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Ambiente. Taranto, inquinamento da idrocarburi elevato: per l'Arpa è colpa del meteo

Il rilevamento di PeaceLink sugli Ipa a Taranto
di Daniele Lo Cascio
TARANTO, 1 OTT. – Allarme e perplessità, a Taranto, sui nuovi dati relativi all’inquinamento da idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) nell’area del capoluogo jonico.
E’ di ieri una esternazione dell’Agenzia regionale per l’Ambiente pubblicata sul proprio profilo Facebook da Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink: «In data 18 settembre si sono registrate nell’area di Taranto condizioni meteoclimatiche avverse alla diluizione degli inquinanti, che hanno condotto ad un incremento dei valori di concentrazione degli inquinanti e, in particolare, del PM10 e degli odori, nelle prime ore del mattino (dalle 6 alle 11) in seguito alla riduzione dello spessore dello strato di rimescolamento».
Una conferma, in pratica, degli elevati valori di Ipa – sopra i 170 ng/m3 – rilevati nell’area tarantina il 18 settembre scorso dall’analizzatore di PeaceLink e da quello di Euthink. Si consideri che la media di Ipa – sostanze cancerogene e genotossiche – rilevata al quartiere Tamburi nel 2010 si attestava sui 20 ng/m3: un valore appena tollerabile, ma di certo inusitato per un ambiente che si voglia considerare salubre. La foto che pubblichiamo, d’altronde, non lasciava spazio a equivoci.
La dichiarazione dell’Arpa nulla dice sull’origine degli Ipa, ma si limita a considerare un «mancato dissolvimento per condizioni meteorologiche avverse», come se l’inquinamento a Taranto rientrasse in una sorta di ecosistema ormai assodato e da sopportare.





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