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Economia. Le Città dell’Olio contro l'Ue: «La decisione sull’olio tunisino penalizza i produttori italiani»

Benedetto Miscioscia
di Vittorio Massaro 
ANDRIA, 1 OTT. - «Va bene la solidarietà con la Tunisia, ma ai nostri produttori non possono restare le briciole».
Il vicepresidente dell’associazione nazionale “Città dell’Olio” e consigliere delegato alle Politiche agricole della Città di Andria, Benedetto Miscioscia, interviene a gambatesa sulla decisione dell’Unione Europea di aumentare la quota d'importazione di olio extravergine senza dazio dalla Tunisia.
«E' tempo – osserva Miscioscia - di un serio approfondimento sul futuro dell’olivicoltura italiana, considerati i colpevoli ritardi registrati negli ultimi anni da parte dei nostri Governi per la mancata approvazione di un serio Piano olivicolo». Il vicepresidente delle Città dell'Olio ricorda che i nostri produttori olivicoli «sono penalizzati da una parte dalla concorrenza sleale di aziende commerciali e confezionatori senza scrupoli, dalle frodi e dalle sofisticazioni e dall’altra dalla decisione capestro dell’Ue e del Governo italiano di destinare meno risorse per gli aiuti al nostro settore olivicolo agonizzante. Eppure, si tratta di un settore che rappresenta un comparto vitale nel nostro paese sia sotto il profilo economico che sociale ed occupazionale».
Il problema vero, secondo il numero 2 dell'associazione, non è tanto la necessaria compensazione del fabbisogno (l’Italia consuma circa 600 mila tonnellate di olio extravergine, ma la produzione, quando va benissimo, non supera le 400 mila tonnellate), quanto la necessità di «un rilancio delle eccellenti produzioni olearie locali e varietali attraverso una seria campagna di promozione e valorizzazione». Occorre, ribadisce Miscioscia, «mettere in campo politiche che tendano a rafforzare la filiera olearia puntando sulla qualità coniugata con la cultura del territorio, i suoi paesaggi e l’enogastronomia, per la quale si continua a fare poco».
Sferzante la chiosa: «Non sarà certamente l’olio tunisino o quello spagnolo a spaventarci, ma la nostra scarsa capacità di saper mettere in campo iniziative mirate a far apprezzare sempre di più il vero olio “Made in Italy” con i suoi profumi, i suoi sapori, diversamente dalle comuni miscele commerciali che di olio hanno solo il nome».





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