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Cronaca. Pubblicato il testo sullo scioglimento del Consiglio Comunale di Monte Sant'Angelo​ per mafia

Monte Sant'Angelo, quartiere Junno (foto) ndr.
Redazione di Foggia

MONTE SANT'ANGELO (FG), 14 AGO. - E' stato reso pubblico il Decreto Ministeriale sullo scioglimento del Consiglio Comunale del Comune di Monte Sant'Angelo​. 
Di seguito la lettera del Ministro Angelino Alfano al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Alla fine il link per il testo integrale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

Scioglimento del consiglio comunale di Monte Sant'Angelo e nomina della commissione straordinaria. (15A06198) (GU Serie Generale n.187 del 13-8-2015). Decreto del presidente della Repubblica (20 luglio 2015)

Al Presidente della Repubblica

Nel comune di Monte Sant'Angelo (Foggia) sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 6-7 maggio 2012, nonche' il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi.
Tra il luglio 2013 e il marzo 2014 sono pervenute alla prefettura di Foggia circostanziate segnalazioni anonime relative a collegamenti tra sodalizi criminali locali ed alcune ditte utilizzate dal comune, nonche' denunce di danneggiamenti e di episodi intimidatori perpetrati nei confronti di amministratori locali e di figure apicali dell'apparato burocratico.
All'esito dei conseguenti accertamenti delle forze di polizia, disposti per verificare il contenuto degli esposti e per monitorare la situazione in atto, essendo state riscontrate possibili forme di ingerenza e di condizionamento del processo di formazione della volonta' dell'ente, con decreto prefettizio del 2 settembre 2014, poi prorogato, e' stato disposto l'accesso presso il comune, ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
Al termine dell'indagine ispettiva, il Prefetto di Foggia - su conforme parere reso il 21 aprile 2015 dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore distrettuale antimafia di Bari e del Procuratore della Repubblica di Foggia - ha redatto l'allegata relazione in data 23 aprile 2015, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione della misura prevista dal citato art. 143.
I lavori svolti dalla commissione d'indagine hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, il contesto ove si colloca l'ente locale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le cosche locali ed hanno evidenziato come l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di soggetti o imprese collegati direttamente od indirettamente a gruppi malavitosi. Per una corretta valutazione degli elementi che suffragano l'adozione della misura dissolutoria assume rilievo la circostanza che sul territorio e' presente un'associazione di tipo mafioso - la cui capacita' di penetrazione nella realta' economica e politica e' riconosciuta con sentenze definitive dell'autorita' giudiziaria - caratterizzata da una pluralita' di gruppi criminali, con forte vocazione verticistica, basata sui vincoli familiari, non legati tra loro da relazioni gerarchiche o di sovraordinazione. Le elezioni che si sono tenute nel 2012 a Monte Sant'Angelo non hanno portato alcun reale rinnovamento della compagine elettiva, che ha governato l'ente con sostanziale continuita'.
Il sindaco aveva rivestito una carica assessorile nella precedente consiliatura; su 16 consiglieri assegnati all'ente, oltre la meta' erano presenti nell'amministrazione eletta nel 2007 e alcuni di essi avevano svolto funzioni assessorili all'interno della giunta. Due dei predetti amministratori hanno rassegnato le dimissioni dalla carica dopo l'insediamento della commissione d'accesso. Il Prefetto di Foggia evidenzia i rapporti di alcuni amministratori e dipendenti comunali con esponenti della criminalita' organizzata locale, derivanti da vincoli familiari o da frequentazioni documentate dalle forze dell'ordine.
Assumono, in tal senso, un valore indiziante i legami, documentati dalle forze di polizia, di uno degli assessori dimissionari con la locale consorteria - legami che in nessun modo possono essere ritenuti occasionali - attestati dalla partecipazione dell'amministratore ad una ricorrenza personale, celebrata da un noto esponente malavitoso, sul quale gravano pregiudizi penali per reati gravi, quali l'associazione di stampo mafioso, l'associazione per commettere omicidi, rapina, estorsione ed altro.
Allo stesso esponente della criminalita' organizzata risultano collegati anche i tre titolari di alcune ditte - di cui e' nota la contiguita' alle locali consorterie - legati tra loro da stretti vincoli parentali, che hanno reiteratamente ricevuto dal comune affidamenti per portare a compimento lavori di competenza dell' amministrazione. Uno dei predetti imprenditori e' presidente del consiglio di frazione, costituito con delibera consiliare del 2010 per assolvere a funzioni consultive, propositive e d'iniziativa di comune interesse per i residenti. Secondo quanto riferisce il Prefetto, detto consiglio risulta ampiamente rappresentativo piuttosto che della comunita' locale, della famiglia dei predetti imprenditori.
Il presidente del consiglio di frazione e' anche titolare di una cooperativa che ha ottenuto affidamenti da parte del comune, anche dopo la costituzione dell'organo collegiale di frazione, ed e' componente di una societa' che assicura la gestione delle attivita' di distribuzione dell'acqua per usi civici, attraverso un consorzio affidatario del servizio. In occasione dell'esecuzione di un'operazione di polizia giudiziaria finalizzata alla cattura di un latitante pluripregiudicato e' stato disvelato un complesso reticolo di rapporti e connivenze che interessano anche due dipendenti del comune ed uno di una societa' partecipata dell'ente, incaricata della riscossione dei tributi.
La Corte d'Appello di Bari, con sentenza depositata il 20 gennaio 2015, ha comminato ai dipendenti comunali una pena detentiva - rispettivamente di anni 3 e mesi 4 di reclusione e 1 anno e 8 mesi di reclusione - tra l'altro per il delitto di estorsione, mentre ha riconosciuto al dipendente della partecipata - oltre ad una misura restrittiva della liberta' personale di anni 2 - l'aggravante del metodo mafioso. Emerge con concretezza, dai fatti sopra indicati, l'insieme dei rapporti interpersonali che correlano esponenti malavitosi agli organi politici, all'apparato burocratico dell'ente ed a rappresentanti del mondo imprenditoriale locale.
Vale ora approfondire il modus operandi dell'amministrazione comunale, analizzando se l'azione amministrativa si sia discostata dai principi di imparzialita' e buon andamento, per coltivare interessi diversi da quelli della collettivita'. Rileva, innanzitutto, a tal proposito, l'impropria commistione di ruoli tra funzioni politiche e funzioni amministrative che non puo' essere letta solo come mala gestio. Se, infatti, e' vero, da un lato, che l'attivita' ispettiva ha rilevato una sostanziale inadeguatezza dell'apparato burocratico sul piano qualitativo e quantitativo, nonche' patologiche forme di disorganizzazione e di disordine amministrativo, e' altrimenti vero che detta situazione ha favorito la permeabilita' di illeciti condizionamenti.
Ma cio' che soprattutto rileva e' la circostanza che la volonta' dell'amministrazione e' stata piegata ai voleri di soggetti controindicati che - esercitando il metodo mafioso - hanno impresso ai fatti di seguito indicati quell'unidirezionalita' rivelatrice dei collegamenti con la criminalita' organizzata e del condizionamento dell'ente. Occorre ribadire che l'accesso ispettivo e' nato dall'esigenza di disporre accertamenti in conseguenza di episodi di danneggiamento ed intimidazione che hanno coinvolto, in soli 10 mesi, amministratori, parenti di amministratori, ex amministratori legati da vincoli parentali con consiglieri in carica, responsabili di settori dell'ente.
Tra i diversi episodi denunciati, appare particolarmente grave l'attentato perpetrato ai danni di beni appartenenti al vertice di uno dei settori nevralgici dell'amministrazione, tale da costituire un elemento di concretezza circa la sussistenza dei presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale ed in grado di esprimere, con adeguato grado di certezza, una situazione di condizionamento e di ingerenza della criminalita' organizzata nella gestione dell'ente, situazione che l'art. 143 citato intende prevenire. In occasione della presentazione della relazione conclusiva della commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, lo scorso 13 aprile 2015, fra le altre motivazioni del fenomeno, e' stata posta in rilievo la circostanza che, «... hanno peso sempre crescente gli episodi connessi all'assegnazione di appalti, all'approvazione di piani regolatori, a clientele....».
Nel caso di specie viene analizzata la procedura di appalto per l'affidamento della gestione dei servizi cimiteriali, il cui iter procedimentale, che originariamente faceva capo al predetto responsabile di settore destinatario delle intimidazioni, e' tuttora in corso. Secondo la ricostruzione della vicenda effettuata dalla commissione d'accesso, sono state presentate due sole offerte, quella dell'attuale gestore - operante in regime di proroga - e quella di un raggruppamento di imprese, asseritamente costituito per partecipare alla gara, il cui amministratore unico e' ritenuto dalle forze dell'ordine vicino alla consorteria mafiosa locale e di cui fanno parte anche soggetti riconducibili, per vincoli familiari, a persone vicine al clan egemone. In data 30 giugno 2015, l'amministratore unico in questione e' stato tratto in arresto per il reato di tentata estorsione poiche', quale presidente di due cooperative di servizi interessate all'assegnazione dell'appalto relativo ai servizi cimiteriali, aveva inviato messaggi minatori all'indirizzo dell'allora responsabile del procedimento, per condizionarlo nell'affidamento.
Il dipendente comunale aveva gia' ricevuto indebite pressioni finalizzate ad orientare la volonta' dell'amministrazione, anche da parte di personale in servizio al cimitero, tra cui figurano persone notoriamente legate alla criminalita' organizzata. E' proprio durante lo svolgimento della procedura di gara che il predetto dipendente ha subito il serio atto di intimidazione sopra menzionato, consistito nell'esplosione di colpi di kalashnikov in direzione dell'autovettura e della saracinesca del garage di proprieta'.
A seguito della vicenda, dopo l'identificazione dei colpevoli a cura delle forze dell'ordine, il citato responsabile del procedimento per l'affidamento dei servizi cimiteriali comunali ha chiesto al sindaco di essere esonerato dall'incarico. Nelle more della definizione delle procedure di gara, la giunta - con delibera del 6 dicembre 2013 basata su una richiesta verbale della ditta interessata alla prosecuzione del rapporto con l'amministrazione comunale - ha disposto la proroga della gestione del servizio, pur essendo il contratto in questione gia' scaduto e senza tener conto della disposizione contrattuale che prevedeva la risoluzione del rapporto alla scadenza del termine convenzionale, senza bisogno di comunicazione di disdetta.
La ditta, che continua a gestire il servizio in attesa dell'ultimazione della gara, annovera tra i propri dipendenti in servizio al cimitero soggetti riconducibili alla consorteria locale. In materia di appalti e' significativa la circostanza che hanno reiteratamente ottenuto affidamenti dal comune le ditte che fanno capo agli imprenditori vicini ad un esponente malavitoso che, a sua volta, intrattiene documentati rapporti con un ex assessore comunale, di cui si e' trattato in precedenza.
Gli affidamenti si connotano per l'impropria commistione di ruoli tra gli organi di indirizzo politico-amministrativo e quelli gestionali, per le irregolarita' nelle procedure di affidamento, con particolare riguardo alla carenza o alla vaghezza della motivazione. Alcune delle aggiudicazioni sono state preventivamente avallate dalla giunta, che ha autorizzato espressamente il ricorso all'affidamento diretto. Si tratta dei lavori urgenti alla rete idrica di una porzione del territorio comunale, della realizzazione di una piazzola ecologica, di opere di manutenzione del cimitero e di strade comunali nonche' di interventi urgenti a ristoro dei danni derivati dalle eccezionali precipitazioni piovose del settembre 2014.
Uno dei titolari delle predette ditte fa parte di un'associazione, costituita nel 2006, alla quale il comune ha concesso - con delibere di giunta del 2012 e del 2013, anch'esse invasive della competenza della struttura burocratica - contributi per il patrocinio di feste e manifestazioni, talora senza considerare il parere contrario del dirigente di settore, motivato da esigenze di equilibrio finanziario.
Anche un'altra vicenda incrocia emblematicamente gli interessi di una delle ditte in questione, che si e' avvantaggiata della decisione del comune di completare, con oneri a proprio carico, alcune opere di urbanizzazione afferenti al piano «particolareggiato di esecuzione» relativo ad un comparto territoriale comunale le cui spese, in base ad apposita convenzione stipulata nel 2000 con il consorzio dei proprietari dei lotti, avrebbero dovuto essere sostenute dai lottizzanti. Con delibera di giunta del 1° luglio 2014, l'ente - nel prendere atto sia della mancata ultimazione dei lavori di urbanizzazione da parte dei proprietari che del deterioramento occorso negli anni a quanto gia' realizzato - ha posto a carico del comune il completamento degli interventi, nonche' la realizzazione delle opere necessarie a salvaguardare la pubblica e privata incolumita'. Dalla delibera e' poi scaturito l'affidamento diretto ad una delle predette ditte, senza alcun riferimento alla situazione di somma urgenza che giustifichi il ricorso all'impresa prescelta ed in assenza delle necessarie indagini di mercato per verificare la congruita' del prezzo dell'intervento.
Anche in questo caso la decisione e' stata assunta nonostante il parere contrario dello stesso dirigente del settore che ha definito il provvedimento non in linea con l'obiettivo patto di stabilita' 2014. Significativa, ai fini della presente relazione, e' la vicenda relativa alla gestione di una vasta area di proprieta' comunale adibita a parcheggio.
Nel 2008, l'amministrazione comunale ha indetto una gara con procedura negoziata, senza pubblicare il relativo bando, asserendo motivi di urgenza ed invitando alcune imprese - tra cui una cooperativa - i cui amministratori sono collegati con esponenti di spicco della locale consorteria. Il servizio e' stato affidato, in via definitiva ed in assenza di un'apparente ragione, alla suddetta cooperativa, ancorche' classificata seconda nella procedura concorsuale, che ha operato - a far data dalla scadenza contrattuale del 17 luglio 2009 - in regime di proroga, fino a che il comune, con delibera di giunta del 14 settembre 2012, ha indetto una nuova gara di appalto, con procedura ad evidenza pubblica, ritenendo necessario assegnare la gestione degli spazi ad un operatore qualificato e specializzato nel settore. La stessa cooperativa, che aveva in precedenza gestito il servizio, e' risultata vincitrice della gara.
Successivamente, la giunta municipale, con delibera del 24 maggio 2013, ancora una volta invasiva delle competenze gestionali, ha affidato alla stessa cooperativa, in base ad una mera richiesta del titolare e al fine di fronteggiare una situazione di grave disagio dei soggetti titolari, la gestione di un ulteriore servizio relativo alla gestione del traffico di una porzione del territorio comunale e dei connessi problemi. Rilevano le motivazioni addotte nella predetta delibera, con la quale si da' atto che il richiedente trovasi in stato di assoluta necessita' e quindi la gestione della sosta di autoveicoli e' un'opportunita' di lavoro.
Con altra procedura, che il Prefetto definisce emblematica del modus operandi ben consolidato a Monte Sant'Angelo, la giunta comunale ha individuato le modalita' di affidamento - attingendo da un elenco di imprese, con il criterio della rotazione - nonche' la ditta alla quale assegnare il diradamento selettivo di alberi, ai fini del rimboschimento, su alcune particelle di proprieta' comunale. In particolare, l'organo di indirizzo politico in carica nel 2011 - i cui componenti ricoprono ancora ruoli istituzionali nell'attuale giunta - esercitando compiti gestionali, ha affidato il lavoro ad una cooperativa agricola, il cui presidente e' legato da vincoli di parentela con un esponente malavitoso.
Nel 2002, l'amministrazione comunale aveva concesso in fitto ad una societa', per un periodo di 5 anni rinnovabili, una cava sita su un terreno di proprieta' comunale. Sulla base di una richiesta di proroga avanzata dal titolare della societa' stessa, il consiglio comunale dell'ente, con delibera del 26 novembre 2012, adottata dopo la scadenza del contratto, ha autorizzato la prosecuzione dell'attivita' estrattiva, senza tener conto della circostanza che il prolungamento della coltivazione della cava non poteva prescindere da una rinnovata valutazione di impatto ambientale (VIA) da parte della regione Puglia, la quale in precedenza aveva fissato in un quinquennio il limite della coltivazione della cava.
Nel 2013, l'assetto societario e' stato modificato, con il subentro di due nuovi soggetti, contigui al clan egemone e, nell'occasione, il comune, pur a conoscenza dei rapporti dei nuovi soci con la criminalita' organizzata, non ha opposto le dovute cautele per impedire la prosecuzione del rapporto. La cava in questione e' stata oggetto di interventi di risanamento, di rilevante importo, affidati ad una ditta a seguito di gara pubblica. In relazione a tale vicenda, secondo quanto emerge dall'ordinanza di misura cautelare emessa dal Tribunale di Foggia il 29 giugno 2015, il predetto presidente delle due cooperative di servizi interessate all'assegnazione dell'appalto relativo ai servizi cimiteriali, arrestato il 30 giugno 2015, ha effettuato minacce finalizzate a bloccare i predetti lavori, per farli eseguire da una ditta diversa da quella che si era aggiudicato l'appalto.
Le vicende analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del Prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Monte Sant'Angelo, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che determinano lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare il risanamento dell'ente. Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Monte Sant'Angelo (Foggia), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Roma, 10 luglio 2015.

Il Ministro dell'interno: Alfano






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