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Cronaca. Nello Stato c’è una falla incolmabile?

Manifesto funerali Casamonica (foto) ndr.
Redazione di Foggia

CAPITANATA (FG), 24 AGO. - Riceviamo e pubblichiamo fedelmente un articolo dell’Associazione Onlus Antiracket Capitano Ultimo in merito alle vicende accadute a Roma durante il funerale del boss Vittorio Casamonica.

«Scriviamo facendo appello all’art. 18, all’art. 21 e all’art. 28 della Costituzione della Repubblica Italiana.

Quello che è accaduto pochissimi giorni fa nel cuore di Roma, un po’ come avvenne nel 1962 a Napoli per Lucky Luciano, non ha scusanti. Un funerale in pompa magna “mafia style”, con carrozza a sei cavalli, Rolls Royce, elicottero e petali di rosa, manifesti osannanti che deridono il Pontefice e sfidano lo Stato, sono la prova tangibile che Mafia Capitale c’è ancora. Quello di Vittorio Casamonica, boss dell’omonimo clan malavitoso operante nella zona sud di Roma, è stato quel funerale che ha sancito l’indiscussa tesi che a Roma, con Mafia Capitale, chi governa responsabilmente deve  andar via. Il Ministro Alfano dovrebbe agire in tal senso, senza discriminazioni. Ma come il Consiglio Comunale di Monte Sant’Angelo può essere sciolto per mafia e quello di Roma no? Comprendiamo che stiamo parlando della capitale d’Italia ma per la Legge non dovrebbero esserci preferenze. Bando a tutte le ciance dette e scritte da politici e amici degli amici, che in questi mesi hanno narcotizzato il vero problema capitolino, ovvero la mafia, Alfano non può farne una decisione dove pesi e misure sono soggettive. L’oggettività sta nelle prove tangibili di capitolini arresti mafiosi, riguardanti faccendieri, malavitosi, politici della Giunta e Consiglio Comunale in essere. Tutto questo deve far pensare e, ancor di più, agire. Se poi il vero motivo è politico, dove gli intenti di un Governo dai colori misti prevalgono sulla Legge scritta e sulle prove incontrovertibilmente comprovate e testimoniate, allora siamo innanzi a un paradosso che di bizzarro ha le persone e non il sistema.

Ma chi deve agire? I giornalisti che documentano l’accaduto e che in questi giorni assediano dovutamente per informare l’opinione pubblica, parrocchie, vescovadi, sedi di partito, Montecitorio, gente comune? O le associazioni che lottano per ottenere legalità? Certamente no! 

È lo Stato che deve darsi una mossa, che deve mettere in campo mezzi e strumenti più efficaci per contrastare lo tsunami mafioso che oggi è in osmosi con lo stesso Stato, con le Pubbliche Amministrazioni, con chi la gente elegge e ripone fiducia, quella poi tradita dal potere e dai soldi. 

Noi dell’Associazione Onlus Antiracket Capitano Ultimo, attiva su tutto il territorio nazionale, è da molto tempo che denunciamo ogni forma di sopruso, la connivenza tra Mafia e Stato. Non lo facciamo solo nell’ambito territoriale dove risiediamo, bensì in territori roventi dove la malavita organizzata si da un nome ma agisce nello stesso modo, estorcendo, rapinando, sequestrando, uccidendo. Che sia Mafia, Camorra, ‘Ndrangheta, Società, Faida, il fine è unanime.  Il caso di Monte Sant’Angelo ne è la prova, dove le piaghe del male sono scritte nelle pieghe di faldoni pubblici di anni di amministrazione comunale. Con ciò non accusiamo nessuno amministratore locale poiché siamo certi che il male è longevo. Come siamo certi che alcuni soggetti che hanno mortificato territori e città vivono senza timore a casa loro. Lo stesso dicasi per taluni privati insospettabili e altri che circolano a piede libero. Tuttavia, per il caso Monte, che ripetiamo è datato e non odierno, saranno gli inquirenti a stabilire i colpevoli, quand’invece i danni sono già noti e distruttivi per l’economia locale e i “montanari” ne stanno pagando le conseguenze.

Purtroppo nel mondo pubblico prevale la logica del sistema politico-istituzionale, dove si sponsorizzano e poi si abbracciano “sistemi” pro- legalità voluti da partiti politici, esponenti in cerca di gloria e consensi e coniati ad hoc per il caso specifico. “Mentre invece” noi dell’ Associazione Onlus Antiracket Capitano Ultimo è più di un anno che ci sgoliamo in terra di Capitanata per far comprendere il nostro modus operandi, già in essere in altre parti dell’Italia “savianamente dettagliate” –come in Campania, in Calabria, in Sicilia- che ha portato benefici e legalità a chi ci ha chiesto gratuitamente aiuto.

Tornando al funerale di Casamonica, a molti sfuggono dei particolari

Lo Stato è stato ancora una volta bucato da chi detiene gli strumenti del male e da chi in modo latente ne consente subdolamente l’utilizzo. Gli stessi che ogni giorno eludono la legalità e determinano le falle nella sicurezza nazionale. Falle che devono essere chiuse e non rabberciate distraendo l’opinione pubblica semmai con esautorazioni di comodo solo per aver fatto in modo impeccabile e risolutivo il proprio dovere, quello chiesto da chi vuole giustizia, verità, legalità.

Ma siamo certi che lo Stato non sapeva nulla del funerale “mafia style”? 

Eppure il disegno era prevedibile, se non proprio chiaro. Uno tra tutti il volo dell’elicottero, che pare non avesse l’autorizzazione a sorvolare i cieli romani. Questa è una falla, giacché quel mezzo invece di lanciare petali di rose, poteva sganciare bombe se si fosse trovato in altri ambiti per altri motivi. Poi vi sono i rituali e i gesti. Quello più eclatante è senz’altro il lancio di petali di rose rosse, come a testimoniare un bagno reale o, come nella simbologia mistica-religiosa tanto cara ai clan malavitosi, il Sacro Graal che, secondo la tradizione cattolica, è la coppa che fu adoperata da Gesù Cristo durante l’Ultima Cena, ovvero simbolo di potere. Tanto per fare un esempio di altri indizi che riconducono al potere e che da chi come noi attenti ai dettagli non sfuggono poiché siamo addestrati a vederli e sentire, cosa che altri non percepiscono o non vogliono fare, sono la carrozza che era nera e i sei cavalli, neri anche loro. Un chiaro segno di potenza del male, di quella mafia che da sempre sfoggia il suo marchio senza violare leggi. Altro dettaglio sono le gigantografie del defunto, vestito da Pontefice con ai suoi piedi la “Caput Mundi”. Poi vi sono i doppi baci sulle guance e le mani sulle spalle. Ci mancava solo il bacio sulle labbra; ma quello è più intimo anche in quegli ambiti. Poi c’è il sollevamento della bara per farla vedere a tutti. C’è anche il blocco stradale per la durata della funzione e non per la sola uscita della salma dalla chiesa. Un blocco assoggettabile al servizio d’ordine stradale e pubblico, forse, che ha destato molte polemiche. Le stesse che stanno deviando il problema puntando i fari sul sacerdote e non sull’intero sistema che ha permesso quel funerale. Tutti, Sindaco e Ministro compreso, non erano a conoscenza. Scusante poco edificante per chi persegue la legalità.

Tuttavia, siamo certi che chi doveva controllare, regolare il traffico, che sapeva di quell’evento che avrebbe inevitabilmente attirato attenzione e cagionato fanatismo, era all’oscuro?

Siamo certi che la promiscuità voluta è stato solo un momento delirante di chi osanna un boss?

Noi siamo certi che da sempre nello Stato c’è una falla nella sicurezza: sarà incolmabile?

Basterebbe essere meno accondiscendenti a “comandi generali” e dare più importanza ai fatti, specie se questi sono volontà desiderate finanche dal nostro Presidente della Repubblica quando ci ricorda che «il germe distruttivo della società civile» è tra noi attraverso scandali politici e istituzionali, corruzione e estorsioni che dominano i grandi appalti».

Noi ci siamo!!!

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