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Terrorismo internazionale. Cortina di fumo in attesa di arrosto

Terrorismo internazionale. (foto) ndr.

di Cosimo Imbimbo 

BARI, 13 LUG. -  Il fenomeno del terrorismo internazionale è fra quelli che hanno da tempo interessato la comunità internazionale ma che, a seguito degli attentati perpetrati negli Stati Uniti nel settembre 2001, ha suscitato un interesse di rilievo tanto per la gravità di tali attentati, quanto per la necessità avvertita nella comunità internazionale di adottare misure atte a reprimerli. Sin dalle prime occasioni in cui la questione del terrorismo internazionale è stata affrontata nell’ambito delle Nazioni Unite, per limitarsi al secondo dopoguerra, è apparso chiaro quali fossero le profonde divergenze in merito alla sua definizione, ancora oggi attuali. Il dibattito si concentrò all’inizio essenzialmente su quali atti dovessero essere considerati terroristici, e più precisamente se tale nozione comprendesse solo il terrorismo di privati “sponsorizzato” da Stati o anche il terrorismo di Stato. Sin da allora si delineò una spaccatura nella comunità internazionale fra gli Stati occidentali, i quali circoscrivevano il dibattito al terrorismo di privati sponsorizzato da Stati, e gli Stati afro-asiatici ed arabi, che estendevano il dibattito anche e soprattutto al terrorismo di Stato, ovvero agli atti di aggressione compiuti da organi dello Stato in particolare contro i popoli i quali, legittimamente sulla base del diritto internazionale, lottavano per la propria autodeterminazione. Un ulteriore motivo di scontro emerse circa la volontà, manifestata dal gruppo degli Stati afro-asiatici e arabi, di non confondere gli atti terroristici con le azioni dei suddetti popoli. La necessità di individuare una definizione di terrorismo ha anche una rilevanza di natura pratica, come ha ben dimostrato una recente e discussa vicenda giudiziaria che si è svolta a Milano avente tra i protagonisti cittadini nord africani). Parlando delle caratteristiche dei terroristi moderni, gli esperti hanno definito la loro motivazione. Se nei secoli XIX e XX, essi perseguivano scopi prevalentemente politici, ora commettono assassini come intimidazioni di massa. È ovvio che non possono operare su una scala così ampia senza un forte supporto esterno, anche finanziario. Non è sorprendente che nella società nascano varie teorie cospirative in merito al governo o reclutamento di tutti i gruppi terroristici che sarebbero il prodotto di servizi speciali. Secondo un analista politico membro del Consiglio di esperti dell'Istituto di studi socioeconomici e politici, Aleksej Zudin:Secondo la teoria della cospirazione tutti i gruppi terroristici sono oggetto di qualche potere. Dietro i gruppi terroristici ci sarebbero i servizi di sicurezza del Paese che è il nemico principale. L'esperienza storica, il senso comune e la semplice osservazione dimostrano che non è così. Ecco invece la tendenza opposta. A causa delle azioni dei gruppi terroristici, la segretezza e l'uso sistematico della violenza, questi gruppi tendono a diventare autonomi da quelli che originariamente li hanno creati o sorvegliati.Caso di specie è la nascita di uno dei più violenti e spietati gruppi: l’ISIS. Le vittime dei militanti islamici si contano ormai in decine di migliaia di persone. Gli Stati Uniti li hanno attivamente supportati in Siria nella lotta contro il presidente Bashar Assad. Tuttavia, ora i jihadisti hanno conquistato una parte significativa di Iraq, Siria, nei pressi dei confini di Israele e minacciano gli stessi Stati Uniti. Questo conferma ancora una volta che i terroristi non possono essere divisi tra "nostri" e "loro".Tali caratteristiche del terrorismo internazionale emergono molto chiaramente dal rapporto, del 16 giugno 2004, predisposto dalla National Commission on Terrorist Attacks Upon the United States, istituita negli Stati Uniti in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001, per chiarire tutte le responsabilità ad essi relative, e dall’altrettanto importante rapporto d’informazione sulla cooperazione internazionale contro il terrorismo presentato il 6 luglio 2004 nell’ambito della Commissione affari esteri in Francia, oltre che dalla legislazione antiterrorismo degli stessi Stati arabi e afro-asiatici. Si parla di prevenzione ma chissà se ha un senso compiutamente reale questo termine. Il sistema internazionale di prevenzione e contrasto al finanziamento del terrorismo e all'attività dei Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale poggia sostanzialmente sull’applicazione di misure restrittive di “congelamento” dei fondi e delle risorse economiche detenute da persone fisiche e giuridiche, gruppi ed entità specificamente individuati dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea (soggetti “designati”); tali misure, impiegate anche per contrastare l’attività dei Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale, trovano fondamento normativo nel d.lgs. 109/2007 La problematica ha connotazioni complesse e assai tortuose ad esempio i presupposti per la segnalazione vengono meno laddove il segnalante possa ragionevolmente ritenere, sulla base di tutte le informazioni disponibili, anche non anagrafiche (es: profilo economico-finanziario del nominativo incompatibile con le cariche e qualifiche indicate per il soggetto designato nelle liste), che si tratti di un caso di omonimia. Ad ogni buon conto c'è tutta la volontà nonchè la massima attenzione verso un fenomeno criminale dalle illimitate potenzialità deliquenziali e delittuose, lungi, però, dall'attendere altro tempo nell'ipotizzare, in questo conflitto, perfezionismi o preziosismi che potrebbero costare altre vite umane. Agire immediatamente ed efficacemente nell'interesse di un universo in penosa e terrorizzata attesa di sane soluzioni definitive.





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