazza della Loggia, che solo ora ha condannato i colpevoli. 
41 anni per una condanna per strage. 
41 anni di ricorsi, di riesami, di perizie per imperizie. 
41 anni di attesa con il dolore dei familiari che è ancora lancinante e dove le ferite sanguinano tra le righe di faldoni istituzionali che confermano la farraginosa macchina della giustizia italiana. 
Tuttavia è una condanna importante che assume valore nell’etica dell’esempio, non del giudizio poiché in Cassazione potrebbero sortire sorprese.
Una condanna dovuta ma che non risarcisce chi ha perso i suoi cari, allorquando unitamente alla sentenza è stato previsto un risarcimento minimo. Il lavoro svolto dagli inquirenti è stato enorme e credo si debba essere grati ai magistrati di Brescia, in particolare al dottor Roberto Piantoni. Un lavoro impegnativo e passionale, spinto dal gran senso di legalità e giustizia, svolto a stretto gomito con Manlio Milano e dell’ Associazione dei familiari delle vittime. 
Due ergastoli a neofascisti che vilmente hanno spezzato vite durante un atto civile e democratico, quello di una manifestazione in piazza. Quelli dal ’68 al’ 74 furono anni di fuoco, divenuti di piombo fin dopo gli anni ’80. Frange neofasciste e commandi BR che sovvertirono col sangue innocente di italiani gli equilibri instabili di governi sempre più inquinati dai sottoboschi di enti governativi paralleli che cercavano di assumere il comando dello Stato. Golpe mancati, a volte riusciti nell’intento politico ma non in quello istituzionale. 
Luigi Pinto è uno di quelli cui fu spezzata la vita nel pieno del suo vigore. Un uomo che da Foggia andò a Brescia per insegnare. 
Una via, come detto, lo ricorda. 

Foggia potrebbe sforzarsi un po’ di più, ora che una sentenza lo conferma, di parlarne pubblicamente, di far conoscere ai giovani cittadini chi col sangue ha difeso posizioni, ideali. Una via, credo, non basti a rimarginare una ferita sanguinante da 41 anni.





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